Il commissario Botteghi e il Mago



Diego Collaveri
Il commissario Botteghi e il Mago
Fratelli Frilli Editore
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C’è un delitto, anzi tre. Ma a rendere particolarmente interessante «Il commissario Botteghi e il Mago» non è tanto l’indagine che ne consegue, quanto l’incrocio di storie, sogni ed epoche efficacemente congegnato da Diego Collaveri per il quarto capitolo della saga ambientata nella sua Livorno.
L’indagine sull’omicidio di un notaio porta a riscoprire la storia di Wetryk, un celebre mago vissuto all’inizio del secolo scorso. Conosciuto in tutto il mondo, ha misteriosamente lasciato le scene all’apice del successo e la gloria conquistata faticosamente si è persa nel tempo, anche a causa di un meschino soggetto che ne ha rubato il nome. Per arrivare all’assassino del notaio che stava lavorando proprio alla vendita di una villa appartenuta a Wetryk, Botteghi dovrà tornare nella Livorno del 1935 ed entrare nella mente dell’illusionista. Carpirne i trucchi si rivelerà fondamentale non solo per risolvere l’indagine di oggi ma anche per far luce sulle ragioni di quell’enigmatico ritiro dalle scene che tanto fece discutere a inizio secolo. Si scoprirà che, passano gli anni, ma a guidare decisioni e scelte di vita, giuste o sbagliate che siano, sono più o meno le stesse emozioni: l’amore, la gelosia, l’invidia, l’odio e altri sentimenti senza tempo che affondano le proprie radici nell’animo umano, là dove la magia si affievolisce e l’illusione si fa consapevolezza. Nel bene ma anche nel male.
Lo sa bene anche Botteghi che, come nelle precedenti avventure, anche in questa continua a trascinarsi dietro inquietudini e tormenti causati dalla perdita della moglie, un dolore che non è mai riuscito a superare fino in fondo e che riemerge ogni qualvolta si trovi davanti alla figlia con cui non ha più rapporti. E non per volontà del commissario. Ma forse anche in questo Wetryk potrebbe inaspettatamente insegnargli qualcosa.
Insomma, non solo la magia del giallo: Collaveri ne ricrea molte altre tra le pagine de «Il commissario Botteghi e il Mago». Al lettore il compito di decidere quale sia la più riuscita.

Giulio Oliani

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