Il cavaliere, la morte e il diavolo – Luigi De Pascalis



Luigi De Pascalis
Il cavaliere, la morte e il diavolo
La Lepre Edizioni
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Un libro come Il Cavaliere, la Morte e il Diavolo di De Pascalis riconcilia con la lettura e la letteratura. Sin dal titolo, che riprende la famosa incisione di Albrecht Dürer, cogliamo l’accurata e minuziosa documentazione storica alla base dell’opera, che vede come protagonista Benvenuto Cellini, nei panni di bombardiere-investigatore incaricato dal pontefice Clemente VII di una fondamentale e segreta missione in difesa della cristianità. Sono tempi oscuri e terribili quelli in cui l’artista fiorentino si trova a indagare, Roma sta per subire uno dei più nefasti saccheggi della sua millenaria storia: il 6 maggio 1527, infatti, le truppe imperiali di Carlo V, composte oltre che da spagnoli dai mercenari lanzichenecchi, entrano nell’Urbe, dando inizio a un saccheggio fatto di devastazioni, ferocia e terrore. In questo scenario infernale, Cellini col fidato compagno Mezzocavallo dovrà trovare un libro in nome del quale si uccide senza pietà e si è disposti a morire. Un misterioso individuo che si fa chiamare Bagatto sembra tessere le fila di una ragnatela che coinvolge pontefici, cardinali, comandanti, per scoprire il segreto del libro. 

La trama gialla fa da cornice a un’opera che, nella sua grandiosità, ricorda i grandi romanzi storici, da Manzoni a Eco. Per deliziare ulteriormente il lettore, le pagine contengono illustrazioni d’epoca che lo accompagnano nello scorrere degli avvenimenti.

L’Introduzione de Il Cavaliere, la Morte e il Diavolo ben ci spiega una peculiarità della letteratura, in questo caso del noir, che come le favole ha una funzione consolatoria, quella di dare un significato all’esistenza di fronte a un mondo in cui domina la cieca sopraffazione dei più forti a scapito dei più deboli, così infatti funziona il motore della storia. Questo romanzo ben rappresenta dunque la tragedia dell’homo homini lupus, in contrapposizione alla fiducia manzoniana nella Provvidenza; anche qui troviamo un Renzo e una Lucia, destinati a una fine tragica, quasi ad ammonimento della ferocia dell’esistenza di fronte all’ostinata fede dell’autore dei Promessi Sposi. Roma diventa anch’essa un personaggio – forse il Personaggio – del romanzo, l’opulenta capitale dell’impero romano, ormai diventata prostituta dell’avidità della Chiesa, subisce i giorni dell’oltraggio e dell’ apocalisse in questo saccheggio, in cui la ragione, già di per sé precaria, cede il posto all’ingordigia, alla lussuria, alla rabbia cieca e al sacrilegio, paradossalmente in nome di Dio. È cattolico infatti Carlo V, il sovrano che si illude di dominare il mondo, tronfio nel compiacimento di regnare ovunque tramonta il sole, sono cristiani i lanzichenecchi, benché seguaci di Lutero, ma il Dio che tutti affermano di onorare non impedisce loro di commettere una strage che De Pascalis ha rappresentato in una serie di affreschi di lugubre e cruenta bellezza. Simbolica è la scena in cui la soldataglia spagnola, accecata dalla bramosia di impadronirsi di ogni cosa sul proprio cammino e di distruggere tutto quanto rimane, ammira incantata il Parmigianino che dipinge un quadro. Il miracolo della Bellezza, dell’Arte, per un attimo ridona umanità e cuore a chi sembrava averli irrimediabilmente perduti.

In questo scenario, Benvenuto Cellini, artista oltre che investigatore, mantiene intatta la sua fragile umanità illuminato, come il Parmigianino, dalla fede molto più nell’arte che in quel Dio oltraggiato da chi dovrebbe rappresentarlo. Clemente VII, i vari cardinali, Pompeo Colonna, l’Orange e i tanti condottieri vengono portati sulla scena non nell’immobilità dei libri di storia, ma nella dinamica impetuosa e spesso irrazionale di anni e poteri confusi, in cui di fronte allo squallore e alla voracità della curia vaticana ben si comprende come è scaturita la protesta di Lutero.

In conclusione, occorre sottolineare che questo romanzo meriterebbe molte parole, osservazioni, riflessioni in più, perché è opera non di narrativa bensì di letteratura, come sin dall’introduzione il lettore potrà scoprire.

Donatella Brusati

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