Lo spettro di Olaf Palme è ritornato.
È quasi Natale, e Stoccolma si apparecchia a mettere in moto l’annuale giostra dei buoni sentimenti ancor più zuccherosi dei tradizionali dolcetti al pan di zenzero. Alla collezione delle solite piccole cose non manca niente: dai maglioni con le renne, alle calze colorate da elfo, mentre nell’aria i canti degli zampognari fioccano più copiosi della neve.
Sotto all’apparente superficie di leggerezza di questa prima città c’è tuttavia una seconda realtà sotterranea e invisibile che preme come lava incandescente per scalfire la crosta del buonumore.
È un Regno di ombre che si muovono nei cunicoli tentacolari della metropolitana come un tempo i miserabili delle fogne parigine. Reietti dalla società come topi, si danno un nuovo ordine eleggendo persino un Re.
Ed è proprio dalla città sotterranea che, indifferente al calendario solare, esplode una nuova paura. La polizia è in subbuglio a causa del ritrovamento di ossa tumulate « mos teutonicus ». Il sospetto, e forse anche « il miraggio » è che i cunicoli della ragnatela intradermica si siano trasformati in contemporanee catacombe per celare misteriosi crimini, tra cui il pericolo concreto di un attentato dinamitardo.
Come se non bastasse, le reiterate minacce al ministro della giustizia svedese culminano in un rapimento dal possibile epilogo mortale che mette in allarme l’intera capitale.
Ad assumere la guida delle indagini sarà Mina Dabiri, la poliziotta ossessionata dai microbi, al fianco di Vincent Walder, il noto maestro mentalista esperto di programmazione neurolonguistica e raffinato numerologo.
Gli enigmi e i rompicapo matematici di cui è tuttavia esperto Vincent non riusciranno a fargli trovare agilmente il bandolo della matassa, passando attraverso simboli e conti alla rovescia criptati in cui lui stesso rischierà di scivolare.
Emblematica è proprio la figura della clessidra, due sfere nella cui strettoia si rischia di cadere come in un baratro teso tra due poli, il cielo e la terra, il bene e il male, la città visibile e quella sotterranea.
Mentre la parte più oscura di un medioevo barbarico sembra farsi largo nel presente con la minaccia di una nuova deriva ideologica, le sequenze matematiche daranno al maestro mentalista la chiave per trovare i responsabili che attentano all’ordine pubblico, al prezzo di cadere tuttavia lui stesso vittima delle proprie ossessioni.
In questo ultimo romanzo della trilogia scritta a quattro mani, la soglia apparentemente irraggiungibile delle mille pagine (scelta coraggiosa soprattutto per i lettori) è resa molto scorrevole da uno stile semplice e lineare, che a tratti rasenta però l’asettico.
La scarsa personalità nell’arte di creare mondi attraverso le immagini e l’accostamento delle parole è fortunatamente compensata dalla profonda conoscenza della parte numerologica che compone l’anima enigmatica del romanzo creando suggestioni almeno nei contenuti.
Anche la trama e gli snodi narrativi sono molto ben architettati, soprattutto nei colpi di scena finali che movimentano l’intera impalcatura. Pregio infine non indifferente, la riflessione politico e sociale sulla contemporaneità.
Personalmente, trovo che la penna della Läckberg risulti molto più incisiva quando si esprime in solitario. È come se la sfida del tandem avesse messo il freno a mano al suo stile impietoso e tagliente a favore di un crescendo di tensione creato solo a livello cerebrale. Tuttavia resta nel complesso un eccellente lavoro.