Intervista a Pino Imperatore – Aglio, olio e assassino

download (1)MilanoNera ha avuto il piacere di porre qualche domanda a Pino Imperatore, attualmente nelle librerie con Aglio, olio e assassino ( Dea Planeta). 
Secondo una descrizione contenuta all’interno di “Aglio, olio e assassino”, “Napoli è la città più imprevedibile del pianeta”. Vuole spiegare ai lettori il senso di questa frase?

«Napoli è tutto e il contrario di tutto. È mutevole, cangiante, camaleontica, mai uguale a se stessa. È una città anarchica, che non ama essere ingabbiata negli stereotipi. Vive di colpi di scena e di continue metamorfosi».

Attraverso il racconto delle ricchezze artistiche, delle tradizioni sociali e del patrimonio gastronomico, Napoli è la vera protagonista di “Aglio, olio e assassino”. Utilizza qualche criterio particolare nella scelta dei luoghi della città dove ambientare i suoi romanzi?
«Mi lascio travolgere dalle ondate di emozioni e suggestioni che la città incessantemente scatena. In generale, non ho la necessità di inventare: le storie, le ambientazioni, i personaggi sono già lì, a portata di mano; devo solo sforzarmi di produrre una narrazione aderente al vero, a ciò che avviene intorno a me».

Napoli ha avuto negli ultimi anni una vera e propria rinascita culturale che l’ha riportata alla ribalta per ragioni meritevoli e non per fatti di cronaca nera e giudiziaria. Cosa pensa di questo momento storico della città?
«Napoli è sempre stata una delle città più creative del mondo. In tutti i campi: dalla letteratura alla musica, dal cinema alle arti figurative, dal teatro alla televisione. A lungo l’opinione pubblica e i mass media hanno fatto finta di non accorgersi di questo dato di fatto, perché era più comodo limitarsi a descrivere l’anima nera della città. Negli ultimi anni la rappresentazione distorta (e falsa) della realtà partenopea ha iniziato a sgretolarsi. Oggi le eccellenze partenopee della cultura fanno più notizia degli episodi criminosi, e non posso che esserne contento».

“Aglio, olio e assassino” non è solo un giallo ma parla del male e dell’umanità: qual è il messaggio che intende mandare al lettore tramite la sua analisi?
«Faccio rispondere a uno dei protagonisti del mio romanzo, il commissario di polizia Carlo Improta, che in un dialogo con l’ispettore Gianni Scapece afferma: “Io in tanti anni di carriera ne ho viste e ne ho sentite tante. Eppure, anche quando ho avuto a che fare con delitti che in qualche modo avevano una giustificazione, un minimo di spiegazione logica, il male non l’ho accettato in nessun modo. Il male non dovrebbe far parte di questo mondo; è al di fuori di ogni sistema di valori”. Ecco, è questo il messaggio più importante che ho voluto lanciare ai lettori».

26165961_692352610960827_4752145457693484077_nNegli appunti in coda ad “Aglio, olio e assassino” racconta di un approccio alla scrittura piuttosto, mi passi il termine, tormentato. Vuole parlarci del processo dietro la creazione dei suoi romanzi?
«In Italia si legge sempre di meno anche per colpa dell’editoria a pagamento e di migliaia di libri-spazzatura pubblicati e messi in vendita ogni anno. La vera scrittura è un’altra cosa; è un atto di responsabilità dell’autore nei confronti di se stesso e dei lettori. Si tratta di fare una scelta. Se scrivo per hobby e conservo per me le cose che ho scritto, non faccio del male a nessuno. Se, al contrario, so che la mia opera verrà pubblicata e finirà, potenzialmente, sotto gli occhi e nella mente di migliaia di persone, devo stare attento a ciò che scrivo e a come lo scrivo, e puntare a un livello alto di narrazione. In due parole, devo sudare. Fra i miei lettori ci sono tanti bambini e ragazzi; spesso penso a loro quando metto insieme le parole, e non posso permettermi di agire a cuor leggero o con approssimazione».

Cosa possiamo aspettarci da Pino Imperatore per il futuro?
«Di tutto. Cerco di essere imprevedibile come Napoli».

MilanoNera ringrazia Pino Imperatore per la disponibilità.
Qui la nostra recensione a Aglio, olio e assassino

Thomas Melis

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