Il boss è immortale – Massimo Nava ospite al NebbiaGialla



Massimo Nava
Il boss è immortale
Mondadori
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Chi non ha ancora visitato a Napoli la cappella Sansevero, un tempo Chiesa di Santa Maria della Pietà oggi sconsacrata e diventata uno straordinario museo del barocco  settecentesco, dopo la lettura di questo libro non vedrà l’ora di farlo.
Tutto, in questo luogo creato per volontà di Raimondo di Sangro, settimo principe di Sansevero, è bellezza, orrore e mistero. Il principe, letterato e geniale  inventore, fondatore della più importante loggia Massonica del Regno di Napoli, grande cultore di scienze alchemiche proibite dalla Chiesa, fu accusato di stregoneria e minacciato di Scomunica. Nel sotterraneo della cappella aveva il suo laboratorio segreto, in parte conservato. Qui si trovano  i sui capolavori di medico e occultista: due macabre meraviglie note come “Macchine anatomiche”: corpi umani, uno maschile e uno femminile, perfettamente intatti e completamente scorticati, nei quali sono visibili gli organi e l’intero apparato circolatorio. Sono in piedi, rigidi come se fossero pietrificati e il segreto della perfetta conservazione attraverso i secoli non  è mai stato svelato.
Nel romanzo tutto ha inizio con la visita del colonnello dei carabinieri Gianni Gagliano, capo della sezione addetta al recupero delle opere d’arte, al suo omologo francese Bernard Bastiani, ispettore capo dell’Interpol a Lione.
Il colonnello italiano deve coinvolgere Bastiani in un caso molto intricato e misterioso: la sottrazione dalla cappella Sansevero della macchina anatomica femminile, un oggetto di inestimabile valore non solo artistico.
Ma fosse tutto lì!
Davanti a un aperitivo servito senza stuzzichini, perché in Francia non si usa, il colonnello descrive il caso al collega arricchendolo con dettagli che lasciano attonito l’ispettore Bastiani, di origine italiana ma lontano mille miglia dalla cultura del nostro Sud imbevuta di religiosità, esoterismo e mistero.
Anzitutto, oltre alla sottrazione della macchina anatomica Gagliano deve occuparsi del rapimento di una studentessa dell’università Federico II di Napoli, Lisa Miller, figliastra di Anastasio Carullo, nobile spiantato e ultimo discendente della casata dei principi di Sansevero, consiglieri del Regno di Napoli.
Poi c’è la lettera sgrammaticata ma molto chiara, scritta da Tonino Chiarello, un piccolo camorrista senza storia, alla propria moglie, prima di cadere vittima di una strage dalla quale si salva fortunosamente solo la donna. Quella lettera spiega sostanzialmente le ragioni dell’eccidio collegandolo alla sottrazione della Macchina anatomica e lasciando intendere che si tratta di un furto su commissione.
Infine ci sono lavori di restauro nella cappella, mai commissionati da alcuno, con strani operai che si aggirano nella cripta.
L’ispettore Bastiani, da poco all’Interpol, si sente frustrato dal nuovo ruolo di cacciatore di beni artistici trafugati. Sentendo odore di quella criminalità feroce su cui investigava quando lavorava alla polizia criminale di Marsiglia, per quanto perplesso accetta di occuparsi dell’indagine che però si rivelerà oltremodo pericolosa perché a tirare i fili è un anziano boss della camorra.
Un thriller mozzafiato e molto insolito, che spazia dagli angusti vicoli di Napoli in cui non passa giorno senza che sul selciato venga sparso sangue, alla magnificenza della cappella Sansevero, scrigno di preziosi quanto misteriosi tesori, fra i quali, il celebre Cristo velato: l’imponente statua a grandezza naturale, scolpita in candido marmo di Carrara, coperta da un impalpabile sudario, anch’esso di marmo, trasparente come un velo di bisso, capolavoro di Giuseppe Sanmartino. A far compagnia al Cristo, altre statue allegoriche anch’esse velate. Il tutto, fra simboli massonici e misteriose scritte esoteriche occultate fra le decorazioni.
Non sarà facile per l‘ispettore francese abituato a combattere la criminalità marsigliese feroce sì, ma assolutamente pragmatica, del tutto priva di quella pseudo religiosità, curioso mix di esoterismo e superstizione, che caratterizza e talvolta governa le mafie di casa nostra: tutte, senza eccezione, e in primis la camorra.
Dunque, non sarà un gioco seguire le tracce della Macchina, ma il mistero intriga e l’ispettore francese scoprirà e farà scoprire ai lettori una Napoli magnifica e decadente, oscura e fiera dei propri inconfessabili segreti.
Un viaggio incredibile fra i vicoli partenopei, non troppo dissimili da quelli marsigliesi, ma anche un percorso a ostacoli fra macabre leggende del passato fino a una realtà talmente crudele da far rimpiangere quella oscura in cui Raimondo di Sangro, in pieno secolo dei Lumi, faceva sacrifici umani in nome della scienza.

L’appuntamento con Massimo Nava e Il boss è immortale è al NebbiaGialla Suzzara Noir Festival – 1/3 febbraio 2019 – Suzzara (Mn)
Qui tutte le info e il programma completo

Adele Marini

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