Racconto ciò che vedo. Intervista a Pino Imperatore.

418Gi2DlNqLMilanoNera ha avuto la gradita opportunità di chiacchierare un po’ con Pino Imperatore, attualmente in libreria con “Con tanto affetto ti ammazzerò, DeA Planeta.

Da dove nasce l’idea di unire un commissariato e il mondo investigativo allo scanzonato ambiente di una trattoria napoletana?Queste contiguità sono diffuse nell’intero territorio partenopeo: luoghi sacri accanto a luoghi profani, palazzi nobiliari circondati da case popolari, sedi delle istituzioni attorniate da posti conviviali. È così ovunque, in tutti i quartieri della città. Pensa: proprio di fronte all’ingresso laterale della Questura, in via Guantai Nuovi, c’è un cinema a luci rosse. Non ci credi? Vieni a verificare, ti accompagno io. E poi, vuoi mettere: a tavola, davanti a un bicchiere di vino e a un buon piatto tipico, si risolve ogni problema; anche il caso investigativo più difficile diventa di agevole soluzione.

La Napoli che si vive nei tuoi racconti è uno sfondo romantico a delle avventure viste con un occhio molto ironico. Quanto è reale e quanto rispecchia una tua visione o dei tuoi ricordi?
È reale al cento per cento, e i miei lettori napoletani lo possono certificare. Io non invento nulla; racconto ciò che vedo.

I tuoi romanzi sono molto divertenti da leggere, e mi piace immaginare, da lettrice, che ti sia altrettanto divertito nello scriverli. Come si innesta questa parte umoristica nel processo creativo di un tuo giallo?
Hai visto giusto: mi diverto da matti. Di solito la situazione ha uno sviluppo di questo tipo: mentre sto davanti al computer a scrivere un brano intriso di suspense e mistero, mi viene in mente un episodio ironico, lo lancio nella storia e comincio a ridere come uno scemo; preoccupati, i miei familiari accorrono dalle altre stanze per accertarsi delle mie condizioni di salute; io li ignoro e continuo a sghignazzare. Lo so: prima o poi mi rinchiuderanno in qualche clinica.

Sicuramente la forza della tua narrazione sta nella veracità dei tuoi personaggi. Quanto c’è di te in loro? Qualcuno ti rispecchia personalmente o ha acquisito dei lati particolari di te? A chi o cosa ti sei ispirato per renderli così reali?
In tutti i miei personaggi, compresi gli animali, c’è molto di me e molto dei miei amici, parenti e conoscenti, nonché delle tante persone sconosciute che incontro durante le mie peregrinazioni giornaliere. Attenta: un giorno anche tu finirai in un mio romanzo; e se ti riconoscerai e mi chiederai conferma, io negherò spudoratamente.

Qualcuno di loro pensi che sia sfuggito al tuo controllo e abbia iniziato vivere di vita propria?
Finora nessuno l’ha fatto, perché sono molto affezionati a me come io lo sono a loro. Se un giorno decidessero di andarsene, non mi opporrei e li lascerei liberi. Tanto, volendo, saprei dove cercarli: nel cuore e nella mente dei miei lettori.

A proposito di lettori, quali sono i sentimenti o le sensazioni che vorresti suscitare in loro? Pensi di esserci riuscito o magari hai ottenuto dei risultati che non immaginavi mentre scrivevi le avventure dell’ispettore Scapece?
Ciò che i lettori pensano e provano merita sempre il massimo rispetto. E io gioisco e mi commuovo ogni volta che mi raccontano le emozioni suscitate dalla lettura di un mio libro. Io sono un narratore bambino: mi stupisco e mi meraviglio davanti a ogni complimento, come se stessi scartocciando un regalo a lungo desiderato.

Da dove viene l’idea della Dionaea muscipula con biglietto “con tanto affetto ti ammazzerò”? Condividi la passione del protagonista per le piante grasse?
La Dionaea muscipula, detta anche Venere acchiappamosche, me la ficcò nella testa quel gran mattacchione del mio editor, Stefano Izzo, che prima della stesura del romanzo mi propose: “Visto che Scapece ama i vegetali di tal fatta, mettici anche questa pianta carnivora, se ti va”. Io ce l’ho messa, e ci ho attaccato sopra un biglietto adeguato.

Dopo aver finito “Aglio, olio e assassino” avevi già in mente una nuova avventura per il commissariato di Mergellina e la trattoria Parthenope, o l’ispirazione per “Con tanto affetto ti ammazzerò” è arrivata poi, in seguito a qualche episodio particolare?
La avevo già in mente, insieme a mille altre avventure della “squadra investigativa più divertente del giallo italiano”, come è stata definita.

Quindi potremo godere ancora in futuro della compagnia della famiglia Vitiello, di Scapece e del commissario Improta?
Mi auguro di sì. Anzi, sai ora cosa faccio? Li riunisco in assemblea e lascio decidere a loro. Tu non muoverti da qui, aspettami. Intrattieni il pubblico con qualche storiella simpatica. Io torno subito.

MilanoNera ringrazia Pino Imperatore per la disponibilità ,
Qui la nostra recensione a Con tanto affetto ti ammazzerò

Diana Perazzolo

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