Avventura e mistero a gogò per La congiura dei monaci maledetti ,“intrigantissimo” thriller siculo/toscano di Carmelo Nicolosi De Luca.
Eh già, perché con l’arrivo in libreria della nuova opera del giornalista e scrittore palermitano di vita e residenza, ma nato a Catania, abbiamo una serie di oscuri delitti e una misteriosa setta che opera segretamente dal rinascimento e… ma ora state un po’ a sentire qualche anticipazione:
Palermo: il vecchio e solitario padrone di una libreria di antichi testi rari, Giacomo Scandurra viene ritrovato nel suo negozio brutalmente assassinato. La saracinesca abbassata a metà ha messo in allarme i negozianti vicini che hanno scoperto il suo cadavere. Il colpo mortale è stato inferto da un pugnale con una particolare impugnatura color porpora che fa pensare a un arma del passato. E infatti, a detta degli esperti della scientifica locale, dovrebbe risalire al XV secolo. Le indagini spettano di diritto al vice questore, capo della Mobile di Palermo, il brillante investigatore Giovanni Barraco che, affiancato dalla sua squadra, l’ispettore capo Paterna, e gli agenti Lombardo e Laura Novelli, cerca di mettere insieme i pezzi di quello strano delitto, interrogando parenti, amici e conoscenti del morto. Nel frattempo anche Sergio Nato, giovane giornalista rampante del Giornale di Sicilia gira in lungo e largo per saperne di più. E invece sembra costretto a fare i conti con un fantasma che veste il saio da domenicano… Dopo qualche giorno dall’omicidio di Palermo, anche a Firenze, viene ucciso un secondo libraio, Mario Reggiani che conosceva Scandurra. I due omicidi hanno molto in comune, soprattutto l’arma del delitto che è un pugnale identico a quello che ha ucciso il siciliano. Ancora qualche giorno e in un cespuglio nei pressi di Capaci salta fuori il cadavere di un operaio che lavorava a certi restauri nella basilica di San Domenico a Palermo. Arma del delitto, come per gli altri due casi, un pugnale. E, se non bastasse la falce della morte cala anche in Vaticano: la salma del cardinale segretario di Stato viene trovata esanime nella sua auto. E poco dopo anche un cardinale esperto in Sacra Teologia che andava a tenere una conferenza, viene ammazzato con il suo autista. Il questore di Roma, Ettore Midiri, e il vicequestore palermitano Giovanni Barraco, chiamato nel suo ambiente “la leggenda” per i successi contro i mafiosi, si trovano coinvolti in una incredibile faccenda che li porterà a una inimmaginabile scoperta: l’esistenza di una setta, che risale alla fine del 1400, ma che è stata segretamente tramandata di padre in figlio fino ai nostri giorni. La setta è quella dei Frateschi (nome con il quale venivano chiamati i Piagnoni, i più fedeli e scatenati seguaci del Savonarola) guidata da un misterioso conte fiorentino che coinvolge nelle sue trame anche pezzi da novanta della attuale società. Le indagini infatti, che vedono la tiepida collaborazione della questura di Firenze e quella molto più efficiente del Vaticano con l’appoggio di monsignor Cattaneo, numero 2 del defunto Segretario di Stato, porteranno a scoprire che i moderni Frateschi, ancora succubi dei dogmi di moralizzazione di fra Girolamo Savonarola, il famoso predicatore condannato, dopo la scomunica di Papa Alessandro VI al secolo Rodrigo Borgia, dalla Signoria fiorentina a essere impiccato e il suo cadavere arso al rogo, vogliono impadronirsi a ogni costo del suo testamento, affidato ad alcuni discepoli prima del suo arresto. E se tutti i delitti fossero legati a quel manoscritto? Anche il giornalista Nato si scervella e prova a dare una mano. Però la sanguinosa e mortale scia sembra incontrollabile. Quale sarà il vero bersaglio di quella banda di fanatici? Chi è il burattinaio occulto dell’intricato complotto che affonda le sue radici in tempi lontani più di cinque secoli?
La congiura dei monaci maledetti ha una trama avvincente e ben calibrata per un romanzo veloce, senza sbavature storiche, con un variegato parterre di personaggi che stuzzicano piacevolmente la curiosità del lettore.
