Patrizia Debicke van der Noot, attualmente in libreria con L’oro dei Medici, Tea Libri, ha accettato di rispondere a un’intervista insolita.
Ciao Patrizia, vorrei fare un’intervista passeggiando con te nella storia.
L’oro dei Medici ci porta nella Firenze del 1597. Chi vorresti essere tra i personaggi del tuo libro e perché?
Lady Brume. Le bella inglese dai capelli rossi Mi piacerebbe avere la sua rilassata e tranquilla disinvoltura, condita di raffinata edonistica e spregiudicata serenità.
Chi invece ti sta proprio sulle scatole?
Don Pietro de’ Medici, ultimogenito di Cosimo I e Eleonora di Toledo, uxoricida, bieco complottista, dilapidatore, avido e traditore, tramò sempre contro i fratelli e riuscì a inimicarsi persino il suo quasi padrino re di Spagna.
Immagina di essere una giovane Medici che ha la libertà di sposare chi vuole, chi avresti scelto tra i regnanti europei?
Mah c’era poco e male da scegliere: gli Asburgo, che a forza di sposarsi tra loro avevano avviato il loro spaventoso processo di endogamia, no. Enrico VIII? Da evitare? Enrico IV troppo farfallone? Ivan il Terribile oibò. Francesco I, presuntuosetto assai e poi se la faceva con i Turchi. Certo era dura. Che so? Forse ripiegare sullo Friedrich, lo gnucco prussiano e forse ancora il pezzo migliore era Enrico IV il farfallone.
Se fossimo invitati a uno dei banchetti dei Medici, cosa mangeremmo?
Tanto e più: e con l’aiuto dei nevai (pozzi profondissimi in cui si conservava coperta la neve caduta in inverno) alla fine non ci faremmo mancare neppure il sorbetto. E comunque per i pesci: insalata di gamberi, anguille marinate, trote in bianco con foglie di cedro, carpe arrostite avvolte in foglie di lauro, persici fritti guarniti di limoni, lucci in stampo, storione a fette in salsa verde con i capperi e le olive. Poi passando alle carni: pasticci di vitello, di cacciagione, quaglie bardate, tortore con prosciutto, sapori di riso con arance, timballetti, umido di rigaglie, fricandò di vitello. E non ci faremmo mancare delizie di pastella fritta, cannelli ripieni di crema, sfogliate, tartine e minuscoli pasticcini salati a forma di cigno. E finiremmo in gloria con: meringhe, bianco mangiare , offelle, budini, pasticcini ripieni di pasta di mandorle, biscotti, cannelli pieni di crema, sfogliate, cialde sottilissime, eteree, quasi impalpabili. Altri dolcetti ripieni di marmellata. Biscottini, piccoli marzapani a forma di fiori e frutta. Canditi, mandorle e nocciole prelibate, animaletti e uccellini di zucchero.
Quali erano le regole del galateo da rispettare?
Non esistevano le stanze da pranzo. Prima di servire, i valletti montavano tavole su cavalletti di legno e apparecchiavano fastosamente. Saliere, cestini, stecchi, vassoi, forchette, coltelli, cucchiai d’argento e salviette ricamate. Piatti artisticamente cesellati, bicchieri, tazze. E un famiglio in livrea si piazzava dietro alle spalle di ciascun convitato per adempiere al servizio. L’ospite più importante sedeva al posto d’onore con alla destra e alla sinistra i padroni di casa. Ah… dunque un alto prelato sedeva sempre al posto d’onore perché era il rappresentante del Papa.
Le donne dei Medici: madri, mogli, amanti, vittime o cospiratrici, che ruolo hanno giocato?
