A firma di Alfredo Colitto, il novellatore medievale che ha saputo diventare di casa per tanti lettori intrigandoli con il puntale realismo della sua trama storica, Il Segreto del’Alchimista è uscito stavolta e a buona ragione, nella Collana dei Gialli Mondadori. Bentornato ad Alfredo, amico, raffinatissimo scrittore di fiction storica che da troppi anni mancava nelle librerie e ai suoi lettori. Colitto infatti per anni si è dedicato soprattutto alla sua seconda missione quella di traduttore. Dedicando le sue forze ai giganti della letteratura anglosassone e Don Winslow, Michael Connelly, James Ellroy. Ma anche parte del suo tempo all’insegnamento.
E oggi, nel 2022, fa risalire in scena il suo personaggio più amato, il grande medico Mondino dei Liuzzi, noto anche come Raimondino de’ Liucci, de’ Luzzi o de’ Lucci di cognome (Bologna, 1275 – Bologna, 1326), di origine fiorentina, fu un anatomista e accademico italiano, considerato da tutti l’ideatore della moderna anatomia. Intrigante personaggio di cui Colitto sfrutta la figura, misconosciuta persino nella sua città che gli ha dedicato appena una stradetta, per ideare una serie di indagini poliziesche (questo è il quarto romanzo della serie) in un’epoca che ignorava i moderni metodi di inchiesta. Indagini nelle quali trasforma il suo protagonista in un accorto detective medievale, sempre coinvolto in drammatiche avventure. E la Mondadori ha anche colto l’occasione per ripubblicare i primi tre volumi: la “colittiana trilogia bolognese” ovverosia: Cuore di ferro, I discepoli del fuoco e Il segreto dell’angelo.
Ma torniamo subito, è doveroso, a questo nuovo episodio di quella che ormai possiamo definire Saga: Il segreto dell’alchimista, con ancora una volta Mondino dei Liuzzi, medico anatomista stimato e affermato, che esercita la sua attività presso l’ Alma Studiourum di Bologna agli inizi del XIV secolo, l’età d’oro dell’Ateneo , l’epoca dell’“Università degli Studenti”, dello Studium, della più antica e rinomata università del mondo.
Bologna 10 settembre 1314, da giorni con la città avvolta da un’anormale settembrina cappa di calore, tutta la popolazione è in agitazione per una cometa che ormai da una settimana spunta in cielo, sopra la città, non appena cala il sole. Astrologi, filosofi, ciarlatani e religiosi non riescono ancora a pronunciarsi se quella cometa sia un presagio funesto o di buon auspicio, e la gente comune resta in trepida attesa del loro parere con il fiato sospeso e il cuore in gola. Li aspetta un felice futuro o il caos dell’ apocalisse?
Nel frattempo Mondino de’ Liuzzi, medico anatomista, docente e accademico, in veste scarlatta segno della sua facoltà, davanti a una commissione composta da quattro colleghi atti a giudicare la sue parole, sta per incominciare la sua lezione di anatomia presso l’aula dello studium. Ma, ancor prima di poter cominciare, viene bloccato dall’irruzione del nuovo Capitano del popolo, Pellaio dei Pellai appena nominato e proveniente da San Gimignano.
Un alchimista, tal Simone dei Rossi, è morto davanti alla chiesa di Sant’Antonino a pochi passi dallo studium ove Mondino tiene la sua lezione. E prima di morire ha detto solo: Mondino de’ Liuzzi. Un accusa? Una richiesta di aiuto? L’uomo, che era stato accoltellato allo stomaco con un coltello di piombo, è morto dopo aver tentato un’inutile fuga (per lento avvelenamento da piombo con ogni probabilità). Il fatto che il morto abbia fatto il suo nome rischia di trasformare Mondino de’ Liuzzi nel principale sospettato di omicidio, anche per l’odio viscerale di Pellai. Il nuovo capitano del popolo infatti, anche per ragioni personali, giudica immorali gli esperimenti anatomici praticati da Mondino sui cadaveri dei condannati a morte . Ciò nondimeno, pur voglioso di incriminarlo, dovrà accettare le realtà. Mondino nega ogni possibile legame. Lui è ben noto e stimato dal consiglio di Bologna. E poi non esistono prove che lo accusino…
Ciò nondimeno Pellai, mosso dal desiderio di rivalsa contro l’accademico, per i suoi studi sui cadaveri, vorrebbe incastrarlo. Ma Mondino, visto che in passato è già stato coinvolto in alcune indagini per misteriosi omicidi cittadini, contribuendo alla felice risoluzione dei casi, otterrà l’appoggio del Notaio Greppi del Consiglio cittadino, anche perché la mattina del giorno dopo, dentro il battistero di S. Pietro sono stati scoperti ben sette cadaveri, uomini e donne, pugnalati anche loro come Simone de’ Rossi durante la notte e lasciati a terra disposti a stella. Tutti hanno in fronte un tatuaggio che rappresenta una falce di luna. C’è un qualche motivo alchemico cabalistico che rimanda a quel cerimoniale? Visto che Mondino era sempre rimasto sorvegliato a vista in casa sua, verrà automaticamente scagionato dalla morte di Simone de’Rossi. Anzi, addirittura il Notaio Greppi, a nome del Consiglio, lo incaricherà di contribuire alle indagini, affiancando il riottoso Pellaio dei Pellai. Tuttavia nonostante il diretto coinvolgimento di più teste per sondare il mistero – con persino l’utile aiuto ( rigorosamente nascosto, Mondino non è persona facile) di Mina, la sua giovane e bella moglie disadatta a fare solo la donna di casa, e di suo figlio maggiore di primo letto Gabardino lo speziale, alleatisi per l’occasione per dare una mano – par quasi impossibile sbrogliare un mistero che anzi a ogni passo sembra farsi più fitto. Nel intrico d’indizi e di sospetti tutta Bologna verrà messa sottosopra. Una difficile indagine che in qualche modo finirà con coinvolgere inquirenti, prelati e politici. Quelle strane uccisioni potrebbero essere collegabili a riti esoterici, combinati con l’arrivo di una nefasta cometa? Ma perché, e poi come si pensa di agire? Insomma stavolta a Mondino non basterà più il suo favoloso e incredibile intuito. Anzi si troverà costretto a mettere a rischio la sua vita e gli diverrà necessario avvalersi di tutto l’appoggio della sua famiglia.
Un applauso ad Alfredo Colitto per il suo diciamo doppio regalo: intanto per la documentazione fondamentale per l’ ambientazione della storia che ci consente di muoverci agevolmente nello spazio e nel tempo, sentendoci addirittura parte del tessuto urbano e sociale della Bologna medioevale di allora, resa in parte cosmopolita dall’Università, e per l’enigma poliziesco con l’antico magister, in fase investigativa deduttivo-scientifico, in un epoca in cui invece, come ben sappiamo, la tenaglie arroventate della tortura erano il sistema più gettonato per condurre un’indagine.
Come già detto, Mondino de’ Liuzzi è una vera figura storica. Nel 1316 scrisse il suo Anothomia: un testo che sarà utilizzato da intere generazioni di studenti, ai quali egli si rivolge spiegando i tempi e i modi della dissezione autoptica.
Padre della moderna anatomia patologica, con i suoi studi portati avanti mediante la dissezione anatomica di cadaveri umani (pratica, all’epoca, molto contestata e considerata vicino alla blasfemia), fece fare enormi progressi allo studio della medicina anatomica e i suoi trattati divennero testi fondamentali di studio per i successivi due secoli.