Caduta e rinascita di una giovane giapponese, figlia di un boss della yakuza, adolescente senza rete e donna resa salda e forte dalle esperienze della vita. Il drago nel cuore arriva in Italia atteso come l’autobiografia destinata a svelare i segreti della temibile mafia giapponese. Ma la vita di Shoko Tendo, più che tra guerra di gang, affari loschi e regolamenti di conti, si dipana nella “normalità” di una gioventù bruciata comune a tanti adolescenti occidentali, tra droghe e vita dissoluta. Quello che Shoko Tendo racconta è un Giappone lontano dalle tradizioni e dal mito della terra del Sol Levante, è un paese occidentalizzato dove dura a morire è l’autorità del maschio e dove la donna-geisha-entreneuse è ridotta a oggetto, capriccio e sfogo di pulsioni represse degli uomini della yakuza. In un alternarsi di disperazione e speranza, Shoko Tendo, infatti, racconta un’umanità maschile misera e violenta (con le donne) di fronte a cui il leit motiv di Stieg Larsson (Uomini che odiano le donne) impallidisce. Qui è vita vera, un paese vero, e una storia vera come vero è l’impressionante tatuaggio che Shoko si farà dipingere su tutto il corpo e che ritrae una cortigiana dell’era Muromachi per una sorta di espiazione . Se la mafia e i meccanismi che la governano restano ampiamente sullo sfondo, quello che domina e brucia la scena è uno spaccato di realtà dolente, ma alla fine brilla la speranza e la forza, emblematica, di una donna.
Il drago nel cuore
Matteo Chiari