Dopo il grande successo internazionale di L’assassino è tra le righe, Janice Hallett torna in libreria con Il misterioso caso degli angeli di Alperton, sempre pubblicato da Einaudi. Amanda Bailey, giornalista che dopo una faticosa gavetta ha finalmente raggiunto la notorietà attraverso la pubblicazione di libri che ripercorrono omicidi celebri ma ancora pieni di misteri, si trova a indagare su quello che è stato interpretato dalla polizia come un delitto rituale: un suicidio di massa all’interno di una setta, nel vano tentativo di uccidere il figlio di due adepti, identificato come l’Anticristo. Ma l’intervento della madre ha consentito al neonato di salvarsi. Ora che il bambino sta per diventare maggiorenne, Amanda vorrebbe intervistarlo, cercando di imperniare il libro che scriverà su di lui. Le cose, però, si complicano e si fanno sempre più misteriose man mano che la giovane procede nella sua indagine, affiancata da un collega ambiguo e poco incline alla collaborazione.
Seguendo lo stile inaugurato nel suo primo libro, la Hallett costruisce un romanzo fatto di chat, di mail, di inserimenti di pagine tratte da altri libri (inventati dall’autrice e funzionali alla storia), riuscendo a generare un romanzo ‘in fieri’, cioè con un continuo cambiamento di prospettive, di soluzioni che si ribaltano da una pagina all’altra, di colpi di scena inaspettati e inusitati (come avviene nel finale). Si può discutere se quella della Hallett sia o meno un’originale opera di meta narrativa o un fantasioso espediente letterario per catturare il lettore, in ogni caso la storia funziona benissimo, tenendo avvinto chi legge senza momenti di pausa. Se in L’assassino è tra le righe prevaleva una caustica critica alla buona borghesia inglese, qui si insiste maggiormente sulla costruzione dell’enigma, benché la Hallett non tralasci di mettere in evidenza la competitività, spesso cinica, degli ambienti editoriali. Particolarmente riuscita è la figura di Ellie Cooper, assistente di Amanda che trascrive le sue interviste, inserendoci i suoi commenti e, in alcuni casi, le sue riflessioni, come avviene nel coro greco della tragedia, con la funzione di mediare tra i personaggi e chi assiste alla rappresentazione