Culiacan, Sinaloa, Messico. Estate 2010. “La tristezza è un diritto umano? Se non lo è dovrebbe esserlo. Non capisco questo senso di vuoto, questa mancanza di ambizioni, questa sensazione di mancanza perché non ho qualcuno a cui dare la colpa di quanto accade.” Torna in scena l’insoddisfatto sbirro 43enne Edgard el zurdo (mancino) Mendieta, vive solo a casa del fratello, senza genitori moglie compagna, occhi belli tristi dolci espressivi, cicatrice sulla fronte. Lo chiamano, è stata trovata uccisa tra le erbacce una ballerina di lap dance, le hanno pure tagliato un capezzolo. Accidenti! La conosce, l’aveva incontrata, se ne era invaghito, un occhio verde l’altro color miele, è la dea brasiliana Mayra Cabral de Melo. E quasi nello stesso momento hanno sparato pure alla collega e coinquilina Yolanda Estrada. Cercate solo una storia di narcotraffico e trovate uno stile di nervosa umanità, leggendo il 63enne professor Elmer Mendoza (“Il cartello del pacifico”, La Nuova Frontiera 2012, pag. 311 euro 18, orig. 2010 “La prueba del acido”, trad. Pino Cacucci), in varie terza e prima che si intrecciano (con mio sfavore). Queens e Michelada.
Il cartello del pacifico
valerio calzolaio