Femminicidio – Pascal Engman



Pascal Engman
Femminicidio
Salani
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Vanessa Frank è una detective di Stoccolma. Il caso che ha di fronte è un chiaro femminicidio: la giovane Emelie è stata uccisa dal marito violento. Durante un permesso di uscita dal carcere l’uomo ha commesso il delitto per vendicarsi della donna che voleva lasciarlo. Le prove sono schiaccianti e non sembrano esserci dubbi. E invece Jasmina, che lavora nella redazione di un giornale locale, le confida un’altra verità che scagiona l’uomo dall’accusa di omicidio perché in quelle ore stava commettendo un altro reato, non meno odioso. Il caso si complica e la lista di donne coinvolte in violenze e omicidi si allunga. Chi è il vero colpevole e qual è la ragione che lo muove? Vanessa con il collega Ove e la collaborazione dell’amico Nicolas dovrà fermare il pericoloso assassino, ma la caccia sarà lunga e lunga sarà la scia di morti.

Il thriller ha un ritmo serrato che tiene il lettore incollato alle pagine, in attesa di conoscere i nuovi sviluppi. I tratti psicologici del colpevole e le sue intenzioni sono svelati con il contagocce, poco alla volta, creando la necessaria suspense. Tutti i personaggi hanno una caratterizzazione precisa, vivida che li rende subito familiari al lettore. Vanessa è una donna dall’esistenza complicata con lutti e dolori mai sopiti, amori sbagliati, ma una gran passione per il proprio lavoro. Nicolas è un cane sciolto, in cerca della propria identità, in perenne fuga dal proprio passato e da un futuro incerto. Coinvolgente è poi il ritratto di Borje ed Eva i due senzatetto, rappresentanti di un mondo sommerso, dimenticato, ignorato, bistrattato. E poi troviamo Emelie, Jasmina, Rakel emblema di tutte le donne vittime di violenza. Violenza che assume mille forme diverse ma in fondo sempre eguali. Che avvenga in famiglia o da uno sconosciuto l’idea di base è sempre la stessa: la prevaricazione dell’uomo sulla donna, il non accettarne la libertà di scelta e di azione, il desiderio di dominio assoluto dell’uno sull’altra. I toni del racconto sono talvolta crudi e suscitano la giusta indignazione del lettore, lo rendono partecipe delle sofferenze delle vittime. E così la caccia di Vanessa diventa la caccia di chi sta leggendo e vuole fermare l’assurda catena di delitti. Le motivazioni del colpevole sono esasperate, eccessive, come spesso accade nei thriller. Quel che invece è reale, tanto da assomigliare a fatti di cronaca, è l’atteggiamento di Karim o di Oscar. Piccolo delinquente l’uno e famoso presentatore televisivo l’altro, ma entrambi dominati dall’idea che la donna sia un oggetto a loro totale disposizione. Non conta lo stato sociale, la provenienza, l’istruzione. È un delirio che taglia trasversalmente tutta la società e che è difficile da sradicare e da combattere perché spesso avviene nell’indifferenza e nel silenzio.

E anche un thriller, oltre che intrattenere, può offrire un utile spunto di riflessione.

Cristina Bruno

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