Io sono Kurt – Paolo Restuccia – BlogTour

untitledPrima tappa del BlogTour ” Io sono Kurt”,
Due chiacchiere con l’autore Paolo Restuccia, in Rai dal  1987.  regista del noto programma satirico di Radio2 Il ruggito del coniglio e  autore di  “La strategia del tango”,

“Io sono Kurt” è un romanzo che si legge accompagnati dalla colonna sonora composta dalle innumerevoli citazioni musicali. “C’è sempre una musica adatta”?
Quando ti senti in un certo modo e ascolti per caso alla radio la canzone giusta, allora ti accorgi che cosa vuol dire la parola sintonia. Non a caso probabilmente si chiama così la frequenza di una stazione radiofonica ma anche l’armonia tra le persone. La musica adatta crea un ponte tra te e il mondo, almeno quella porzione di mondo che riesci a sentire in un certo momento. E se pensi che tutti vorrebbero scegliere la musica per il loro matrimonio oppure per il funerale, per il compleanno, per quando sono tristi o allegri, allora capisci che c’è sempre la musica adatta. Persino gli eserciti in guerra si accompagnano con una musica. Se hai mai baciato qualcuno, comunque, questa domanda ha la sua risposta nella tua testa.

E se dovessi scegliere una sola canzone da mettere in sottofondo per accompagnare il lettore nella storia?
Il ritmo di “Rain” di Sakamoto mi ha accompagnato nella scrittura del romanzo, per leggerlo forse sceglierei “Perfect day” di Lou Reed. Per me è una canzone perfetta, puoi ascoltarla fingendo che sia una canzone d’amore, oppure se segui tutte le parole e tutta la storia ti puoi riempire la testa di idee… come vorrei che fosse per il lettore di “Io sono Kurt”.

Nel romanzo, narrato in prima persona, il protagonista si rivolge spesso al lettore e all’inizio lo esorti a “venire nella notte con te“, cosa volevi dire?
Quando leggo io mi sento attivo, sono seduto su una sedia ma viaggio per mondi inesplorati. Vorrei che il mio lettore facesse la stessa cosa. Inoltre il protagonista della storia chiede spesso a chi legge di prendersi un minuto per andare su You Tube e cercare la canzone che lui sta citando. In effetti è un atto molto semplice, la rete ci ha reso disponibile tutta la musica del mondo insieme a un mucchio di altre stupidaggini. È una cosa possibile solo oggi, nessun lettore avrebbe potuto farlo nel Novecento o prima. Ora lo puoi fare, ascolti la canzone e poi ritorni alla storia, così capisci meglio cosa veramente sta raccontando.

Paolo_RestucciaLa musica è più bella di notte?
Sì. Perché di notte non solo il mondo è silenzioso, cosa che di giorno spesso non accade, ma c’è anche una sospensione del ritmo quotidiano, necessaria per aderire a quello della musica, perché la musica è in fondo davvero tempo ricreato, manipolato, inventato, modulato da chi suona.

Il tuo è un romanzo dalle tinte forti che si muove  tra passato e presente, in un’atmosfera  tra realtà e sogno,tra desiderio e rimpianto, di quello che era e non è più, o sarebbe potuto essere.
Quali sono i sentimenti più forti? Nostalgia? Rimpianto? O voglia di scordare, cambiare e andare avanti? This time tomorrow, where will we be?”
Abbiamo tutti vent’anni ma poi ce lo scordiamo e ce ne ricordiamo quando ne abbiamo quaranta, come il protagonista del romanzo, o come me che di anni ne ho cinquantacinque. Non è semplicemente rimpianto, è che ognuno di noi scopre a un certo punto che cosa è diventato quel ragazzo che era sul punto di scoprire il mondo. Ed è costretto a fare i conti con se stesso. Ecco il sentimento più forte nel romanzo è fare i conti con se stessi. E poi c’è l’amore. A un certo punto della vita tutti dovrebbero chiedersi (e forse lo fanno) “com’è andato l’amore?”

Come è cambiato il mondo delle radio dal 1996,anno di cui parli nel libro, a oggi?
Il 1996 era davvero 1000 anni fa?
Era mille anni fa per Andrea Brighi. Comunque secondo me dalla metà degli anni ’90 ci sono stati molti cambiamenti. Le radio nazionali sono diventate tutte un prodotto appetibile per i grandi editori, tanto per dire nel 1994 Radio Deejay è stata acquistata definitivamente dal gruppo L’Espresso. Sono anche nati tutta una serie di programmi che sancirono la vitalità del mezzo radiofonico, come “Il ruggito del coniglio”, per esempio. Poi mi sembra che la vitalità sia diminuita dal punto di vista della spinta creativa, anche se non dal punto di vista degli ascolti che sono ancora ottimi per la radio nel suo complesso. Ma insomma, ora il periodo eroico della radiofonia rivive solo nelle radio Web.

Come è cambiata la figura del Dj in questi 20 anni? Sono ancora i re della notte?
Il Dj sarà sempre il Re della notte finché troverà qualcuno disposto a ballare. Sono cambiati i luoghi, le grandi discoteche del passato spesso sono chiuse, ma esistono locali, club e talvolta luoghi improvvisati che ospitano grandissime serate di dance. Ci sono i rave, c’è lo sballo che si accompagna con la musica, roba da condannare se fai un discorso morale o legale, eppure è così la realtà. La musica stessa con i suoi ritmi ripetitivi da ballo tribale ti porta da un’altra parte e il Dj è il maestro di cerimonia che porta i ragazzi in un mondo quasi mistico.

image002Il romanzo si intitola “Io sono Kurt”, hai messo qualcosa di te nel personaggio?
Mi piacerebbe che ci fosse qualcosa di Kurt in me. La storia è anche il racconto di un doppio, il protagonista vorrebbe essere Kurt, ma all’inizio è solo Andrea Brighi. Kurt rappresenta il mito dell’eroe che vola alto e spinge gli altri a seguirlo. Il riferimento è esplicitamente a Kurt Cobain, perché gli eroi del rock sono destinati a morire giovani oppure a essere consumati dalla vita quotidiana e morire da vecchi, e in questi mesi c’è stata una vera e propria strage di artisti invecchiati più o meno tristemente.

