Stefano Vicario, da poco il in libreria con Il re degli stracci, La nave di Teseo, presenterà il libro sabato 11 dicembre allle 18.30 al Teatro Filodrammatici.
Presentano Luca Crovi e Paola Jacobbi.
Entrata libera fino a esaurimento posti. È consigliata la prenotazione inviando una mail a reservation@noirfest.com,
indicando nome e cognome dei partecipanti e la data e l’evento per il
quale ci si intende prenotare.
Tutti gli eventi del Noir In Festival si svolgeranno in ottemperanza delle vigenti norme sanitarie.
Stefano Vicario, per un regista abituato da sempre a lavorare nel mondo dello spettacolo con chi ama stare “al centro della scena” questo romanzo può essere letto quasi come un contrappasso: da dove arriva l’idea di raccontare chi invece è abituato a stare “ai margini”, il mondo degli “invisibili”, degli “ultimi”?
L’idea m’è arrivata addosso da dietro, con una gran pacca sulla schiena da levare il fiato, proprio tra le scapole, mentre un giorno attraversavo Ponte Sisto, il ponte pedonale che collega Trastevere a Campo de’ Fiori. Mi sono girato di scatto pensando ad uno scherzo idiota e invece mi sono trovato davanti un barbone che mi guardava con occhi disperati, pieni di risentimento. Dietro di lui, per terra, una specie di cuccia fatta con dei cartoni e una vecchia coperta. Io, come tutti quelli che in quel momento attraversavano il ponte, c’ero passato davanti e neanche me n’ero accorto. Quello si è alzato e per l’angoscia di essere invisibile al mondo ha tirato un cazzotto al primo che capitava, cioè io. Poi si è ributtato giù nella sua cuccia, attaccandosi ad un cartone di Tavernello. Per un attimo m’è venuta voglia di pigliarlo a calci, ma solo per un attimo. Poi ho capito. E’ un dramma tremendo essere invisibile perché nessuno ti vuole vedere. Ma se ce la fai a reggere la sofferenza, può essere anche un grande potere. Il potere degli stracci. Che il protagonista del libro, Andrea, usa per arrivare alla verità su quello che accadde nella notte che cambiò la sua vita. Il potere dell’invisibilità che è negli occhi degli altri. Ecco l’idea.
Nell’addentrarsi in un mondo come quello degli “invisibili”, piuttosto diffidente, chiuso e forse anche per questo mediaticamente non molto raccontato, sono molteplici i rischi in cui si incorre: scadere nella retorica, risultare poco credibili. Tu come hai deciso di affrontare questo viaggio? Come ti sei preparato?
Ho parlato con dei senzatetto, ho fatto delle ricerche su internet, ho fatto tutte le cose che fanno di solito quelli che devono scrivere su temi e argomenti che non hanno vissuto personalmente. Ma soprattutto ho cercato di avvicinarmi con grande pudore ad un mondo fatto per lo più di patimenti, dai più banali come una giornata di pioggia che per un barbone è un dramma, ai più profondi come la solitudine, la mancanza d’amore, l’emarginazione assoluta. Senza la pretesa di dire la mia, soltanto raccontando una storia. Una storia fatta più di luce che di oscurità.
Dall’altra parte invece, come scrivi tu, c’è “un mondo a cui bisogna ricordare che non esiste il dolore e la disperazione, pena l’invisibilità”. Ecco, cosa vuole dire a questo mondo “Il re degli stracci”? Cos’ha da dire?
