Il teatro dei delitti – Marcello Simoni



Marcello Simoni
Il teatro dei delitti
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Marcello Simoni, il “Must” dei thriller storici, ritorna ai suoi lettori con un nuovo romanzo, il quinto per amor di precisione, che vede protagonista il suo Vitale Federici, sfortunato discendente dei Montefeltro, esiliato dalla sua terra d’origine, e già protagonista di altre avventure nell’Italia di fine settecento. E con lui torna il suo pupillo e allievo, Bernardo della Vipera, già al suo fianco in La taverna degli assassini, occhialuto e sveglio primogenito del conte, che contribuì all’allontanamento della flotta inglese da Livorno. Arrivati a Firenze dopo la brillante risoluzione del caso criminoso di “La taverna degli assassini”, il romanzo prende l’avvio dal celebre Teatro della Pergola e anche stavolta Vitale Federici e il suo pupillo verranno coinvolti in una misteriosa avventura.
Firenze, Carnevale del 1794. Nel Teatro della Pergola è in corso la prima rappresentazione del dramma in musica Le feste d’Iside ma, poco dopo l’inizio del primo atto, uno strepito riecheggia tra i palchetti degli spettatori mettendo in allerta Federici.  Lo strepito verrà presto seguito da un grido che risuonerà in sala, proveniente dalla seconda balconata e avrà il potere di provocare confusione tra gli spettatori interrompendo la rappresentazione.

Vitale Federici e il suo giovane discepolo Bernardo della Vipera, intenti a seguire lo spettacolo, ospiti nella loggia del granduca di Toscana, chiederanno licenza dal Granduca per andare a indagare sul posto accompagnati da uno degli uomini della sua scorta. Raggiunto il palchetto, Federici e il suo pupillo scopriranno che a gridare è stata la contessina Ludovica di Corvino, che assiste allo spettacolo carnevalesco in compagnia della madre. Superato l’imbarazzo dell’inatteso incontro – Federici perdutamente innamorato ha corteggiato la contessina ma il loro rapporto è stato interrotto sul nascere da una menzogna materna – riuscirà finalmente, dopo l’intervento di Francesco Checchi direttore del Teatro, a sapere da lei di essere stata testimone della barbara decapitazione in scena di una donna e di essere sicura di averla vista eseguire sotto un arco del fondale.

Avvertito il pubblico, accolti da un coro di fischi per una brevissima sospensione causata da un incidente imprevisto dopo la chiusura del sipario, Cecchi, Federici e i loro accompagnatori si troveranno davanti a loro, tra un telone e l’altro dello scenario, due corpi abbandonati sul pavimento. Il primo di un uomo con addosso un’armatura medievale. Il secondo, di una giovane donna con la testa staccata dal collo. Ma si scoprirà presto trattarsi di una finzione: i due cadaveri sono solo dei fantocci o meglio degli automi ovverosia macchine semoventi, come giocattoli azionati da una carica a molla. La contessina riconosce la sua vittima nell’automa decapitato, dunque palesemente si è voluto orchestrare una mostruosa messinscena. Ma qual è lo scopo e quali diabolici intenti cela questa complessa e articolata organizzazione? E ohimè, alla luce dei candelabri sul pavimento, risalta una larga macchia di sangue…

Quindi non si tratterebbe di una scenografia. Ma è vero sangue oppure ancora una finzione? Nell’incertezza il direttore Mastro Cecchi dà subito ordine di riprendere lo spettacolo, pur concedendo di malavoglia a Vitale Federici, che confida di poter risolvere il machiavello prima della fine del secondo atto, di muoversi ed esplorare con discrezione il retro del palcoscenico. Questi, dopo avere affidato al suo pupillo e alla scorta dalla guardia granducale il compito di chiedere ai vicini del palco della contessina se ci sono altri testimoni per la falsa decapitazione, dà il via a una minuziosa indagine.

Ma sappiamo tutti che il labirintico retro di un palcoscenico pare un mondo a sé, intasato da attrezzi, strane apparecchiature, casse per i costumi e governato da leggi molto speciali e che all’interno di un teatro, realtà e finzione sono destinate ad avvicendarsi, magari collegandosi in un subdolo e azzardato gioco di specchi. Un inganno ottico che presenterà una specie di fantasma nero dell’Opera in grado di trarre in inganno persino Vitale Federici. Un fantasma che gli offrirà la certezza di essere stato costretto a far parte di una misteriosa e pericolosa messinscena che rischia di metterlo fuori gioco. Una storia con tanti attori che si alternano e via via salgono e s’impadroniscono del centro del palco. Condiscendenti Altezze Granducali, altezzosi e prepotenti nobili fiorentini proprietari del Teatro, scenaristi, operai specializzati, orologiai, interpreti e contessine, cantanti e ballerine. Ma mentre alcuni recitano, altri attaccano, altri ancora mentono e rubano e i più crudeli, complottano e uccidono con disinvolta ferocia, senza mostrare alcuna pietà.

Vitale Federici si vedrà costretto a indagare su una catena di delitti all’apparenza inspiegabili. Con il suo creatore Marcello Simoni costretto a trovare una barocca e brillante soluzione finale settecentesca per la sua trama dominata da un’intrigante opera lirica, dei macabri omicidi e da un teatro pieno di inimmaginabili segreti. Un’ardita soluzione finale che pare voler far salire tutti i protagonisti sulla macchina del tempo e trasportarli fino ai celebri romanzi di Agatha Christie e prestare per un attimo a Federici la finale e risolutiva metodologia tanto cara a Hercule Poirot, per permettergli di sollevare l’astruso sipario che nasconde la verità. Illustrazioni parlanti, tutte per mano dell’autore, e come sempre deliziosamente tracciate che arricchiscono il libro e gli regalano indiscutibile pathos.

Note dell’Autore:

Il teatro della Pergola, naturalmente, esiste davvero. Fondato dall’Accademia degli Immobili nel 1657, fu uno dei primi edifici di questo genere a essere stato dotato dei caratteristici palchetti del teatro all’italiana. Inizialmente riservato alla corte, fu aperto dal 1718 al pubblico pagante. Rimaneggiato, ampliato e decorato a più riprese, nel 1789 arrivò a comprendere ben cinque ordini di palchi.

Anche Le feste d’Iside è un dramma in musica esistito realmente e mandato in scena per la prima volta proprio alla Pergola il 10 febbraio 1794, in occasione del Carnevale

Patrizia Debicke

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