Tanti ruoli e importanti. Per esemplificare ne citerò qualcuna. Cominciamo dalla famosa, bellissima, impavida e alla fine sfortunata Caterina Sforza, signora di Imola e contessa di Forlì, colei di cui si ricorda il coraggio e il pugno di ferro dimostrato nell’avere saputo difendere con i denti la sua città nonostante che gli attaccanti minacciassero la morte dei figli presi in ostaggio, ma della quale forse si conosce meno lo stretto legame con i Medici. E invece il suo ultimo marito, molto amato e più giovane di lei fu l’ambasciatore della Repubblica Fiorentina Giovanni de’ Medici ( il vai e vieni Medici al potere e Repubblica è storia nota). Che la lasciò vedova quando l’unico loro figlio dallo stesso nome aveva un anno. Figlio che divenne l’irruento, incontrollabile e e coraggiosissimo Giovanni dalle Bande Nere, padre del Granduca Cosimo I e nonno del nostro Don Giovanni. Passiamo ora alla famosa Caterina de’ Medici, non bella ma intelligentissima, madre (mancata per ben 11 anni, poi in virtù dei suggerimenti copulativi del medico Jean Fernet, mise al mondo ben 10 figli) di ben tre re: Francesco II, Carlo IX ed Enrico III, moglie innamorata, che si sarebbe voluta amante e invece in una certo senso vittima perché trascurata dal marito Enrico II per la splendida Diane de Poitiers di vent’anni maggiore di lui, fu una straordinaria stratega e una grande cospiratrice che per quasi trent’anni forgiò direttamente e indirettamente il destino della Francia. Poi Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo I, figlia del Vicerè di Napoli, Pedro Alvarez marchese di Toledo (della potentissima famiglia spagnola dei duchi d’Alba) bella, ricchissima che considerava un po’ angusti gli appartamenti ducali di Palazzo Vecchio, comprò per la famiglia che cresceva troppo Palazzo Pitti e lo fece restaurare in opulenza e ricchezza. Imprescindibile pilastro di proficue alleanze per il giovane marito che lo portarono in un’epoca di pericolosi e contrapposti giochi internazionali a diventare Granduca di Toscana. Per non parlare di Maria de’ Medici, la seconda Medici sul trono di Francia che in un certo senso riassume tutte le precedenti condizioni femminili : moglie, madre, amante, vittima e cospiratrice. Moglie gelosissima dello sciupa femmine Enrico IV di Francia, alla sua prematura morte, reggente per il figlio Luigi XIII, alleata e poi rivale di Richelieu, amante innamorata di Mazzarino, nemica del figlio re e pronta a complottare contro di lui in favore del secondogenito Gastone. E per finire Anna Maria Luisa l’ultima discendente diretta dei Medici, che lasciò in eredità, non ai Lorena che le succedevano ma alla città di Firenze, l’immensa e inestimabile collezione privata della famiglia: quadri, statue, oggetti, gioielli e argenti.
Donne che tutte, indistintamente, furono mecenati e muse ispiratrici dei massimi artisti dell’epoca.
Hai qualche curiosità sull’abbigliamento femminile da svelarci?
Vogliamo parlare della biancheria intima? Mentre gli uomini portavano braghe o calzamaglie, le donne d’abitudine lasciavano scoperti i genitali. Servendosi di pezze per motivi igienici durante il periodo mestruale. Però proprio in quest’ epoca (XVI sec.) s’impose il termine “mutanda”, dal latino medievale mutare, cioè “ciò che si deve cambiare”. Pare addirittura che sia stata Caterina de’Medici, moglie di re Enrico II di Francia, ad introdurre l’uso di mutande attillate per coprire le parti intime durante le passeggiate a cavallo. Anche la bella Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo I, per montare a cavallo usava mutande di taffettà di raso. E proprio lei per combattere il freddo indossava panciere foderate di piume… Nella stessa epoca fecero il loro ingresso negli altolocati guardaroba femminili gli antenati del corsetto, pesanti indumenti a maniche corte arricchiti da pizzi, indossati sotto gli abiti e che sottolineavano la rotonditá dei fianchi.
Come ti muovi tra armi e battaglie?
Non oso dire bene, ci sono giganteschi scrittori storici che mi mangiano la pappa sotto il naso, però mi piacciono e dunque benino, onorevolmente, ecco. Ma lo confesso, poche volte mi sono impegnata e divertita tanto come nel descrivere la conclusiva battaglia navale di L’oro dei Medici.
La Storia è già di per se un grande thriller?
