Il Millian-Coliandro della TV per ora non mi convince

Le premesse erano delle migliori: Lucarelli (che appare completamente vestito di bianco in un cameo) e Rigosi alla sceneggiatura, i Manetti Bros alla regia, grande battage pubblicitario nei giorni precedenti. Tutti gli ingredienti giusti, insomma, per una serie poliziesca di successo.
Si comincia. Scene veloci, musica accattivante e zac, si viene catapultati in un poliziottesco anni settanta.
Ci sta, mi dico. In fondo, l’avevano sbandierato su tutti i giornali: “Coliandro non è il classico poliziotto politically correct delle fiction: gli sceneggiatori si sono battuti perché anche nella trasposizione televisiva l’ispettore mantenesse le sue caratteristiche originali”.
Le caratteristiche sono rispettate e, sinceramente, non mi dispiace trovarmi in un rifacimento di Milano Odia: la polizia non può sparare di Lenzi in cui il nostro Millian-Coliandro si muove (e si veste) come il John Travolta dell’epoca. Purtroppo le chicche indisponenti (perché di piccole perle d’ingenuità si tratta) non ci mettono troppo ad arrivare e mi guastano parzialmente la visione.
Chicca numero uno: il virus nel computer appare sotto forma di tanti teschietti colorati sul monitor. Dico io, va bene che l’importante è rendere l’idea, però quello che hanno mandato in onda sembrava davvero uno spot per bambini. E forse nemmeno, visto che gli adolescenti, in questo campo, sono molto più sgamati degli adulti. La domanda che mi sorge spontanea è: non avevano proprio nessuno (bastava acchiappare un qualsiasi studente d’informatica lì in via Mascarella) per farsi spiegare cos’è un virus informatico? Si sarebbero così risparmiati anche una brutta figura (magari lo studente gli avrebbe suggerito qualcosa di   più originale) riguardo la grande scena di hackeraggio: bypassare la password di Windows Xp. Momento di massima suspense…
Su questo, comunque, possiamo sorvolare; in fondo è fiction all’italiana: in CSI, per ingenuità del genere avrebbero licenziato in tronco gli sceneggiatori, da noi però ci sta. Hanno prodotto perfino due serie di RIS delitti imperfetti, figurarsi se non si può scusare qualche piccola svista da niente.
Chicca numero due: il killer-cattivo di turno porta sempre gli occhiali scuri (anche in piena notte), viaggia su un’auto nera, è mafioso (originale vero?),e, tanto per non uscire dal cliché, ha un forte accento siciliano. Non condivido ma prendo atto. E obbietto: se proprio ci voleva il siciliano perché almeno non metterci un attore che quel dialetto lo sapesse parlare?
Chicca numero tre. L’equazione che si vuol far passare è la seguente: Milliam-Coliandro=ispettore Callaghan. Lo si fa citando una marea di volte (troppe?) il personaggio interpretato da Eastwood. Si calca, in particolare, su un refrain che il protagonista ripete tutte le volte che può: quando un uomo con la pistola incontra un uomo con il fucile, l’uomo con la pistola è un uomo morto. Peccato che la battuta non sia di Callaghan ma del pistolero, interpretato sempre da Clint Eastwood, in Un pugno di dollari. Si saranno confusi.
La colonna sonora, invece, mi è piaciuta molto. Quasi per intero: non bastava Neffa come attore, dovevano proprio infilarci anche le sue canzoni… Ma qui si tratta di gusti personali.
Concludendo: la prima puntata Millian-Coliandro non mi ha convinto del tutto. Ma aspetto fiducioso le prossime puntate per ricredermi. (paolo roversi)

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