Piacenza, inverno, nebbia fitta. L’anziano commissario Pietro Gastaldi, mentre si fa i conti in tasca e comincia a pensare alla pensione e seppur in ferie si troverà suo malgrado coinvolto in un caso inquietante: tre ragazze sicuramente di origine africana e collegabili all’oscuro mondo della prostituzione vengono ritrovate all’America , una specie di penisola del fiume a valle di Mortizza, da Tagliaferri, un giovane e vigoroso barcaiolo, un meatore in servizio di controllo per la navigabilità del fiume dopo una piena del Po, che si precipita a sporgere denuncia.. Le tre donne sono state impiccate a un ontano che si erge in una sparuta isoletta. Quando Gastaldi e Babich, il più giovane tra i suoi uomini, accompagnati con un barchino dalla stesso Tagliaferri, raggiungeranno di volata il posto, scopriranno che una delle tre, giovanissima quasi una bambina, spasmodicamente aggrappata ai cadaveri delle altre è ancora viva e riusciranno a salvarla. La superstite verrà raccolta dall’ambulanza al molo di Mortizza e ricoverata in coma, in rianimazione all’ospedale di Piacenza.
Su suggerimento del commissario Gastaldi che cerca di scaricare i contatti con la burocrazia e il fragore della stampa, il grosso delle indagini affidate dalla questora e dal sostituto procuratore, dottoressa Rodighieri, al suo vicecommissario, il pallone gonfiato Nacchi, imboccheranno la pista del regolamento di conti fra bande che sfruttano la prostituzione. E la polizia ammantate le sue forze dal roboante nome di Operazione Babylon, si butterà a fare faraoniche retate per vuotare dal giro della prostituzione le zone cittadine più frequentate dai camionisti. Mentre invece Gastaldi che, viste le modalità e barbara atrocità dell’esecuzione, intravede un diverso movente a quella feroce e punitiva vendetta criminale e non è convinto che quella dell’ambiente della prostituzione sia la pista giusta, va avanti alla sua maniera coadiuvato dal bravo Babich che si è dimostrato valido ed efficace e da Monica Zurlini demone dell’informatica, utilissima per trovare nuove alternative.
Gastaldi che oltre che un brillante commissario è marito di una brillante prof. di lettere , padre di una figlia archeologa che per guadagnare di più fa l’accompagnatrice turistica di russi, suocero del Bonzo, mixerista jazz, e nonno del formidabile anzi geniale Ettore di anni cinque, interverrà la sera stessa allo spettacolo in un club musicale in cui i bravi musicisti sulla condanna e spinta emotiva della tragedia appena avvenuta riadatteranno la celebre e splendida canzone di Billie Holiday : Gli alberi del sud portano…” sui linciaggi degli afroamericani negli Stati Uniti del Sud, in «Gli alberi del Nord portano strani frutti». versione deformata di una canzone resa celebre da Billie Holiday. Versione deformata che rimbomberà in testa al commissario, incitandolo a seguire il suo intuito. E ad appurare se sono gli alberi del Norditalia a portare frutti grondanti di razzismo. Senza contare che, avendo colto uno di quei frutti che per fortuna respira ancora, forse riuscirà a scoprire come e perché . Purtroppo la superstite non può testimoniare, neppure quando finalmente uscita dal coma ricomincia a parlare, perché la sua lingua è sconosciuta, appartiene a un gruppo etnico ormai dato per estinto. Lei si sforza, forse vorrebbe e potrebbe dire qualcosa, farsi capire ma nessuno la capisce o almeno pare . Per il commissario Gastaldi , che per buona parte della sua lunga carriera è riuscito miracolosamente a evitare le inchieste più rischiose, non può moralmente stavolta evitare il fardello di cercare di offrire giustizia a quelle povera vittima sopravvissuta ai suoi aguzzini. E anche se Gastaldi come nonno vorrebbe stuzzicare la precoce intelligenza di Ettore il nipotino, coccolandolo con una routine fatta di frittate, documentari in televisione, chiacchiere sul lettone e prese all’asilo, e, in un nostalgico ideale, sogna di ristrutturare la baita di suo padre sulle Alpi e allontanarsi il più possibile dalla nebbia e della Pianura Padana, dovrà invece seguire il suo dovere e soprattutto la sua coscienza. Coscienza che lo coinvolgerà in quello che si rivela un insidioso rebus, nell’indagine più contorta e rischiosa della sua vita professionale, costringendolo ad affrontare le trappole e i trabocchetti di un “cosiddetto bel mondo” molto ammanigliato e peggiore di quello criminale. Un mondo basato sul denaro, il potere, in grado di maneggiare giudici e poliziotti, di abili manipolatori in grado di arrivare a minacciare, ricattare e comprare persino gli incorruttibili. Persone che pensano poter tutto, avere diritto a tutto e restare sempre impunite.
Prima volta con una trama gialla/noir ben azzeccata per Marco Bosonetto che del genere rispetta i vincoli, senza tuttavia rinunciare alla sua scrittura netta, precisa, affilata.
Un giallo con per protagonisti gli uomini ma sullo sfondo il grande fiume Po, unico tocco e ricordo di vera natura a scorrere tra le zone più industrializzate del pianeta.
Sullo sfondo giganteggia il possente scenario di Piacenza, i suoi splendidi monumenti, i suoi abitanti i suoi pregi, i suoi difetti locali e, non dimentichiamola quando c’è, perché meno di prima ma c’è ancora, la sua nebbia…
Imperdibile e da segnalare il gustoso particolare del fragoroso blocco dei camionisti in caccia dell’amore delle puttane fatte sloggiare con l’Operazione Babyolon con lo slogan” : “Voglio una donnaaaaaaa! Voglio una donnaaaa!” Gridato a squarciagola dai finestrini