Un libro debole scritto come se fosse una commedia, che tradisce i propositi di raccontare un paese complesso e composito come il Messico.
Ci si aspettava molto di piu’ da chi si definisce antropologa, concedendo il fatto che sia sufficiente una laurea in Antropologia per definirsi tali: il libro purtroppo non ha nulla di antropologico, nulla di giornalistico, nulla del diario di viaggio etnologico; pagine di pensieri in liberta’ di una ragazza italiana in viaggio turistico (e poco avventuroso) col suo fidanzato messicano presso localita’ e villaggi del centro-nord del Messico. Villaggi che ormai hanno comfort e standard turistici, certo non di lusso, chiaramente idonei a recepire viaggiatori internazionali. Non bastano sette ore di viaggio in autobus per essere esploratori o per sentirsi antropologi.
Purtroppo ancora una volta la letteratura (con la “l” rigorosamente minuscola in questo caso) eurocentrica perde l’occasione per raccontarci un meraviglioso e contradditorio Paese (in realta’ un sub continente), ricadendo nel classico errore di parlare di se’ stessa e di situazioni folkloristiche sul “buon selvaggio”. Anche per questo risulta pessima ed antipatica la linea antiamericana (nel senso della politica degli U.S.A.) presente in tutto il libro.
Compratelo e leggetelo, ma sappiate che con esso non andrete in Messico.