Faccia a faccia con Claudio Paglieri

lultima-cena-del-commissario-luciani-di-claud-L-qT7dy6Fresco vincitore del Premio Nebbiagialla con “L’enigma di Leonardo” e già in uscita con un nuovo libro, ci dai qualche anticipazione?
Il nuovo libro uscirà il 21 ottobre, si intitola “L’ultima cena del commissario Luciani”. Il titolo gioca sul libro precedente, che ruotava intorno a un misterioso disegno di Leonardo da Vinci, in realtà qui l’argomento principale sarà il cibo. Il co-protagonista, insieme al commissario, è Dario Dolci, critico gastronomico di un programma tv simile a Masterchef (che io seguo religiosamente e amo molto). Luciani dovrà proteggerlo da anonime minacce di morte, indagando sul suo entourage familiare (una moglie giovane, un autista macho) , sui ristoratori che ha stroncato nelle sue rubriche, sui concorrenti del programma

Siamo abituati a investigatori, commissari e poliziotti che tra una pagina e l’altra si lasciano andare ai piaceri della tavola, come se il connubio giallo/cibo fosse ormai imprescindibile, tu invece hai creato un personaggio che ha un rapporto decisamente problematico con il cibo. Come mai?
Il mio commissario anoressico nasce proprio in opposizione a detective e investigatori gourmet, alla Pepe Carvalho, che sono divertenti ma secondo me un po’ lontani dalla realtà. Con quello che guadagnano, i veri invesigatori non potrebbero mai permettersi bottiglie da collezione né cene in grandi ristoranti. A meno che non siano corrotti, e questo non vale certo per Luciani. Il gioco dell’Ultima cena è vedere Luciani alle prese col cibo, in ambienti che detesta

Il giallo/noir , una volta considerato lettura di serie B, è diventato negli ultimi anni il genere più amato. Tutti lo leggono e lo amano, specialmente le donne. Che spiegazione ti dai?
I gialli sono sempre stati una lettura molto popolare, perché intrattengono facilmente. Da qualche anno sono più curati, nella scrittura e nelle trame, ma forse è anche calato il numero dei lettori forti, che non avevano paura di cimentarsi con libri più “difficili” (che peraltro gli editori pubblicano sempre meno). Intendo dire che è difficile trovare nelle classifiche autentici capolavori, ricordo che Il nome della rosa dominò le classifiche per un paio d’anni e mi chiedo se oggi un libro così riuscirebbe a farsi strada tra le ricette di Benedetta Parodi, Peppa Pig e I libri maledetti della setta dei monaci trappisti
Nella tua produzione hai spaziato in vari generi, come sei approdato al giallo? E quali sono secondo te le caratteristiche di un buon giallista?
Sono approdato al giallo perché volevo denunciare la corruzione nel mondo del calcio, ma ho pensato che se avessi scritto un saggio o un pamphlet non lo avrebbe letto nessuno. Così ho inserito le mie considerazioni in una trama noir, “Domenica nera”, e mi pare che abbia funzionato. Quanto alle caratteristiche di un buon giallista non saprei, ognuno ha le sue, credo sia importante essere onesti con il lettore e non risparmiarsi mai, ma questo vale per qualunque mestiere

Genova, con il suo porto e i caruggi è la città ideale per l’ambientazione di gialli o noir?
Genova è bellissima, è una città in bianco e nero, o se preferisci in azzurro e grigio. Due dimensioni sulle quali si può giocare con successo. Per quanto mi riguarda non ho una visione romantica dei caruggi come luogo dove tutto è concesso, preferirei vederli puliti e in ordine come quelli dei centri storici di altre città, specialmente estere

Da lettore e da autore, cosa pensi degli ebook che in Italia stentano a decollare?
Gli ebook sono una grande opportunità, specialmente per gli autori, di guadagnare un po’ di più. Ma se i lettori sono restii a usarli, non possiamo costringerli. Io stesso, pur leggendo anche ebook, continuo ad acquistare libri cartacei, mi piacciono di più e mi danno più soddisfazione tattile

Rimanendo in ambito letterario o editoriale, hai la possibilità di un “mugugno libero”.
Di che cosa ” mugugneresti”?
Non mi va di mugugnare su nulla. Sono circondato da mugugni e sto cercando di disintossicarmi, il mugugno è peggio del fumo passivo

Che rapporto hai con la tecnologia e i social network, dato che invece il tuo personaggio sembra molto restio e diffidente a usarli?
La tecnologia la uso più di quanto vorrei. Credo che sia sopravvalutata rispetto alla meccanica. I social network li uso, ma spesso rimango deluso dalla quantità di rabbia e frustrazione che la gente riversa in rete. Mi mancano i miei amici di una volta, quelli che vedevo in carne e ossa o che sentivo al telefono o per bere un Maragarita e che ora mi chiedono che animale sono o se voglio giocare a candy crush saga

Per chiudere, consigliaci 3 libri.
Come sempre “Madre notte” di Kurt Vonnegut, poi “Stoner” di Williams e “La vita davanti a sé” di Romain Gary

Cristina Aicardi

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