Il nodo Windsor – S. J.Bennett



S. J.Bennett
Il nodo Windsor
Mondadori
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Il nodo Windsor. Sua Maestà la regina indaga 
Il nodo Windsor, più noto come “nodo scappino” è un particolare modo di annodare la cravatta, che determina un nodo perfettamente triangolare e simmetrico. Ma “Il nodo Windsor” è anche il titolo del romanzo di S. J. (Sophia, J. non si riesce a sapere per cosa stia) Bennett, pubblicato nella collana Giallo Mondadori, traduzione letterale del titolo originale inglese “The Windsor knot”. E il riferimento al nodo scorsoio non è, ovviamente, casuale.
Un nodo come quello della cintura della vestaglia che stringe la gola di un giovane pianista russo, il cui cadavere, nudo, con indosso un paio di mutandine da donna e impiastricciato di rossetto, pende dalla maniglia di un armadio. Fin qui tutto secondo le regole del classico poliziesco. Ma è il luogo a rendere particolare la situazione: la stanza dove è stato ritrovato il morto è una di quelle del castello di Windsor, residenza della regina Elisabetta II. Non solo. Il pianista si era esibito la sera precedente in una serata organizzata dal principe Carlo, presente la regina, che aveva anche ballato col giovane e talentuoso musicista.
È evidente che le carte cominciano a ingarbugliarsi. Soprattutto quando si capisce che si tratta di una messinscena e non si tratta di suicidio fortuito legato a una particolare pratica di autoerotismo, bensì di omicidio. Nel castello della regina, a poche stanze di distanza da quelle dell’augusta sovrana, che si accinge a festeggiare il suo novantesimo compleanno, oltre che a ricevere ospiti da tutto il mondo, come Barack e Michelle Obama. Insomma, ci sono tutti gli elementi per far esplodere uno scandalo di dimensioni enormi, se la notizia dovesse arrivare ai famigerati tabloid inglesi, quindi bisogna indagare con cautela, mobilitando soprattutto i servizi segreti, visto il Paese di origine della vittima.
Parte una girandola di “stop and go”, false piste, personaggi strani che si sono ritrovati ospiti della regina, dubbi sulla capacità di controllo dei servizi di sicurezza, che porta gli investigatori a un’unica certezza: mettere sotto torchio la servitù per scoprire il traditore che si annida tra di loro, al servizio di una potenza straniera. Sua Maestà, un po’ per affetto nei confronti dei suoi collaboratori, un po’ per la passione che coltiva da oltre settant’anni per le investigazioni, decide che si sta seguendo una pista sbagliata. Con l’aiuto di una sua assistente, Rozie Oshodi, di origine nigeriana, che ha militato come ufficiale di artiglieria e poi ha lavorato in una banca, prima di approdare nel suo staff, avvia una indagine parallela, segretissima e quindi sconosciuta quasi a tutti, con la quale riesce, infine, a mettere le forze di polizia sulla strada giusta, senza che le stesse se ne accorgano. Il perché lo scoprirete leggendo. 
La Bennett riesce a dipanare la storia alternando giallo e spy story, noir e mondanità, cronaca e dettagli storici e geografici. Insieme con lo svolgersi della vicenda, mette in mostra la vita quotidiana di Elisabetta II, facendo conoscere aspetti ai più sconosciuti, intrecciandoli con una storia intrigante e con inaspettati colpi di scena. Il tutto immerso nel lento e flemmatico scorrere delle giornate di Windsor e del mondo che ruota intorno alla regina, riuscendo anche a spiegare il motivo di tanto affetto da parte degli inglesi per la loro sovrana, raccontando le sue passioni, il rapporto con il consorte Filippo, i suoi figli e l’esercito di persone destinate a occuparsi delle sue esigenze.
Ne viene fuori un ritratto affettuoso, ma vero. Nel quale si colgono anche le piccole manie, ma che restituisce una dimensione di grande umanità e di scaltrezza, vista la sua capacità di regnare da quasi settant’anni, superando crisi interne, familiari e internazionali, potendo sempre contare su una popolarità e un consenso personali elevatissimi.
Il manuale del bravo giornalista, e anche quello del bravo recensore, prevede che si usino pochi aggettivi, ma questo libro della Bennett è decisamente convincente e permette una piccola deviazione dalle regole, perché risulta, scorrevole, divertente, appassionante, ammiccante, arguto, ironico, incalzante, ritmato, intricato e avvincente. E basta così, perché esagerare non è nello stile di Elisabetta II e c’è il rischio che Sua Maestà ci sconfessi. 

Michele Marolla

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