I delitti dell’anatomista – Bruno Vitiello



Bruno Vitiello
I delitti dell’anatomista
Giunti
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Non capita tutti i giorni di avere sulla scena Leonardo, Michelangelo e Fracastoro, a indagare insieme su alcuni efferati delitti nella Firenze dei primi del Cinquecento. Storie romanzate che includono i singoli protagonisti si erano già sentite, però mai con una sinergia di personaggi illustri tanto coesa. E questo è riferito anche ai soggetti minori che ruotano nel raggio d’azione.

Esattamente è il dicembre 1505 e nel capoluogo toscano qualcuno uccide in modo crudele, anatomizzando i corpi attraverso la pratica della dissezione. Un omicida con un pericoloso disegno da realizzare, che si nasconde sotto un saio e porta una maschera sul viso, in modo che di lui si intravedano soltanto gli occhi. Che sono glaciali e azzurri: uno sguardo che mette paura. 

Niccolò Macchiavelli, Capo della Seconda Cancelleria, intuisce subito che il pazzo che semina la morte non sia estraneo a nozioni di anatomia. Deve essere un medico, oppure un artista. E di queste categorie a cui chiedere aiuto, nella florida Firenze, ce ne sono molte. In cui militano personaggi illustri.

Per questo chiama a raccolta Leonardo Da Vinci, il grande genio, ormai cinquantenne ma ancora forte e piacente; il giovane Michelangelo Buonarroti, artista eccelso che però non ha ancora raggiunto la fama; il medico Girolamo Fracastoro, giovane anch’esso, che studia i corpi in putrefazione per confutare la teoria che la carne morta crei le larve solo quando è esposta all’aria. E non spontaneamente, come invece si credeva in precedenza. «Diciamo che ho bisogno del vostro aiuto» esordì Machiavelli mellifluo. «E diciamo pure che, collaborando alla cattura di questo folle assassino, o di questo gruppo di malfattori, contribuirete a stornare ogni sospetto dalle vostre persone. Mi sembra un patto equo. O mi sbaglio?” 

Prima con diffidenza, anche perché tra di loro c’è parecchia rivalità, i due artisti e il medico iniziano la collaborazione e diventano le sentinelle delle forze preposte alle indagini. Che poi non sono altro che dei baldi giovani, dai nomi più o meno noti, alle dirette dipendenze del Machia (il soprannome di Machiavelli). 

Al di là dell’intreccio, che tiene alta la tensione e crea quel giusto grado d’inquietudine, è interessante leggere di come Bruno Vitiello riesca a rendere le descrizioni fisiche e caratteriali degli attori. Egli ha conseguito un dottorato di ricerca in Storia Moderna con una tesi su Michelangelo e la scienza anatomica. Padroneggia quindi la materia e scrive di cose che sa. Se anche si è preso qualche licenza (e per dovere di una storia romanzata, spesso accade), è stato talmente credibile e accurato da non dare ragione di dubitare.

Inizia così una caccia all’uomo per i vicoli di Firenze, dove imperversano i giorni di un carnevale particolarmente sentito dalla popolazione, nonostante le morti violente occorse. La gente si riversa in strada, in maschera, e così chi trama nell’ombra passa inosservato. Sino a quando, per le segrete di labirintici spazi isolati, non si tireranno le somme.

Come nella realtà, la soluzione va oltre ogni supposizione. La vendetta, adesso come cinquecento anni fa, rimane una costante. Sono passate le stagioni e le mode, però l’uomo è rimasto uguale a se stesso nei desideri e nell’istinto. 

I delitti dell’anatomista di Bruno Vitiello, edito da Giunti nel febbraio 2023 è un grande giallo storico. Originale e scritto da qualcuno che ha osato mettere una marcia in più nella narrazione. Consigliato a chi è fortunato, perché ancora lo deve leggere. 

Cristina Biolcati

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