Intervista a Elena e Michela Martignoni

unnamedBentrovate, è bello rivedervi. E ora qualche domanda per farci una rimpatriata.

Il Mistero della Gazza Ladra: è finalmente in uscita per Corbaccio la quinta avventura del commissario Bertè.
Ora che è stato svelato pubblicamente il mistero di chi si cela dietro Emilio Martini, potete dirmi perché avete scelto voi, ben conosciute come “le signore dei Borgia”, di scrivere sotto pseudonimo?

Siamo felici anche noi di ritrovarci con lettori e recensori. Grazie per questa intervista.

La scelta dello pseudonimo è dettata da vari fattori. Intanto, come hai ricordato, la nostra avventura di autrici è iniziata nello storico (anche se nel “thriller storico”) e per affacciarci a un nuovo genere volevamo presentarci con un nuovo nome, poi ci divertiva l’idea di creare curiosità intorno a un autore dal nome apparentemente banale, ma per noi di grande significato: Emilio inizia con le nostre iniziali, è il nome di nostro nonno e di nostro cugino, così si chiama Salgari, per noi grande maestro, e Martini… be’, assomiglia al nostro vero cognome, è un marchio italiano famoso in tutto il mondo e non ultimo si chiama Martini anche il vice di Giulio Ambrosio, il commissario creato da Renato Olivieri, un autore di gialli a noi carissimo.

Ma torniamo agli albori della vostra storia come scrittrici. Come cominciò, quando e perché?
L’avventura iniziò… quando eravamo ancora bambine! Inventavamo storie che ci raccontavamo a vicenda, le scrivevamo e Michela illustrava. La vita poi ci ha portate a fare altro, ma una ventina d’anni fa, la rilettura del magistrale saggio di Maria Bellonci su Lucrezia Borgia ci ha spinte prima a studiare seriamente le vicende di questa intrigante dinastia poi a decidere di raccontarne alcuni episodi. Requiem per il giovane Borgia (sul delitto di Juan Borgia, ancora irrisolto dopo più di 500 anni dal fatto), è stato il nostro primo romanzo. Ne sono seguiti altri quattro e qualcos’altro abbiamo ancora da dire e scrivere sulla famiglia più chiacchierata della storia.

E ora s’impone una domanda personale: cosa fate nella vita e come conciliate la vostra occupazione con lo scrivere?
Abbiamo vite piuttosto intense e famiglie impegnative. Ormai ci siamo convinte che sia proprio il desiderio, quasi l’esigenza, di ritagliarci spazi solo per noi a fornirci l’energia per fare ricerca, leggere e scrivere. La fatica ci frena, ma la passione ci restituisce le forze.
Lavoriamo non solo al computer ma anche nelle situazioni più impensate: facendo insieme la spesa, portando figli al basket o nipotini al parco… situazioni che finiscono a volte per diventare spunti narrativi.

Quale è secondo voi la differenza tra scrivere un romanzo storico e un romanzo attuale?
Dopo tanti anni di studi e ricerche in musei e biblioteche pensavamo che cimentarci con il poliziesco fosse “un tuffo dove l’acqua è più blu”. Ci siamo presto accorte che non è così. Non avendo cultura giuridica, abbiamo dovuto documentarci, approfondire metodologie e chiedere consulenze a esperti del settore. La tecnologia ha reso più difficile scrivere polizieschi: pensate solo al telefonino, alle intercettazioni, alle telecamere… non c’erano ai tempi di Maigret!
Diciamo che l’aspetto “rilassante” è stato quello linguistico. Scrivere un romanzo ambientato nell’attualità è più semplice. La lingua del romanzo storico è invece complessa: non deve risultare aulica e nemmeno anacronistica, e ciò spesso crea problemi allo scrittore. Il rischio di cadere nel ridicolo usando modi di dire di oggi è sempre in agguato, così come quello di “anticheggiare”.

Prima di firmarvi Emilio Martini, avevate già scritto qualcosa ambientato nei giorni nostri che magari tenevate nel cassetto? Oppure quale è stata la molla che vi ha spinto a provare con un altro genere?
Con due colleghi autori abbiamo scritto un romanzo ambientato a Chicago, ai giorni nostri. Un action thriller fantascientifico che per vari motivi non è ancora stato pubblicato. Poi ci siamo cimentate in uno scritto satirico, che pubblicheremo in edizione digitale, e in un romanzo per adolescenti che dobbiamo ancora rielaborare. Cambiare genere a noi piace, amiamo sperimentare e metterci in gioco.

Domanda obbligatoria: il vostro è un binomio azzeccato, visti i risultati. Come vi dividete il lavoro?
Cerchiamo di imporci un metodo, ma non è insolito che buttiamo all’aria la razionalità e lavoriamo in modo fantasioso. Delle due è Elena che spesso stravolge la scaletta iniziando dalla fine, o dal mezzo: apparentemente siamo metodiche e razionali, in realtà siamo vulcaniche ed estrose. Comunque, una volta stesa la trama e impostata una scaletta di massima, ci dividiamo i capitoli e poi ce li passiamo e ripassiamo finché non siamo convinte di ogni singola parola.

Quali sono i vantaggi o magari gli svantaggi di lavorare in coppia?
Non vediamo svantaggi. In due ci si aiuta, ci si stimola, ci si corregge. Certo, bisogna imparare a essere umili, qualche volta a scendere a compromessi e a rinunciare alle proprie idee. Alla fine però “il bene del libro” vince sempre. Litighiamo, qualche volta, ma poi ci passa.

