Intervista a Adele Marini

downloadUn nuovo contesto narrativo praticamente a quattro mani. Una tipologia di scrittura inconsueta dopo che ci avevi abituato a circostanziati gialli di indagine e di denuncia sociale e morale. In questo romanzo prosegui il cammino della “nonfiction novel” ma dai anche spazio ad altro, ad altre vecchie verità. Cosa ti ha spinto a farlo?
Anni fa, mentre il Tribunale penale dell’Aja stava processando i responsabili dei crimini di guerra nella ex Jugoslavia, ho ricevuto una e-mail da uno sconosciuto che poi si sarebbe rivelato mister Gheppio: un agente operativo dell’intelligence. Mi scriveva di avere materiale molto interessante che desiderava rendere pubblico. A suo dire, io sarei stata la persona giusta per divulgare verità che lui, in quanto uomo dello Stato, avrebbe dovuto tacere. Ci siamo incontrati e mi ha dato una chiavetta usb. Conteneva il resoconto, sotto forma di diario, di una sua missione nella ex Jugoslavia in pieno massacro. Anno Domini 1993.
Naturalmente per dare voce a questo testo – opportunamente editato e integrato da me- ho dovuto fare molti controlli, procurarmi documenti e materiale vario, cosa che ha preso molto tempo. Alla fine il lavoro di Gheppio, preso inizialmente con cautela, si è rivelato autentico ed esplosivo perché racconta una storia un po’ diversa di quella assegnata alla storia ufficiale. Per renderlo appetibile al grande pubblico senza alterarlo minimamente ho deciso di costruirgli attorno cornice narrativa. Il risultato è stato di ottenere due libri, uno dentro l’altro, che, volendo, si possono anche leggere separatamente.
Mentre con Gheppio si affrontano gli orrori dei Balcani, la “cornice”si occupa invece di una vera e propria piaga sociale di oggi. Una piaga dalle conseguenze socialmente devastanti: quella del gioco d’azzardo completamente liberalizzato e sfruttato, direttamente e indirettamente dalla criminalità.
Un delitto semplice in apparenza, quello affrontato nella “cornice”, ma che nasconde corruzione e marciume.

Quanto è difficile per un giornalista provare ad andare a fondo su certe cose?
Direi che oggi molte verità sono difficili da pubblicare. In Italia, a differenza degli altri paesi, non ci sono limiti alla possibilità di querelare a costo zero giornalisti e scrittori. E così fioccano le cosiddette denunce “temerarie” con richieste esorbitanti di risarcimenti che, in caso di condanna, solo pochi giornalisti, coperti dalla tutela legale fornita da testate importanti, possono permettersi affrontare.
Va precisato che la maggior parte delle querele viene rigettata, ma moltissime seguono l’iter giudiziario e processuale dove la condanna, anche se non ci sono state violazioni vere e proprie delle norme che disciplinano la libertà di stampa, sono sempre possibili perché in questa materia, troppo spesso rimaneggiata dai politici con leggi e leggine ad personas, la discrezionalità dei giudici è illimitata.
E’ proprio quest‘anomalia, unita alle minacce che talvolta vengono sottovalutate dalle forze dell’ordine, che pone il nostro Paese in fondo all’elenco della libertà di stampa. Secondo l’ultima classifica di Reporters sans Frontières, siamo il fanalino di coda della Ue e quel che è peggio, stiamo al 77° posto nel mondo, sotto Tonga, Burkina Faso e Botswana. Ecco perché i giornalisti scrivono tante nonfiction novel, ovvero libri-dossier che raccontano le stesse verità negate, ma sotto l’ombrello protettivo del romanzo.

Molto intrigante la scelta di avere come co-autore uno 007 vero e proprio: l’agente Gheppio, figura che vuole essere irriconoscibile, quasi invisibile e molto impalpabile. Immagino che il tuo fosse un preciso intento di proseguire sulla strada di denuncia dei mali italiani. Sbaglio?
Gheppio non è affatto invisibile e impalpabile, ma irriconoscibile sì, avendo il dovere di tenere segreta la propria identità in relazione al ruolo svolto sotto copertura in tanti anni di servizio.
Mantenere viva la memoria su fatti, fattacci e misfatti che hanno insanguinato la nostra storia o anche soltanto hanno inquinato la vita pubblica, è l’impegno che mi sono data. Vedi, io ho fatto la giornalista per oltre trent’anni. Mi sono occupata di cose che voi umani… e troppo spesso, o per scelte politiche del giornale o per scarsità di spazio, mi è stato impedito di scrivere nella loro interezza i fatti di cui ero venuta a conoscenza. Parlo di report sulla droga e relative comunità di recupero degli anni ’80 e ’90, di mafia, malaffare e infiltrazioni nell’economia del Nord, di sequestri, di malasanità…
E’ allora che ho preso la decisione di scrivere i libri che affrontano questi argomenti. Il mio primo nonfiction scritto nel 1994 in collaborazione con l’allora ispettore capo della Mobile, Alberto Sala, e pubblicato nel 1997, era intitolato Il Consulente (ormai introvabile). Raccontava in forma di romanzo il meccanismo della fagocitazione, da parte della mafia, delle imprese edili del Nord e le operazioni di riciclaggio attraverso gli appalti.
Preciso che mi onoro di appartenere all’Associazione Ponti di memoria che ha come fine quello di divulgare ricordi e verità scomode, nonché di diffondere la conoscenza e la memoria del passato in un Paese di smemorati come il nostro.

C’è o ci sarà qualcosa legato “all’ombra dei servizi segreti” del colonnello Sereni anche nelle future indagini Marino – Leoni? Oppure hai intenzione di cambiare tiro e puntare su altre piaghe italiane?
Salvo ripensamenti, Marino e Leoni hanno concluso il loro ciclo. I miei prossimi libri, sempre orientati verso il recupero della memoria e la denuncia sociale, avranno altri protagonisti che, spero, saranno ugualmente cari al pubblico dei lettori.

Domanda quasi da gossip. Stavolta evidenzi molto il rapporto interpersonale tra i tuoi due protagonisti. Quanto le complesse implicazioni familiari di Sandra Leoni influiscono sulla lucidità delle scelte dei tuoi protagonisti?
Gran bella domanda! Come sai bene, i protagonisti dei libri finiscono per prendere il sopravvento sulla volontà dell’autore e spesso capita che per seguirli nelle loro faccende il progetto iniziale debba essere modificato. Vincenzo Marino e Sandra Leoni hanno colonizzato la mia testa fin dal primo libro, vivendo di vita propria ed entrando più volte in conflitto con la mia volontà.

Ancora una volta l’accoppiata Marino – Leoni, e non posso dire che mi dispiaccia. I tuoi personaggi sono diventati un elegante filo conduttore di tanta storia e tante storie italiane. Per cui immagino sarà difficile liberarsene. O invece sì?
Come ho detto, con un certo dispiacere me ne dovrò liberare prima che imborghesiscano e le loro vicende diventino banale quotidianità. Non a caso nel sottotitolo di L’altra faccia di Milano si legge: “L’ultima indagine del commissario Marino”.

thAdele Marini sarà tra gl ospiti del NebbiaGialla dal 3 al 5 febbreaio
http://nebbiagialla.eu/

Patrizia Debicke

Potrebbero interessarti anche...