Il massimo credo, anche perché la realtà supera sempre ogni e qualunque fantasia più sfrenata.
Cosa rende i Medici così interessanti al grande pubblico?
La loro straordinaria capacità di primeggiare, manovrare uomini e denaro, farsi strada e governare e il loro amore per l’arte condito dal generoso mecenatismo che si è rinnovato a ogni generazione.
C’è qualcosa che la Storia ufficiale non racconta?
La storia racconta sempre troppo poco. Di solito quanto è più presentabile e di rado la sua parte buia, quella più crudele, che invece l’ha forgiata con il ferro e il fuoco. Può piacere o no, ciò nondimeno la storia è stata molto raramente frutto di esemplari episodi di eroismo, di gloriose decisioni ma piuttosto il prezzo di guerre, tradimento e prevaricazione. Però visto che qui si parla di Medici, mi concederai un burlesque: che poi è la vera storia della prova alla quale fu sottoposto Vincenzo Gonzaga, prima di poter sposare Eleonora de’ Medici (figlia del Granduca Francesco I e sorella di Maria, futura regina di Francia). Vincenzo Gonzaga aveva faticosamente ottenuto l’annullamento da Margherita Farnese (figlia del duca di Parma Alessandro, governatore delle Fiandre) richiesto per una malformazione fisico che gli impediva di consumare le nozze. I Farnese fecero fuoco e fiamme, ma Margherita finì in convento e per Vincenzo si chiese la mano di Eleonora. La cosa però fece scalpore, le voci correvano, nonostante che Vincenzo fosse un bel ragazzo, a corte si malignava e allora beh, Vincenzo Gonzaga dovette pubblicamente dimostrare ai futuri suoceri le sue ehm capacità. Si trovò una fanciulla illibata di gentile aspetto, ma forse l’emozione o il troppo mangiare: la prima sera “nisba”. Il giorno dopo invece andò e il verbale redatto da Belisario Vinta, segretario del Granduca recita: “Entrata la fanciulla nel letto, il Sig. Principe alla mia presenza si disvestì et lo rividi tutto ignudo, che si mutò di camicia, et con le sue armi naturali entrò in steccato… Ma non vi fu stato mezza hora che ben due volte mi chiamò con lieta voce : cavaliere, cavaliere, vien qua, tocca et palpa con la mano, Et io, se bene con un poco di vergogna et di respetto….”
Sei una grande storica, ma c’è un periodo che non ti piace e che non racconterai mai?
Forse quello che mi piace meno, o forse meglio dire che mi coinvolge meno è quello dell’alto medioevo. Un periodo buio in tutti i sensi, con la convinzione che con l’anno Mille sarebbe arrivata la fine del mondo ma anche per il susseguirsi di carestie e invasioni barbariche che obbligarono gli uomini a rifugiarsi nelle campagne. Solo Carlo Magno si salverà, ma spezzettando l’ antico impero romano, in contee, marche e ducati, con a capo un suo vassallo. Società chiusa, feudale, localistica. No.
Il tuo personaggio storico preferito?
Baro, e ne dico due: Giulio II ed Elisabetta d’Inghilterra
E il più odiato?
Hitler
Hai da poco pubblicato “come scrivere un romanzo storico”, mi dici almeno tre regole fondamentali da seguire per iniziare?
Prima: avere una storia da raccontare e saperla scrivere.
Seconda: procurarsi la miglior documentazione possibile per poter inquadrare bene sia il luogo scelto, che i personaggi che vogliamo usare. A conti fatti bisognerebbe quasi trasferirsi mentalmente in quel secolo e in quel posto.
Terza poi, IMPORTANTISSIMA: puntare a rendere interessante per i lettori la nostra storia in una rapida concatenazione di fatti e avvenimenti: lotte, tradimenti, contrasti amorosi, ecc. Insomma farla correre senza sbrodolare in uno pseudo saggio. E dunque puntare alla trama, relegando tutte quelle belle informazioni che abbiamo faticosamente reperito, al loro “giusto” posto di cornice.
MilanoNera ringrazia Patrizia Debicke van der Noot per la disponiblità