Altra domanda scontata, ma necessaria: come scegliete la trama dei vostri libri?
Per i romanzi storici studiamo e scegliamo il contesto, poi approfondiamo le vicende di alcuni personaggi realmente esistiti, in seguito li amalgamiamo con personaggi di fantasia. Per i polizieschi traiamo quasi sempre ispirazione dalla realtà. Romanziamo situazioni di cui abbiamo sentito parlare, che abbiamo vissuto o di cui abbiamo letto. Per architettare le storie parliamo, parliamo… ore e ore: siamo sempre al telefono tra noi, anche a ore assurde.

Parliamo di Gigi Berté: del gigantesco (1,90) e lungo crinito Commissario Berté, anzi pardon vice questore, trasferito da Milano a Lungariva, ispirato a un poliziotto in carne ed ossa. Dove vive e opera il clone di Berté?
L’ispiratore di Berté si chiama Gigi come lui e opera in un importante commissariato di Milano. È molto conosciuto e stimato per la sua grande professionalità. Siamo amici, lo ammiriamo per la sua eticità e lui è il nostro miglior promoter. Non sono proprio identici, il vero e il falso, ma il vero si diverte a seguire la sua biografia diciamo “non ufficiale”. Legge tutti i romanzi e ci racconta le sue imprese quando andiamo a trovarlo in commissariato.

A ogni romanzo che passa con Berté come protagonista lo vediamo più inserito nella sua nuova realtà fatta Lungarivese. Si è ormai “impantofolato” o c’è qualche futura sorpresa che l’aspetta?
Sorpresa, sorpresa… Nel prossimo episodio ci sarà una location del tutto nuova e incantevole, e una vicenda insolita.

Riuscirà mai il vostro eroe a veder pubblicato un suo racconto?
Ci è già riuscito! Nonostante la sua indignazione per un rifiuto (chi leggerà Il mistero della gazza ladra scoprirà perché) infine avrà la fiducia dell’editore Corbaccio che gli pubblica nientepopodimeno che una raccolta di 12 racconti neri, proprio a sua firma. Sono disponibili in Ebook su tutti gli store digitali. Una bella soddisfazione per il commissario scrittore!

In Il mistero della gazza ladra, con la commercialista imbrogliona e disonesta affrontate, da noiriste, certi temi di denuncia legati all’attualità quali le difficoltà delle aziende e delle piccole imprese. E certi metodi truffaldini per fregare la gente.
Intendete continuare su questa strada?
No, è stato il caso – tra l’altro preso dalla recente cronaca milanese – a suggerirci questa denuncia sociale. Noi siamo più inclini a scandagliare l’animo umano e le sue passioni, ma, come dici tu, il noir non può chiudere gli occhi. Questa vicenda ci ha molto colpite, e tutto ciò che appare ingiusto e disonesto ci indigna. Era inevitabile che Berté incappasse anche in casi di questo tipo, diffusi nella provincia italiana. La crisi economica e i truffatori hanno messo in ginocchio le piccole imprese, e anche un paese come Lugariva non è esente da questi problemi.

Nella chiamiamola saga di Berté, a parte lui, Marzia e la ex del nostro vice questore quale è o quali sono i personaggi dei quali preferite scrivere?
Abbiamo simpatia per il sovrintendente Parodi, per il libraio Necchi e la sua graziosa moglie, per tutta la cittadinanza di Lungariva, dagli esercenti agli amministratori, che, dopo tanti anni di frequentazione del luogo, conosciamo personalmente e che diventano comprimari nei romanzi.

Mi pare che siate entrambe due lettrici forti. Quali scrittori hanno contato per voi? O contano per voi? E perché?
Come già ricordato, in ambito poliziesco siamo ammiratrici di Renato Olivieri, ma anche innamorate di Giorgio Scerbanenco, e ça va sans dire, di George Simenon. Non elenchiamo tutti gli altri importantissimi scrittori di gialli e noir che abbiamo letto, sono tanti, tanti… due donne, oltre alla mitica Agatha: Dafne du Maurier (il suo La casa sull’estuario per noi è un capolavoro) e Josephine Tey, sceneggiatrice di Hitchcock.
In ambito narrativo generale siamo onnivore, ma preferiamo i romanzi in cui le belle storie sono anche scritte bene. Il nostro mito assoluto è Manzoni, ma amiamo Garçia Marquez, Mario Vargas Llosa, Elisabeth von Arnim, Stefan Zweig, e spesso ci dedichiamo alla rilettura dei grandi classici dai quali c’è sempre da imparare. Uno di questi giorni: Emile Zola con la sua Thérèse Raquin ci ha fatto comprendere che tutto è già stato scritto, in questo caso benissimo. Un romanzo horror perfetto e di rara profondità psicologica.

Le vostre future uscite?
Naturalmente il sesto Berté, l’estate prossima, ma prima un’altra raccolta di racconti fantasiosi, sempre usciti dalla penna del nostro commissario.

Chiudete gli occhi e sognate. Quale romanzo avreste voluto scrivere?
Cent’anni di solitudine.

E quale romanzo vorreste scrivere?
Quello che abbiamo nel cassetto da anni, un romanzo storico con tanto di sinossi già pronta, e che non riusciamo mai a scrivere perché qualche progetto “urgente” si frappone. Ma prima o poi ce la faremo!

Vantaggi e svantaggi del mondo della scrittura oggi?
Non è un mondo facile quello della odierna editoria. Il computer, il digitale, il mercato globalizzato danno a tutti la possibilità di scrivere un libro e anche di pubblicarlo. Il che non significa venderlo e diventare autore di successo, cosa a cui tutti aspirano.
Se è un vantaggio offrire a chi legge un’immensa gamma di scelte, è anche vero che la qualità delle proposte non sempre è di buon livello. Il che scredita il passatempo più bello del mondo: la lettura.

 

 

Patrizia Debicke

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