La casa di tolleranza – Marco Vichi



Marco Vichi
La casa di tolleranza
Guanda
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La casa di tolleranza raccoglie tre racconti lunghi di Marco Vichi, La casa di tolleranza, Morto due volte e Natale di guerra, tre avventure del commissario Franco Bordelli che avvengono in tempi diversi, dal 1949 al 1966. 

La casa di tolleranza, il racconto che dà il titolo al volume, si apre con il commissario Bordelli, ancora vice-commissario, che suo malgrado è costretto a fare il periodico controllo alle case di tolleranza voluto dalla questura. Da poliziotto fuori dagli schemi qual è Bordelli fa quella che sembra più una visita di cortesia che una perquisizione e nella casa di Madama Fedora incontra la giovane, bella e arguta Rosa con cui intreccia un’amicizia del tutto disinteressata tanto che la prostituta in modo inspiegato (ma che ci sarebbe piaciuto sapere) diventa anche grande amica della fidanzata di Bordelli, studentessa di medicina e proveniente da una facoltosa famiglia fiorentina. Proprio Rosa metterà la pulce nell’orecchio del commissario circa un tipo strano che pare ami andare in giro con parrucca e barba posticcia e che abita dirimpetto la ragazza. Sarà solo un originale oppure nasconde qualcosa di losco? 

Morto due volte, già pubblicato nel 2010 come graphic novel in collaborazione con Werther Dell’Edera, si svolge nel 1958. Il commissario Bordelli, che ama passeggiare nei cimiteri fiorentini leggendo le frasi commemorative scritte sulle lapidi e calcolando mentalmente l’età dei defunti, davanti alla lapide di un defunto sepolto nel cimitero monumentale delle Porte Sante si accorge di aver già letto lo stesso nome in un altro cimitero. In effetti al cimitero ebraico di via di Caciolle c’è la sepoltura di un omonimo nato nello stesso anno, ma morto nel 1954 anziché nel 1943 come il primo. Scartata l’ipotesi di due persone con lo stesso nome, Bordelli comincia a indagare in modo informale per scoprire la ragione di questa bizzarra doppia sepoltura che poi tanto bizzarra non è, anzi nasconde qualcosa di inconfessabile legato alla persecuzione degli ebrei.

In Natale di guerra Bordelli, rassegnate le dimissioni dalla Pubblica Sicurezza da poco, sta sonnecchiando in poltrona durante la vigilia di Natale del 1966, ma in realtà sta pensando a un’altra vigilia di Natale, quella del 1943 in Abruzzo dove Franco Bordelli era stato inviato al fronte per raccogliere informazioni e prendere contatti con il generale Clark. Durante la notte di Natale Bordelli si era trovato a ripararsi in una stalla con due sconosciuti e qui alla luce delle candele dopo aver diviso quel poco che avevano nello zaino consumando un magro cenone della vigilia propone di continuare la serata raccontando una storia ciascuno. In questo racconto compare un omaggio a Curzio Malaparte, ufficiale di collegamento presso l’Alto Comando Americano e uno dei due compagni di Bordelli durante la notte di Natale, e al suo libro La pelle.  Infatti mentre il racconto di Bordelli è il ricordo tenero e struggente di un’amicizia con una anziana signorina da lui conosciuta quando era bambino, e il racconto del secondo protagonista, un giovanissimo ufficiale del San Marco, è uno scanzonato ricordo di alcuni membri della sua famiglia, Malaparte narra un episodio particolarmente atroce del comportamento degli Alleati nei vicoli di Napoli che inizia con le parole: “Ho visto madri vendere i propri figli, bambine e bambine, a militari ubriachi e ho visto nonne fare la stessa cosa con i nipoti.” Si segnala che sul sito di Marco Vichi si trova un estratto di Natale di guerra letto da Elena Cassi Filippini corredato dalla raccomandazione che la lettura non è adatta agli ascoltatori sensibili.

Rita Garzetti

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