Il caso Livius



Hansjörg Schneider
Il caso Livius
Casagrande
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Dopo la sua felice pubblicazione in italiano per i tipi di Casagrande, la massima casa editrice svizzera italiana, torna in circolazione anche per il piacere dei lettori italiani il sesto caso del commissario di Basilea, Peter Hunkeler. E, ancora una volta per me la piacevole sensazione di deja vu, di gradita rimpatriata con un vecchio amico.
Dimenticata la caldo umida estate di “Morte di una dottoressa”, stavolta ci troviamo in pienissima inverno, circondati da neve e ghiaccio che penalizzano la circolazione, in Alsazia e più precisamente il giorno di Capodanno dopo una notte di baldoria. Alle nove meno un quarto, suona malignamente il telefono, disturbando il riposo dei giusti e nella fattispecie quello del commissario Hunkeler. Dall’altra parte infatti la voce del caporale Lüdi lo informa che deve lasciare il calduccio del letto, alzarsi, affrontare il tempaccio e prendere servizio nonostante che durante la serata di San Silvestro abbia festeggiato, bevendo e ballando fino alle tre nell’Osteria di Zaessigue. Insomma deve interrompere per forza la sua strameritata settimana di vacanza nella sua bucolica casa rifugio alsaziana, con Hediwig, la sua ormai stracollaudata, affettuosa e avvolgente compagna, perché negli orti urbani alla periferia di Basilea, coltivati su territorio francese, un cittadino svizzero è stato ucciso con un colpo d’arma da fuoco in fronte e poi appeso a un trave con un gancio da macellaio conficcato nel mento. La vittima, Anton Livius, ora Anton Flükiger, è un pensionato, ultrasettantenne di origini prussiane ma naturalizzato svizzero, ex “contrabbandiere” dall’Alsazia di filetto di qualità in favore di amici e pochi più, consumatore di viagra e con ancora pretese di conquiste femminili.
Uno strano delitto che potrebbe avere diversi moventi secondo il nostro Hunkeler costretto suo malgrado a fare i conti con le pastoie burocratiche e “diplomatiche” di un’inchiesta transnazionale con le immancabili ripicche, gelosie e bastoni tra le ruote La polizia francese vorrebbe chiudere in fretta il caso e fare festa ma….
Negli orti urbani la situazione è incandescente per la dura e pericolosa faida in atto tra locatari. Gli orti dovrebbero rappresentare una specie di idilliaca società in miniatura, fatta di casette in legno e formata delle multiformi etnie residenti nel cantone di Basilea, ma in realtà i locatari mal sopportano le ferree regole di coabitazione e il loro malcoltento potrebbe essere sfociato in fatti di sangue. E ci sono stati scontri precisi anche tra la vittima, Livius/Flükiger, e i suoi vicini.
E non basta: Bardet, capo della polizia francese, ha nascosto a Hunkeler suo omologo svizzero strani tatuaggi nascosti sotto il braccio del morto che fanno pensare a un lontano passato nazista e certe ricerche più approfondite portano alla luce che l’uomo, dopo la guerra, si era rifugiato nell’Emmental. Seguendo le tracce del passato, bisogna spaziare per forza tra Francia, Svizzera e Germania, sconfinando e scalfendo il pudore di un mondo rurale arcaico riservato e fiero. Altre precise indicazioni conducono all’Alsazia e anche nel paesaggio calmo del bernese e ad alcuni bestiali eventi che sembrano collegati a un crimine di guerra.
Ma chi era poi davvero Anton Flükiger, quest’uomo schivo che piaceva molto alle donne, e che con le donne sapeva consolarsi sempre, però senza aprirsi con loro?
Si raffronta spesso Peter Hunkeler, protagonista dei romanzi polizieschi di Hansjörg Schneider, a  Barlach e Matthai, del grande Dürrenmatt. Tuttavia  Hunkeler,che  di tanto in tanto richiama la loro disinvolta spregiudicatezza, direi  faccia pensare di più a Studer di Fiedrich Glauser o magari a Maigret di Simenon, con la loro solida carica di buonsenso. In un paesaggio fiabesco dove la neve sembra rendere tutto immacolato, e dove il tempo è scandito da una birra e da un buon Armagnac in un’osteria di paese, il commissario Hunkeler, stanco e disincantato, si troverà suo malgrado a rivangare crudeli episodi delle ultime drammatiche settimane della Seconda guerra mondiale, in Alsazia, una regione in cui gli uomini sono stati costretti dalla Storia a cambiare troppe volte l’uniforme senza essere interpellati. Alla fine, una soluzione lineare, molto umana e  che si incastra perfettamente nel puzzle, scartando una a una le tante tessere inutili in una favolosa Alsazia da cartolina con le sue strade imbiancate e gelate dall’inverno.

Patrizia Debicke

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