Daniele Amitrano
Figli dello stesso fango
13 LAB
“NON IMPORTA SE NON RIESCI A PARLARE, A ME BASTA ASCOLTARE UN TUO SILENZIO”.
Una telefonata misteriosa annuncia ad Andrea una morte di overdose.
Lui, un giovane e affermato giornalista residente a Milano, decide di tornare nel suo paese dopo circa dieci anni.
Il ritorno nella casa dove ha vissuto la sua adolescenza lo fa affondare nell’oscurità del tempo passato e rivivere eventi quasi del tutto dimenticati. Il percorso nel ricordo lo riporta alla fine degli anni novanta.
Nel suo flashback ripercorre varie tappe fondamentali: il dramma della malattia del fratello Maurizio, affetto da schizofrenia; il primo amoretradito; la sua comitiva di un tempo: la Fossa; la ricerca di una via d’uscita dalla monotonia della piccola realtà di provincia e il fascino dei ragazzi più grandi che appaiono imbattibili e rispettati da tutti; la ricerca del prestigio sociale attraverso falsi miti generazionali, come la droga e la violenza; le leggi non scritte del branco.
La cecità delle istituzioni e la disattenzione familiare acuiscono ancor di più la precarietà emotiva e psicologica dei protagonisti del romanzo.
E’ un periodo di ribellione e di assoluta sete di libertà che induce il protagonista e i suoi amici a un escalation di eventi che li condurrà sull’orlo del baratro. Qualcuno cadrà, qualcuno riuscirà a restare in piedi. Quando Andrea
scopre che è uno dei suoi carissimi amici ad aver perso la vita, inizia la sua personalissima indagine. Sa che qualcosa del passato è legato a quella tragica morte. Incontrando gli amici d’infanzia, il giornalista scopre che la droga è sempre il filo conduttore degli eventi ma non è la sola protagonista che porterà all’epilogo inaspettato e drammatico.