Intervista a Luca Bernardi

medusa-luca-bernardiLuca Bernardi, bolzanino, classe 1991, traduttore letterario per Longanesi e da sempre amante dei libri, ha da pochissimo fatto il proprio esordio letterario con il romanzo Medusa, edito da Tunué.

Luca, partiamo da te. Chi è davvero Luca Bernardi?
Un ragazzo di venticinque anni, bolzanino, che vive a Milano.

I libri… una passione che hai da sempre. Che significato ha un libro per te?
Difficile dire che significato abbia per me un libro in astratto. Leggere mi è sempre piaciuto moltissimo. Forse serve a mettere per un po’ in sordina la realtà, forse invece è un modo di approfondire il contatto con il mondo. Non saprei.

Che effetto ti fa vedere ora pubblicato da un editore come Tunué il tuo primo romanzo?
Quando ho saputo che Medusa sarebbe stato pubblicato ero molto felice. Ora la gioia si è attenuata ed è subentrato il bisogno di darsi da fare per la promozione. Credo sia fisiologico.

Medusa è un romanzo senza dubbio originale e particolare. Come e quando hai sviluppato l’idea alla base delle vicende che narri?
Grazie per l’originalità. Le idee sono venute poco a poco, alcune d’istinto nei primi giorni di stesura e altre dopo un anno e mezzo che lavoravo al testo. Due o tre lettori di fiducia mi hanno aiutato con consigli preziosi. All’inizio volevo solo scrivere un racconto su un ragazzo che guarda i granchi, poi temo che la storia mi sia scappata di mano…

Come ho scritto nella mia recensione di Medusa, sempre per MilanoNera, hai fuso e assemblato sapientemente diversi generi letterari: se vogliamo usare delle etichette, il romanzo psicologico, quello di formazione, seppure “rovesciato”, quello noir… Tu che ne sei l’autore, quale pensi sia la vera anima di Medusa?
Credo che da questo punto di vista il mio lavoro sia finito. Non è compito dell’autore individuare l’anima di un romanzo. Ho fatto del mio meglio e ora spetta al lettore decidere cosa trarre da quello che ho scritto. Io mi auguro che Medusa risulti una lettura piacevole.

Parlaci del protagonista, un ragazzo dalle velleità letterarie e colto ma con una vena di follia che andrà via via peggiorando nel corso del romanzo.
Più che letterarie, direi velleità filosofiche. Il protagonista di Medusa è un ragazzo profondo, per certi versi sensibile, ma assolutamente disadattato. Il suo sogno è pubblicare un dizionario che superi la corrente concezione umana del linguaggio. Mano a mano che la storia procede la sua follia emerge, credo, con nettezza sempre maggiore.

E gli alieni – che mangiano Vigorsol – che ruolo hanno nel corso della vicenda?
Sugli alieni non vorrei rivelare troppo. Anche qui invoco la libertà del lettore. Tuttavia ho l’impressione che si possa interpretare il libro in due modi: o gli alieni sono un parto della mente psicotica del protagonista, oppure…

Domanda imbarazzante ma d’obbligo: cosa c’è di Luca Bernardi nel protagonista di Medusa?
Ci sono dei punti di contatto. Il protagonista di Medusa, tra le altre cose, è anche un concentrato ipertrofico di alcuni miei difetti: sarcasmo, smania di controllo, tendenza al solipsismo, gusto della provocazione. E gli ambienti in cui si muove sono in parte ricalcati su atmosfere a me familiari, dallo stabilimento balneare della prima parte alla riviera adriatica della seconda.

Centrale nel tuo romanzo è il mondo dei giovani. Parli di post adolescenti, in realtà non ancora usciti dall’adolescenza, amicizie-non amicizie, bullismo. Tu che sei ancora un ventenne, come vedi il mondo giovanile oggi?
Io provo a raccontare i ventenni che conosco. Spesso non studiano né lavorano, rimbalzano da una facoltà universitaria all’altra, lavorano gratis nella speranza di guadagnarsi la visibilità necessaria per ottenere in seguito un impiego retribuito. Ma è difficile generalizzare.

Una caratteristica saliente del tuo romanzo, scritto in prima persona, attraverso la visuale del protagonista, è lo stile che hai usato. Uno stile molto personale e indubbiamente particolare. Un’alternanza senza sosta tra momenti onirici e altri più reali, un flusso continuo di pensieri e vicende. Come sei riuscito a creare questo effetto che porta il lettore a entrare in una mente “in liquefazione”?
Credo che ogni storia richieda uno stile proprio. Trattandosi di un libro scritto in prima persona, era importante che la prosa riecheggiasse il personaggio. E dato che il tratto distintivo del protagonista di Medusa è forse la contraddizione, mi sembrava consono farlo pensare in una maniera ambigua e conflittuale che ho tentato di rendere con l’accavallarsi di ipotassi e paratassi, magniloquenza e turpiloquio, laconicità e parlantina, gergo giovanile e capziosità filosofica. Ma questi sono ragionamenti a posteriori. In realtà, dalla prima riga che ho scritto il personaggio e la sua voce mi si sono infiltrati nella penna e non c’è stato vero di scacciarli.

Pubblicare un libro, una grande soddisfazione ma anche tanto, tanto duro lavoro. Ci vuoi parlare del percorso che ha portato alla nascita di Medusa?
Avevo già mandato a Vanni Santoni, editor e direttore della collana di narrativa di Tunué, un altro romanzo che lui non aveva bocciato del tutto. Così l’autunno scorso gli ho inviato una delle prime stesure del testo che sarebbe diventato Medusa. Lui mi ha risposto che bisognava lavorarci molto. Dopo quasi un anno tra fase preparatoria (in cui cercavo nuove strade al testo) ed editing vero e proprio (concentrato invece nella fase finale più intensa di lavoro a due) il romanzo è arrivato in libreria.

Quello di pubblicare il proprio romanzo nel cassetto è il sogno di moltissimi giovani. Che consigli ti sentiresti di dare loro, alla luce della tua esperienza?
Leggere sempre, leggere buoni libri. Scrivere ogni giorno, non solo quando si ha voglia o ci si sente ispirati. E poi lavorarci davvero sui testi, rifinire, non abbozzare e lasciar lì. Anche tenere un po’ a bada la smania di pubblicare non guasta.
Ci vuoi suggerire alcuni titoli che, secondo te, non possono mancare sullo scaffale di ciascuno di noi? E tra gli autori under 30, come te?
Sono moltissimi i libri verso cui nutro un debito. Nominarli qui mi sembrerebbe ozioso. Sono sempre stato un lettore vorace e cerco il più possibile di spaziare tra i generi, prosa, poesia, saggi.

Per concludere, quali sono i progetti futuri e, soprattutto, il sogno nel cassetto di Luca Bernardi?
Mi piacerebbe vivere di scrittura.

Gian Luca A. Lamborizio

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