La biblioteca dei morti



glenn cooper
La biblioteca dei morti
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Chi è il misterioso serial killer che uccide in modi sempre diversi dopo aver avvertito le sue vittime con un biglietto a forma di bara?

Il segreto sta nei codici riempiti freneticamente dodici secoli prima, dall’inquietante orfano Octavus nei sotterranei dell’abbazia di Vectis, sull’isola di Wight, riportati alla luce nel 1947 da un gruppo di sventurati archeologi.

Ovviamente, l’agente FBI Will Piper e la sua socia Nancy che indagano sul serial killer secondo i metodi tradizionali, non possono immaginarlo. Tuttavia, quando si avvicineranno alla verità verranno privati delle indagini e poi diverranno oggetto di una spietata caccia all’uomo ad opera delle più alte sfere del governo americano, fino alla sorpresona finale.

Una volta esaurita l’ideuzza iniziale, un elenco con tutte le date di morte della storia umana scoperto fra le rovine dell’abbazia e subito nascosto dalle alte sfere, lo svolgimento del romanzo procede stracotto, senza uno straccio di idea originale che sia una.

Il contrasto – con tanto di inseguimento on the road – fra poliziotto buono e servizi segreti cattivi disposti a tutto per celare il segreto che potrebbe distruggere l’umanità è talmente scontato da far vergognare, persino lo sceneggiatore di Walker Texas Ranger avrebbe saputo sfruttare meglio l’idea. La storia parallela dell’ex compagno di scuola nerd è imbarazzante e il cameo con Churchill è assolutamente privo di giustificazione narrativa. Insomma, non c’è niente di veramente brutto, ma sembra tutto assemblato a tavolino, come certi romanzi Harmony.

donatella capizzi

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