Intervista a Giorgio Serafini Prosperi – Chi di spada ferisce

Prosperi_coverDopo Una perfetta geometria, torna Adriano Panatta, l’eroe anomalo di Giorgio Serafini Prosperi, in un giallo che indaga i luoghi più oscuri dell’animo umano, dove la colpa diventa violenza, anche verso se stessi, e la paura
sfocia nel tradimento. Abbiamo rivolto qualche domanda all’autore.

Trasformati in un venditore porta a porta e cerca di convincerci a leggere il tuo romanzo. Stupiscici!
Mi rivolgo ai lettori in generale, non ai lettori di “gialli”. Nel senso che per me non conta il “genere”, contano le storie. E in particolare gli incontri tra i personaggi e il lettore: cosa nasce quando la mia storia incontra la tua. È ciò che cerco, una relazione esclusiva tra i miei lettori (le lettrici, tante!), i miei personaggi e me. Ritengo che ogni libro, ogni bella storia sia un giallo, perché si va alla ricerca, più che dello scoprire un crimine, della possibilità di rivelare certi tratti dell’animo umano. Soprattutto cosa c’è prima e al di là dei “crimini”, piccoli o grandi, che ognuno di noi ogni giorno commette. Mi affeziono ai personaggi che racconto come se diventassero miei intimi amici, anche quelli negativi. Ognuno è parte di me. Spero di riuscire a trasmettere questo amore e questa intimità in ciò che scrivo. A voi la bontà di farmi sapere se ci sono riuscito. Vi ho convinto? In quanto allo stupore, fate voi… 😉

Immagina la scena. Tu e Adriano Panatta, non il tennista, eh, siete seduti ad un tavolo del bar che sorseggiate del succo al pompelmo con buona pace per chi non gradisce. Siete soli? Vi raggiunge qualcuno? E di cosa parlereste?
Beh, credo che un argomento comune sarebbe certamente la Lazio, di cui siamo entrambi tifosi. E poi il buon vecchio rock and roll. Ci metteremmo a parlare delle nostre canzoni preferite e degli album migliori. Credo che questi sarebbero dei buoni modi per rompere il ghiaccio fra di noi. Pensandoci, sarebbe strano incontrare Adriano! È cosi dentro di me, per certi versi, mi assomiglia così tanto, eppure mi è così ignoto… Credo che parleremmo anche di libri e della comune incapacità di essere costanti nel provare e dimostrare i sentimenti. Certo, solo col pompelmo, scendere più in profondità di così sarebbe difficile. Credo che, sgarrando entrambi, ci concederemmo una birretta. Ci siamo confrontati. Ci piacerebbe ci raggiungesse Adriano Panatta, quello vero. Vorremmo ci raccontasse della finale del Roland Garros e del perché cadesse in depressione più dopo le vittorie che dopo le sconfitte. Questo lato, credo, ci accomuni più di ogni altro.

IMG_9891La letteratura è solo intrattenimento o qualcosa di più?
Non mi è mai piaciuta la differenza tra letteratura alta e bassa. Sono un onnivoro. Da ammiratore sconfinato di Shakespeare amo mischiare in continuazione sacro e profano, tradire in continuazione forme e stili. Leggo dai fumetti ai classici, dalla filosofia al grande romanzo. Ritengo che Charles Schultz, il papà dei Peanuts, sia stato il più grande scrittore e filosofo del ‘900. Così come credo che Paul Mc Cartney sia il più grande poeta vivente. Una volta hanno scritto di me che sono pop. Non so quanto fosse un complimento. Per me, comunque, lo è stato. Più di ogni altro.

Parlaci della “tua” Roma e dei motivi che ti hanno spinto ad ambientare quest’indagine nel mondo ecclesiastico affrontando il delicato tema della pedofilia.
Roma, tifo a parte, per me è amore/odio. Me ne sono allontanato per 15 anni e poi sono tornato. Non le puoi sfuggire, è una vecchia puttana che conosce tutti i trucchi del mestiere, che prima ti rassicura e poi ti fotte. E ti fotte bene, è brava, ci sa fare. Per quel che riguarda il tema, non credo che il romanzo si occupi di Vaticano e pedofilia, è incidentale. Il romanzo parla del fatto che un tuo amico è accusato di un crimine orrendo, impensabile, e tu non vuoi/puoi credere che sia colpevole. E fai di tutto per scagionarlo, per dimostrare – soprattutto a te stesso – che sia innocente. Senza alcuna certezza di riuscirci. Poi l’ambientazione amplifica lo sconcerto di Adriano, certo. Perché l’amico in questione, che si è fatto prete a seguito di una tragedia che gli è capitata in gioventù, è accusato di aver abusato un ragazzo. Come ci fai i conti? Considerando anche che ciò mette in gioco quello che hai sempre pensato su di lui, sulla chiesa, su te stesso, perfino su dio? Chi di spada ferisce è un romanzo che parla di amicizia e di tradimento.

Non è un’intervista senza la classica: progetti futuri?
Adriano è già immerso nel prossimo caso. L’ennesima brutta storia che gli capita addosso. Non posso dire di più perché il tutto è coperto dal segreto istruttorio, ma posso dire che stavolta, come sempre suo malgrado, è costretto a dare la caccia a uno spietato assassino. Un serial killer. Col quale ha in comune la passione per Bob Dylan. E non solo quella…

Milanonera ringrazia Giorgio Serafini Prosperi per la disponibilità
Qui la recensione a Chi di spada ferisce

Mirko Giacchetti

Potrebbero interessarti anche...