Il re degli stracci, Andrea, ex avvocato, ex benestante, ex piacione, ex tutto, alla fine scopre che tutto quello che gli sembrava necessario e indispensabile nel mondo di prima, nel mondo dei “normali”, adesso non gli servirebbe più, non saprebbe che farsene. La vita in strada gli ha insegnato cosa è importante e cosa no. E se potesse al mondo di prima urlerebbe guardami, abbi il coraggio, non ti voltare dall’altra parte, in questo mucchio di stracci potresti esserci tu, domani…
Passiamo ai personaggi: anche qui a funzionare è l’amalgama tra “primo piano” e “retrovie”. Nel senso che, al di là dei protagonisti, una volta esaurita la lettura sono anche e soprattutto i personaggi “di contorno” a lasciare il segno. Penso a Flora, a Lillo ma anche a Draga…
Sono convinto, da narratore, che sia molto importante circondare i protagonisti di compagni di strada memorabili, che non siano solo comparse ma personaggi che definiscano la temperatura emotiva della storia. E sono altrettanto convinto, da lettore, che sia un piacere che si rinnova ritrovarli nelle storie che seguiranno (spero), come è successo a me leggendo i racconti di Camilleri, Manzini, De Giovanni… E’ come ogni volta tornare in famiglia, una famiglia che conosci e che ami.
E a proposito di Flora, Draga, Anna: l’impronta delle donne in queste pagine è davvero molto profonda.
Mi piace scrivere delle donne. Le donne sono generalmente meglio degli uomini. Non solo nella mia storia, ma nella vita.
Nella nostra recensione abbiamo scritto che “Il re degli stracci” vive di sguardi. È lo sguardo di Andrea a catturare fin dall’inizio l’attenzione di Anna. È lo sguardo degli “invisibili” a proiettare una luce diversa sul mondo che li circonda, sulla società: il loro sguardo sulla vita. E a colpire è anche lo sguardo “particolare” su Roma, ritratta nei suoi angoli più nascosti: la città che vive sul Tevere, la Roma notturna…
Il re degli stracci sono gli occhi blu cobalto di Andrea, che diventano mare in tempesta quando le cose vanno male e cielo sereno quando la strada non ti morde l’anima… Sono gli occhi di Andrea, è il suo punto di vista che ci porta attraverso la storia. E Roma è una città straordinaria, che non smette di stupirti anche se pensi di conoscerla, anche se ci ha vissuto tutta la vita. Provate a scendere sugli argini del suo fiume, come fa Andrea, e a camminare, sempre avanti, oltre i muraglioni del Lungotevere…
E a proposito di sguardi, sembra quasi impossibile leggere “Il re degli stracci” senza riuscire a visualizzare le immagini descritte. Non a caso si parla già di una serie tv: da regista hai già in mente chi potrebbe meglio dare volto e voce ai tuoi personaggi? Se sì, chi?
Mi sono imposto di fare una cosa alla volta, Giulio. E fin qui è andata bene. Volevo scrivere una storia, e per scrivere una storia ci vuole un’idea. L’idea mi è venuta. Poi devi scrivere il libro, e per scrivere ci vuole tempo. Il tempo l’ho trovato. Poi una volta scritto il libro ci vuole un’editore che te lo prenda. Elisabetta Sgarbi e la Nave di Teseo mi hanno adottato. Meraviglioso, inaspettato. Adesso il libro c’è, ma non è finita, bisogna trovare i lettori. Senza lettori il libro vale quanto un rotolo di Scottex casa. I lettori stanno arrivando, e, come dicevo, una cosa alla volta… Intanto Palomar ha opzionato Il re degli stracci. Fantastico. Si farà, non si farà?… Forse è solo scaramanzia, ma intanto, una cosa alla volta…
Tornando invece alla saga, Andrea è già tornato a bussare alla porta di Stefano Vicario? È previsto un sequel? Nel caso quanto dovremo attendere?
Questo lo posso dire: sì ci sto già lavorando! Vedi qui ho messo il punto esclamativo perché è una cosa che mi entusiasma, senza riserve. Ora ci sto sopra part time, ma dopo Sanremo mi ci dedicherò a tempo pieno. E non vedo l’ora. Perché il re degli stracci è rimasto fermo nel vecchio vagone arenato sul binario morto sotto l’acquedotto, e guarda dalla mia parte, con i suoi occhi turchesi: allora?!…
Devo sbrigarmi, perché lui è uno che fermo non ci sa stare.
MilanoNera ringrazia Stefano Vicario, La nave di Teseo e il Noir in Festival per la disponibilità