I finalisti del premio Scerbanenco 2016: intervista a Bruno Morchio

download-1Bruno e Genova. Che rapporto hai con la tua città?
Potrei definirlo in tanti modi: viscerale, profondo, ambivalente (come tutti i rapporti davvero significativi). Certo è che di lei posso fare a meno solo per brevi periodi, e solo sapendo di ritrovarla.

E’ lo stesso rapporto che lega Bacci ai suoi caruggi? Quella Genova che per citare De Andrè cominci a rimpiangere dopo che te sei andato..
Per me, come per Bacci, non è proprio così: in realtà questa città me la godo quando ci sono dentr, quando cammino per i suoi carruggi, percorro le sue Riviere, salgo sulle alture, la osservo dal mare. Il rimpianto e la nostalgia (Ma se ghe pensu) valgono perciò che si è perduto, e non è per me il caso di Genova.
Cosa le manca , nel caso le mancasse qualcosa, per essere la Marsiglia nostrana del noir?
È molto meglio di Marsiglia, dove sono stati costruiti i quartieri nord e tirati su muri. Qui da noi il mondo occupa il centro storico, la città vecchia, e si mescola con gli indigeni. Anche perché questa è una città che è stata governata a lungo dalla sinistra (e lo è tuttora).

Come è nato Bacci?
Figlio di buone letture di grandi Maestri (Chandler, Montalbán, Izzo) e di una conoscenza maturata in tanti anni delle caratteristiche della sua città, della sua storia, dei suoi vizi e delle sue virtù.
L’hai già ferito gravemente, hai mai pensato di farlo fuori?
Nemmeno per sogno.

Sono le storie che si adattano a Bacci o è il contrario?
Le storie nascono come drammi, nodi intricati di relazioni che qualcuno deve indagare. Resto convinto che alla letteratura spetta un ruolo non solo di intrattenimento, ma anche di conoscenza. Scrivere è anche investigare.

Come è nata la tua passione per la scrittura?
Dalla mia seconda analisi, oltre che dai miei primi studi universitari (laurea in lettere moderne). Quello che mi ha catturato è il grande senso di libertà procurato dallo scrivere storie.

Quando hai incontrato il noir per la prima volta?
Da ragazzo leggevo le inchieste del commissario Maigret, Conan Doyle e poi Poe. La scoperta del noir mediterraneo è arrivata più tardi, con la maturità.
La tua è stata una scelta (quella di scrivere noir)  o sono le storie noir che hanno scelto  te?
Ho scelto il noir perché fin dall’inizio avevo l’ambizione di pubblicare e ritenevo che un romanzo noir avesse più chance di essere accettato da un editore.

Bacci Pagano in finale a un premio letterario? Come commenterebbe la cosa?
Se non con indifferenza, con un certo disincanto. Bacci sa di essere un perdente, per quanto vanti un modesto successo. Tutto il contrario del suo autore che, di fronte alla possibilità di vincere un premio quale lo Scerbanenco, non può evitare di sudare.

Una domanda gioco che ho fatto a quasi tutti i finalisti:  Bacci Pagano ha la possibilità di incontrare un altro personaggio letterario contemporaneo , chi vorrebbe incontrare e perché, o meglio, chi tu gli faresti incontrare e perché.
Dopo avere incontrato un autore (Vázquez Montalbán ne Le cose che non ti ho detto), gli farei incontrare Philip Marlowe. Perché? Devo molto a Chandler, ho letto e riletto i suoi romanzi e rappresentano uno straordinario, inarrivabile modello di scrittura noir. Se poi intendi personaggi di autori viventi, credo che un incontro con due commissari, Soneri e Ricciardi, sarebbe davvero interessante e pieno di sorprese.

La recensione di Milanonera
http://www.milanonera.com/fragili-verita/

thI cinque finalisti, insieme al titolo più votato dai lettori, verranno presentati al Noir in Festival
il 13 dicembre alle ore 17
all’Anteo Spazio Cinema di Milano,
dove il 14 dicembre alle ore 21  verrà consegnato il Premio, opera dell´artista Andrea Ventura.

Cristina Aicardi

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