Doppio caso per l’ex investigatore ed ora collaboratore esterno di Scotland Yard Ash Anderson e la psicologa Alice McDonald nel terzo libro della serie che li vede protagonisti.
Mentre stanno indagando sul rapimento ed omicidio di alcuni bambini, una violenta tempesta si abbatte sulla costa facendo crollare un promontorio su cui sorgono alcune case e rivelando numerosi resti umani. Prima che tutto sparisca inghiottito dal mare, riescono a trovare una camera delle torture con le foto del prima e del dopo di numerose vittime sconosciute.
Mentre Ash si mette sulle tracce del serial killer, Alice continua a cercare il pedofilo, con la speranza di salvare l’ultimo bambino rapito.
Ancora una volta Stuart MacBride ne Il giardino dei delitti costruisce una trama durissima, in cui la violenza descritta viene mitigata dallo humor nero e dissacrante dell’autore, dai dialoghi taglienti e dalla lingua ricca di suoni onomatopeici che richiamano il fumetto.
I suoi personaggi sono sempre vividi e accuratamente costruiti. Ash Anderson è un uomo ferito, e non solo per la pallottola che ha preso nel piede e che lo costringe a usare il bastone, è un uomo ferito nel profondo in modo incurabile: sua figlia è stata rapita, torturata e uccisa e questo fa sì non solo che sappia esattamente cosa provino i parenti delle vittime, ma anche che accarezzi con un certo desiderio propositi di vendetta. Lui sa cosa si prova e non ha più nulla da perdere, quindi, perché no?
Alice è una psicologa criminale logorroica e apparentemente confusionaria, in grado di perdersi all’interno dei suoi stessi discorsi. Entrambi però sono tipi che non mollano mai, a costo di finire ,quasi letteralmente, a pezzi…
La città immaginaria di Oldcastle in cui la vicenda è ambientata è lo sfondo perfetto per questa storia di violenza: una città grigia, decadente, sporca e arrugginita.
Dietro la durezza della storia, nascoste nei dialoghi brillanti, e dentro i suoi personaggi e nella descrizione dei luoghi, MacBride non manca di inserire le tematiche sociali che gli stanno a cuore: violenza, emarginazione, parità di genere, lotta alla discriminazione, ruolo dei media. E poi nemmeno stavolta mancano le sue passioni, cibo e animali.
Il giardino dei delitti è l’ennesima conferma del talento di MacBride che ha il grande merito di non prendersi mai troppo sul serio e di sapersi anche prendere in giro come dimostra nel brano in cui un gruppo di lettura critica aspramente un libro con come protagonista una poliziotta lesbica, volgare e scurrile ( Roberta Steel della serie di Logan McRae ndr.).
Una storia coinvolgente che in alcuni punti paga però una traduzione non sempre accurata. Indubbiamente tradurre MacBride non deve essere semplice dato il largo uso che l’autore fa di espressioni colloquiali , di giochi di parole e gergo scozzese. Certo è che la traduzione letterale di alcun modi di dire dà luogo a frasi che in italiano non significano nulla o risultano talmente improbabili da essere ridicole.
Tanto per fare un esempio simile, diciamo che la traduzione letterale a volte manda to cards fortyeight il senso dell’intera frase.
Il giardino dei delitti – Stuart MacBride
Cristina Aicardi