Il mondo non è una bella favola da raccontare. Intervista a Antonio Lanzetta.

51H2r0473+L (1)Antonio Lanzetta ha scritto, oltre a Le colpe della notte, da poco in libreria per La Corte Editore, Il buio dentro e I figli del male, che compongono una trilogia legata alle figure dello Sciacallo e dei suoi amici Flavio e Stefano e ambientata nel paese di Castellaccio.
Buongiorno Antonio, ci racconti come ti è nata l’idea della serie dei romanzi dello Sciacallo?
Ciao! Desideravo scrivere una serie di romanzi thriller che non fossero thriller in senso stretto, che non ricorressero a figure di poliziotti problematici come protagonisti e che parlassero di persone comuni come me e te. Persone che cadono e si rialzano, che hanno la pelle marchiata da cicatrici e che imparano a reagire “a loro modo” alla vita e a tutta la merda che si porta dietro.

Tu sei salernitano e nel romanzo ogni tanto spuntano riferimenti a Salerno, ad Agropoli, a luoghi noti del Cilento. Cosa ti ha spinto a creare l’immaginario paese di Castellaccio, circondato da ombre e misteri, in un territorio comunemente percepito come rigoglioso e solare?
Ho pensato che il contrasto tra bene e male trovasse la sua massima espressione nella natura bucolica del Cilento. Se guardiamo a maestri del genere come Stephen King o Joe R. Lansdale, il Maine per il primo e il Texas orientale per il secondo diventano dei veri e propri protagonisti aggiunti alla storia. Ho studiato i loro romanzi con l’idea di riprodurre qualcosa che, almeno vagamente, avesse lo stesso effetto sui lettori.

Ho trovato molto interessanti e stimolanti i tuoi riferimenti folklorici sulla spiegazione della presenza del “male” nel paese. Come mai questa scelta?
 La mia seconda fonte di ispirazione, oltre alla cronaca nera, è la storia, le tradizioni popolari di cui è ricco il mio territorio. I contadini, i pastori, gli uomini di altri tempi guardavano con rispetto alla morte, la consideravano un’entità a sé e, fin fa bambino, sono sempre stato affascinato dai racconti fatti davanti a un camino. Ovviamente, anche le mie letture preferite influenzano la scrittura. Adoro Poe e Lovecraft, e nei miei libri cerco di riprodurre atmosfere tipiche del mondo gotico.

Leggendo i tuoi romanzi, si colgono echi di King e Carrisi, ma la declinazione delle vicende è assolutamente originale. Quali sono i tuoi scrittori di riferimento?
Stephen King sopra tutti, poi Poe, Lovecraft, Matheson, Lansdale, Agatha Christie. Adoro anche i romanzi di formazione, cerco di leggerli tutti e in generale, a parte i romanzi rosa, provo a leggere tutto ciò che mi capita per mano. È assolutamente impossibile immaginare di diventare un autore senza leggere. Credo per questo di essere prima un forte lettore e poi uno scrittore.

Mi è piaciuto moltissimo il Bildungsroman, la storia di formazione di Cristian, di questo fragile nerd che si sente diverso dai suoi coetanei e che invece si rivela un ragazzo coraggioso e dotato di impreviste risorse. Ci racconti come è nato questo bellissimo personaggio?
Ero dal barbiere e leggevo un articolo che criticava il mondo dei videogiochi. Il giornalista in questione (anche se sarebbe preferibile definirlo “giornalaio”) attaccava duramente il mondo dei gamers, ascrivendo alla dipendenza da alcuni giochi quelli che potevano essere episodi di cronaca nera che riguardavano i giovani. Questa cosa mi ha ispirato perché, oltre a pensarla in modo diametralmente opposto rispetto al giornalaio, credo che nei giovani di oggi esista una forza che gli adulti ignorano. Anche nei più fragili, come Cristian. Si deve solo schiacciare l’interruttore giusto e questa forza viene fuori.

26195893_10155286248865668_375802618232794057_nLa storia di Le colpe della notte è anche una storia struggente e toccante sul potere salvifico dell’amicizia. Che importanza può avere questo valore in un mondo così individualistico come quello attuale?
Forse l’amicizia viene prima di ogni cosa. Le persone vanno e vengono, entrano nella nostra vita, la attraversano spesso senza lasciare il segno. I veri amici invece restano per sempre e sono lì per te.

Nel romanzo Cristian afferma di aver imparato a odiare e questo pare essere il momento dell’ingresso nel mondo degli adulti. Potresti spiegarmi come mai gli hai messo in bocca quelle parole così dure?
Non credo che il mondo sia una bella favola da raccontare. Ci sono tante cose meravigliose per le quali la vita merita di essere vissuta, per carità, ma ci basta aprire la finestra e guardare verso l’orizzonte per capire che il cielo non è azzurro come sembra. Ci sono sfumature di nero e di grigio, e uno deve essere pronto a tutto, soprattutto a odiare.

Quali sono, secondo te, gli ingredienti indispensabili di un buon thriller?
Non credo esista una formula vincente, ma posso esprimere la mia opinione da lettore. Amo le storie in cui i personaggi sono tridimensionali, emergono dalle pagine con la loro personalità e ti restano attaccati addosso. Preferisco questo alle indagini, ai dettagli di criminologia e a tante schemi narrativi che non aggiungono, a mio avviso, nessuna impronta letteraria a un romanzo. I personaggi invece sono tutto. Il valore aggiunto che permette di innescare meccanismi empatici nei lettori.

La saga dello Sciacallo, cui ci siamo ormai affezionati, proseguirà?
Non lo so, tutto è possibile.

La domanda a cui avresti voluto rispondere?
Vediamo… che libri ci consigli? Visto che ho citato Lansdale, dovete assolutamente leggere La Sottile Linea Scura e In Fondo alla Palude, che sono due bombe nucleari. Poi, se vogliamo cambiare genere… La Strada di Cormac McCarthy: ho letto quel romanzo due volte e in entrambi i casi mi ha fatto stare male, toccando le corde del mio inconscio.

Grazie Antonio e auguri, tanti auguri, per il tuo percorso letterario.
MilanoNera ringrazia Antonio Lanzetta per la disponibilità.
Qui la nostra recensione a Le colpe della notte

Donatella Brusati

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