Alicia Giménez-Bartlett è tornata dal mondo dell’ispettrice Petra Delicado e del suo fido vice Fermín Garzón e ha scritto ‘Il silenzio dei chiostri’.
Un episodio corposo della saga della poliziotta catalana che, attorno al corpo centrale dell’inchiesta, tocca le più intime credenze medioevali incastonate nei monasteri, il modernismo spinto che la questura di Barcellona crede di aver raggiunto, nonché il peso della vita spirituale oggi in un convento di suore (locus criminis dell’intera storia). In accumulo, le nuove vite coniugali della coppia di investigatori.
Per la conoscenza del libro rimandiamo alla recensione pubblicata da Milanonera.com. Oggi, l’occasione è quella di dialogare con la grande scrittrice spagnola intorno alla sua ultima fatica letteraria e alle quinte che la hanno resa possibile.
Quanto tempo è durata la ricerca per cucire la storia attorno alla credenza della salvezza delle anime e alla sepoltura di monaci e frati nei monasteri del Medioevo?
La documentazione storica del libro mi ha preso cinque mesi mentre, durante la scrittura stessa della storia, a volte la consultazione ha riguardato dettagli concreti. Invece in questo libro c’è molto meno lavoro al fianco della polizia
Woody Allen ha detto di preferire di gran lunga il momento della scrittura di un film che le riprese. Accade lo stesso con lei tra documentazione e ideazione della storia e dei personaggi rispetto alla scrittura vera e propria?
Sì, il momento della preparazione è più eccitante. Hai l’impressione che tutte le possibilità ti si aprano davanti e ancora non ti sei confrontato con le difficoltà reali.
In questo ultimo libro Petra Delicado afferma che in Spagna tutto è sacro: la famiglia, la religione, il proprio buon nome nella società. Tutto eccetto la legge. Riflessione che, letta dall’Italia, suona molto familiare. Pensa che lo spagnolo moderno si stia italianizzando?
La mia teoria è che noi europei ci assomigliamosempre un po’ tutti. Inoltre è certo che Spagna e Italia abbiano radici culturali comuni e, per sfortuna, anche gli stessi difetti.
Oggi Petra Delicado e Fermín Garzón si trovano a dover affrontare la trasformazione della polizia. Ad esempio, è arrivato uno psichiatra che ha il compito di tratteggiare il profilo psicologico dei criminali psicopatici visto che, in assenza di una vera traccia, le indagini possono andare anche in quella direzione. Eppure la titolare dell’indagine continua a credere che l’odore della strada, il senso logico del concreto delitto, il patrimonio di conoscenze acquisito come poliziotta siano ancora le armi più importanti.
L’informazione di quanto poco utili risultino i rapporti degli psichiatri nel mondo del crimine me l’ha fornita proprio la polizia di Barcellona. Sono loro per primi a pensare che la logica e l’esperienza valgano più di ogni altra cosa.
Ne ‘Il silenzio dei chiostri’ Petra sembra più dura che in passato, come se all’improvviso tutto fosse fuori dal suo controllo. Accade perché il mondo attorno a lei sta cambiando e prendendo una direzione che avversa o perché il suo terzo matrimonio le chiede qualcosa che lei non ha ancora messo bene a fuoco?
Non volevo che Petra tornasse all’improvviso tenera e meravigliosa. No, una personalità non cambia facilmente. Inoltre, la direzione che ha preso la sua vita e le novità familiari la assoggettano a una grande tensione.
Nei confronti della modernizzazione della polizia e della giustizia Petra Delicado ha la stessa reazione che ebbe il commissario Maigret di Simenon. Pur con tutte le differenze di spazio e tempo tra i personaggi, perché i due agiscono in questa maniera?
Perché invecchiano e tutti coloro che invecchiano restano spiazzati davanti alle novità e le affrontano con paura.
E perché gli autori, almeno una volta nella vita, sentono la necessità che i loro personaggi affrontino in maniera così forte il tema della modernità?
Perché i cambiamenti sono così rapidi che non si possono assimilare automaticamente. Quindi per un autore è importante chiedersi se il personaggio è in grado di comprendere la nuova società.
La Chiesa spagnola ha avuto a che dire su Il silenzio dei chiostri?
Per sfortuna ancora no. Se protestasse mi farebbero vendere molte più copie del libro.
In Italia molti giornalisti e magistrati scrivono letteratura noir. Se ieri era una moda oggi è una realtà radicata. Accade lo stesso in Spagna?
No. E non mi pare una buona idea. Una cosa è conoscere bene un tema altro è saperne fare letteratura.
Oggi quali sono le qualità di base che deve avere uno scrittore per scrivere una storia noir?
Capacità di osservazione e dominio della forma.
Nel moderno genere noir che peso hanno, da una parte, il vincolo e lo sviluppo della storia e, dall’altra, il modo con cui i protagonisti vivono la loro vita?
Le due cose sono importanti: conta la trama centrale, conta l’eterno gioco del colpevole mentre ci illustra i temi della società. La vita del personaggio dà profondità psicologica e umanizza il romanzo.
Dopo otto romanzi e una raccolta di racconti, a che punto è arrivata la sua relazione con l’ispettore Petra Delicado?
È come una buona amica. Però ho anche tanto affetto per Garzón.
Si sente ancora libera con lei? In altre parole: il grande successo del personaggio ha trasformato la percezione della sua autrice su tutti i possibili scenari e destini di questa serie o lei sente di avere ancora le mani libere come all’inizio?
Completamente libera. Quando non avrò più ispirazione per nuove storie e sentirò il timore di ripetermi, Petra scomparirà. Ma ancora non so come.