I milanesi non esistono – Riccardo Besola, Andrea Ferrari, Francesco Gallone



Riccardo Besola, Andrea Ferrari, Francesco Gallone
I milanesi non esistono
Laurana
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Via Archimede si para sui vetri del furgone come un dipinto di Hopper all’imbrunire prematuro del pomeriggio milanese. Una solitudine triste, fatta di finestre composte, terribilmente borghesi, ingoia il furgone nero con il suo carico d’angoscia.

Bravi, bravi, bravi! Besola, Ferrari e Gallone si confermano un vero trio delle meraviglie per stile, linguaggio e idee narrative. Già con Operazione Madonnina e poi con I ragazzi dello Zoo di Milano i lettori si erano fatti una idea precisissima del loro talento e della loro originalità, adesso, con questa loro ultima fatica dal meraviglioso titolo I milanesi non esistono regalano una ulteriore ventata di freschezza e novità in una estate che si annuncia particolare per molti aspetti e sociali e climatici. 
Cosa succede a Milano? Fondamentalmente nulla se non fosse che oramai si vive nella società più tecnologica degli ultimi decenni, in un mondo dove tutto è collegato in rete e ognuno dipende per buona parte della sua giornata proprio da internet. Milano c’era anche due secoli fa, anzi anche dieci secoli fa, ma ora senza la tecnologia è come se non ci fosse più, e come se sparisse risucchiata da una dimensione offline nel senso vero del termine. Perché se non si è in linea, allora non si è neppure live e se non si è live allora non si esiste. E quindi vale tutto in una sorta di terra di mezzo dove delinquere, osare, strafare e farsi prendere dal panico sembra l’unico modo per rispondere alla nuova condizione. 
Ma come è successo? Chi ha portato la città e i suoi abitanti in questa sorta di realtà abbacinata e destabilizzante e come si può intervenire per ripristinare la linea e passare dalla non esistenza a una condizione di “normalità”? Dove normalità sta a indicare la società 2.0, quella dei millenium e della generazione zeta che ha finito per inglobare anche le generazioni precedenti e dettare le linee guida.

Non basta la strategia, ci vuole lo stratega, quindi saluto il numero Otto e do il cambio volante a Carlos Kaiser, il signore della truffa. Fate una ricerca sul suo conto quando torna la rete. Tre strofe dell’inno del Brasile e il gioco è fatto. Di brasiliano ho solo il nome, perché la prima volta che Carlos ha solcato il suolo italico, ero dalle parti di Pescara.

Ed ecco il deus ex machina della narrazione che gli autori individuano nella figura del Polpo e in una miriade di altri personaggi minori come Hacherinick (chi è stato ragazzo negli anni Settanta non potrà non capire la citazione), Otto, il Brasiliano. Tutti loro sono quel tocco di genialità e sottigliezza sapiente che forse non ci si aspetta in un giallo, ma che poi quando la si trova fa la vera differenza. Eppoi ovviamente c’è il linguaggio. Fresco, evocativo, colto, coinvolgente. 
Quasi tutte le scene di I milanesi non esistono fanno venire in mente la migliore tradizione cinematografica italiana della metà del Novecento ma con quel tocco di contemporaneità che affascina completamente chi legge. E sarebbe interessantissimo per i lettori sapere chi fisicamente dei tre scrive cosa all’interno dell’intera narrazione, ma ovviamente gli autori non ce lo diranno mai…e forse alla fine è meglio così!

Antonia del Sambro

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