Un attacco terroristico provocato da eccessi che mirano a una giustizia a tutti i costi? Cosa può diventare la giustizia quando la paura attanaglia gli animi?
Iniziando con umorismo, con voluta leggerezza descrittiva, Jan Gouillou ci immette nell’anticamera dei palazzi governativi, presentandoci quello che nelle dichiarazioni ufficiali viene definito: uno dei pericolo più gravi ai quali la Svezia sia mai andata incontro. Si voleva distruggere il palzetto dello sport, attentare alla regina… La versione è terrorismo ma…
Nel proseguo della narrazione con un salto di 5 mesi, Guillou addentrandosi in un percorso a più vie pur scontrandosi con una certa macchinosità delle indagini e nella conduzione degli interrogatori, stimola il lettore a seguire in contemporanea le vicende di un affastellato e potenziale gruppo terroristico arabo, dell’affannosa ricerca della verità di due giornalisti e di Ewa Tanguy, bella poliziotta di carriera, corretta, etica e combattiva moglie di un ex colonnello legionario. .
Ewa massima esperta in interrogatori viene promossa sovraintendente e spostata dall’incarico insoddisfacente di addetta ai reati tributari, ai servizi di sicurezza.
Il suo approccio avrà in parte successo, ma con lo spettro di Bin Laden e il clima di panico che inasprisce gli animi, lo scenario sta per mutare. La situazione precipita con l’arresto dell’intera redazione di una rivista culturale curda, che sfocia nella protesta generale dell’elite culturale del paese e la ribellione dei giovani.
Ewa Tanguy deve affrontate dubbi e incertezze. I nemico è dentro di noi? Sono i nostri incubi che rischiano di creare il mostro?
Non sbaglia. Il giorno del processo del sedicente gruppo terroristico, quattro terroristi veri entrano in un teatro di Stoccolma commettendo una strage per vendicare i fratelli innocenti.
Orrenda conclusione che ci schiaccia con la sua logica. Nessuna causa giustifica ingiustizie, fornendo solo armi per una bandiera di crudeltà.
Il nemico in noi
patrizia debicke