I VALORI CHE CONTANO (AVREI PREFERITO NON SCOPRIRLI)
Quanti schiaffi, Malinconico. Li meriteresti tutti, perché anche questa volta sei riuscito a lasciare il segno. E non era facile. Perché finché si parla di lavoro, di amore ci si può spingere ovunque. Lì consacrare vale quanto dissacrare. Lì puoi divertirti, giocare con le nostre convinzioni, farci crollare ogni certezza. Puoi distruggere la realtà così come la vediamo noi lettori e ricostruirla in base al tuo particolare punto di vista. D’altronde ti si ama (e ti si detesta) proprio per questo. Però a tutto c’è un limite. Soprattutto quando si arrivano a toccare temi quali la malattia, la morte. Lì cadere è un attimo: bisogna fare molta attenzione. E io lì ti aspettavo non appena, tra le pagine de “I valori che contano (avrei preferito non scoprirli)” ho intuito a cosa saresti andato incontro. La diagnosi, il ricovero, l’operazione. La chemio. Forse si tradirà, mi dicevo: il suo cinismo di facciata finirà inesorabilmente per crollare davanti alla paura, al dolore. O forse si rivelerà fastidiosamente retorico (e per uno che ha fatto del politically uncorrect il suo marchio di fabbrica sarebbe ancor più grave).
Invece, devo ammettere, mi hai fregato. Proprio come dovrebbe fare uno stimato professionista del foro quale tu non sei (d’altronde lo riconosci anche tu). Sei riuscito a portarmi insieme a te dentro questo incubo senza farmelo percepire come tale. Sei riuscito a farmi sorridere delle tue paure, con le tue paure, che sono poi anche le mie, le nostre. Caro Malinconico, come non condividere quando dici che non ti importa cosa succederà al mondo dopo di te perché ti preoccupa più la tua fine che la sua? Vale anche per me e probabilmente, per quanto ammetterlo non faccia onore, un po’ tutti lo pensano. Sei pure riuscito a farmi riflettere (per non dire commuovere) ma a questo ormai, memore delle tue disavventure passate, sono abituato.
In trincea dopo un po’ il tumore diventa una faccenda politica, dici: “Il tuo dramma non riguarda solo te. E volete saperne un’altra? Ci vedo un senso nell’essere qui proprio adesso che ho paura. Mi piace l’idea che siamo in tanti nello stesso recinto e che possiamo farcela”. Tu, Aurelio, gli altri ricoverati: il vostro sarcasmo, la vostra positività. Quanta forza in quelle pagine, ancor di più se lette oggi ripensando a quello che gli ospedali hanno vissuto realmente nei mesi scorsi. E quanta forza serve anche nelle relazioni. Tra genitori e figli, tra colleghi. Tra coniugi, ex. Tra amanti. Tu lo sai bene, vero? Quante ne vedi, quante ne vivi anche questa volta. E pensare che tutto parte da una ragazzina che per fuggire dalla polizia si rifugia in casa tua. E alla fine, nonostante i rischi, nonostante la rabbia per quell’intrusione, decidi comunque di coprirla. Perché sei fatto così. Mannaggia Malinconico, quanti schiaffi che meriteresti. Ma come si fa a non volerti bene?
Diego De Silva sarà sul palco di Giallo di Sera a Ortona (Chieti) venerdì 17 luglio alle ore 19.30