Gianni Mura in pillole

Gianni Mura famoso giornalista sportivo e grande esperto di cucina ha risposto alle domande in pillole di MilanoNera e a qualcuna in più…
Scrittore esordiente a 62 anni ha ambientato « Giallo su Giallo » (naturalmente un « giallo »), al Tour de France, ambiente che conosce bene perché da molti anni lo frequenta come cronista.

Come hai pensato di scrivere un libro ? l’idea ti era venuta solo di recente o avevi scritto anche altre cose?
Idea venuta nel 2005, notando molti più poliziotti (anche in borghese) intorno alle grandi corse a tappe. Non per cercare omicidi ma droghe. Sarebbe stato banale (e scavalcabile dalla cronaca) un giallo incentrato sul doping. Così ho pensato di ambientare “sul” Tour una storia gialla.
In precedenza avevo scritto una sessantina di prefazioni a libri altrui, sempre per schivare la possibilità di un libro mio. Al massimo, ho curato un’antologia breriana (Il principe della zolla, ed. Saggiatore, 1994).

E’ stato difficile pubblicarlo?
Non è stato difficile pubblicarlo, perché Carlo Feltrinelli mi aveva chiesto un libro 18 anni fa. In questi anni ho detto di no ad altri editori e, quando ho ritenuto di avere una storia da raccontare, gliel’ho detto. Due giorni dopo firmavo il contratto.

Stai scrivendo un nuovo libro? se no, hai intenzione di farlo?
Quanto al secondo libro, al momento non ci penso perché ho troppo da fare con lo sport. Ci penserò dal settembre 2008. Per ora, credo che manterrò la figura di Magrite e prevedo di rinunciare al ciclismo (forse anche allo sport in generale). Forse Magrite verrà in Italia, dove come e perché è tutto da decidere.

Il libro (di un altro) che avresti voluto scrivere e il libro (tuo) che NON avresti voluto scrivere
Se parliamo di gialli, uno qualsiasi di Simenon con Maigret oppure uno di Mc Bain (serie 87mo distretto). In assoluto, “I miserabili”, “I Malavoglia”, “Il deserto dei tartari”. Poi, avendo io scritto un libro solo mi sento dispensato dalla seconda risposta

Sei uno scrittore di genere o scrittore tout court, perché?
Sono un giornalista che ha scritto un libro solo e quindi non in grado di etichettarmi. Aspettiamo almeno che scriva il secondo.

Un sempreverde (libro) da tenere sul comodino, una canzone da ascoltare sempre, un film da riguardare.
Sul comodino “Il libro degli animali” di Fabio Tombari e il Meridiano con tutte le poesie di Alfonso Gatto.
La canzone “Generale” di Francesco De Gregori.
Il film “L’albero degli zoccoli” di Ermanno Olmi.

Si può vivere di sola scrittura oggi?
Non ci ho mai pensato, sinceramente non lo so. In fondo, fare il giornalista (meglio: scrivere costantemente su un giornale) equivale a vivere di sola scrittura. Ma credo che il senso della domanda riguardasse lo scrivere libri. In questo caso, mi sembra molto, molto difficile.

Favorevole o contrario alle scuole di scrittura creativa? Perchè?
Non so come funzionano, solo una volta ho parlato un paio d’ore alla scuola Holden di Torino. Così sui due piedi, sono portato a pensare che la creatività (nella scrittura o altrove) non si possa insegnare né apprendere. Si può, forse, affinare uno stile insegnando le cose da evitare, ma non ne sono sicuro.

ambretta sampietro

Potrebbero interessarti anche...