Perché hai scelto Trieste per ambientare la storia?
In un periodo che ho trascorso a Trieste più o meno a vent’anni si nasconde il nucleo più forte e tenero di questo romanzo, per tanti versi oscuro. Lì c’era la pensione Ghega. Forse c’è ancora, con i suoi muri screpolati e i volti strani della gente, metà italiana e metà straniera. Lì c’è la luce del cielo e del mare. Ci sono i palazzi asburgici e i sacrari delle guerre. C’è Joyce e c’è Svevo. C’è l’arte e ci sono i mercanti. C’è l’Est e c’è l’Ovest. Il male e il bene si sono dati appuntamento e si confondono nella pensione Ghega, che poteva stare solo a Trieste secondo me.

In un’intervista hai detto che “per scrivere serve coraggio. la scrittura non è adatta ai vigliacchi“. Cosa intendevi dire?
Chi scrive onestamente mette in scena sempre un conflitto che vive davvero dentro di sé. Lo trasforma in azione, lo vive nelle riflessioni dei personaggi, lo esorcizza nelle scelte dolorose o nelle rivelazioni felici che toccano ai protagonisti. Ma per quanti sforzi possa fare per nasconderselo, la verità è che sta lottando con sé stesso. Questa è la lotta peggiore, ci vuole coraggio. I vigliacchi possono solo creare delle figurine senza vita, perché sfuggono lo scontro. E comunque è bellissimo combattersi nella scrittura, è la battaglia più onorevole che io conosca.

Tieni corsi di scrittura creativa, qual è la prima cosa che dici ai tuoi allievi?
Dico che non esistono formule semplici e ricette infallibili, non ci sono regole per scrivere un buon romanzo, e nemmeno per scriverne uno brutto. È solo il lavoro continuo, quotidiano, nel confronto con gli altri scrittori e gli editor che può essere utile.

Per chiudere, una domanda un po’ più faceta: cos’hai contro Richard Claydermann e com’è la musica da dentisti?
La musica da dentisti è per me quella che non contiene pathos, è una musica rassicurante e banale che serve per tranquillizzare i pazienti che stanno per entrare nella sala del medico. Povero Claydermann, a vent’anni per me era l’emblema della musica fatta per puro commercio, solo per vendere dischi ai dentisti, appunto, che ne avevano bisogno per coprire il rumore degli strumenti che usavano sui loro clienti. Adesso potrei rivalutarlo, non so, magari pensando a certi cantanti di oggi. Quando li sento, rimpiango il dolce rumore delle punte del trapano.

La trama:
«Abbiamo vent’anni solo per ricordarli quando ne avremo quaranta».
A un certo punto, chiunque dorma è destinato a svegliarsi. Così succede a me, anche se ho la spalla che mi brucia, oltre alle tempie che pulsano e l’orecchio che ronza. Nella stanza 001 non c’è più nessuno. «Si sono spaventati e sono andati via», mi dice Kurt. Basta un errore perché tutto vada nella direzione sbagliata. Un errore come quello che ho fatto io vent’anni fa.
Andrea Brighi, detto Kurt, in viaggio verso la Svizzera per un trasporto illegale di valuta, devia improvvisamente per Trieste in seguito all’incontro fortuito (e forse immaginario) con Stefano Zanchi, alias Diavolo Biondo, suo ex amico nonché datore di lavoro a Radio Punto Nord, più di vent’anni prima. Tornano a galla così i ricordi di un tempo in cui i due uomini passavano le giornate insieme, scambiandosi emozioni, spesso forti e all’insegna della trasgressione, progetti per il futuro, ragazze. Tra tutte, Anna, un amore mai completamente dimenticato, di cui ora riaffiorano i dettagli, le parole e il rimpianto per una storia finita troppo presto. Nella misteriosa e decadente pensione Ghega dove alloggia il protagonista, il passato tornerà a disturbare la quotidianità di Kurt, ex dj in fuga, fornendogli una chiave di lettura inedita per ripensare agli avvenimenti della giovinezza, sulla colonna sonora della musica dagli anni Novanta a oggi. Annoiato e quasi disilluso, l’uomo sarà capace di riscoprire se stesso dopo una vera e propria discesa agli inferi, tra personaggi bizzarri e spesso pericolosi, ragazze seducenti e strani figuri, in una storia trascinante di sesso, ricatti e debiti non priva di nostalgia per un periodo ormai lontano.

L’autore
Paolo Restuccia è il regista del noto programma satirico di Radio2 Il ruggito del coniglio, in cui è amichevolmente definito “The genius”. Lavora alla Rai dal 1987: dal 1991 al 1993, ha condotto 3131 e, come regista, autore e conduttore, ha preso parte a diversi programmi radiofonici, tra i quali Dentro la sera, A che punto è la notte, Luna permettendo, Buono Domenico, Permesso di soggiorno, Coniglio Relax. Insieme a Enrico Valenzi, è il fondatore della Scuola di scrittura Omero di Roma, la prima aperta in Italia, attiva dal 1988. Ha pubblicato il manuale La palestra dello scrittore, le parole e la forma (Omero, 2010) e il romanzo La strategia del tango (Gaffi, 2014).

Cristina Aicardi

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