La mala erba – Antonio Manzini



Antonio Manzini
La mala erba
Sellerio
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Favola amara, tragedia, rappresentazione allegorica della realtà che ci circonda, La mala erba di Antonio Manzini è tutto questo e il paesello di Colle San Martino e le trecento anime che lo abitano sono uno specchio nel quale riflettersi. Un piccolo borgo, “uno sputo in mezzo al nulla”, circondato da boschi dove gli abitanti, seppur conoscendosi tutti, vivono ognuno nella propria solitudine interiore, alieni all’empatia, alla condivisione e alla compassione, ossessionati e gravati solo dai propri problemi. Un paese senza speranza per il futuro,  incapace di liberarsi dal giogo di antichi meccanismi che si ripetono ciclicamente uguali. Un coacervo di   squallore, soprusi, malignità, egoismo e vendetta, che pare essere l’unico strumento applicabile per ottenere una parvenza di malata giustizia.  Due solo le costruzioni che dominano il paese: il campanile della parrocchia di padre Graziano e la torretta del palazzo di Cicci Bellè, la cui famiglia da sempre regna incontrastata sul paese, gestendone di fatto la vita. Come repliche malvage di Don Camillo e Peppone, i due si fanno la guerra a colpi di cattiverie e angherie e a farne le spese sono gli abitanti (vuoti a perdere, sfiancati e disillusi), ricattati da religione e soldi a strozzo. E in fondo è proprio il dio denaro che regola la vita del paese, che stabilisce chi può vivere sereno e chi no. Mentre i più anziani sembrano rassegnati a questa situazione, in alcuni giovani del paese ancora alberga la speranza di un futuro diverso, lontano da quel paese dove anche l’allegria non è ammessa, specialmente se non giustificata. Samantha è una diciassettenne che sogna una vita lontana e diversa, un desiderio anche banale, studiare veterinaria all’università, ma che visto  dalla piazza di Colle San Martino sembra avere i contorni del miracolo o della fantasia irrealizzabile. Ne parla con la sua amica del cuore, Nadia, che non abita in paese e che quindi è affrancata da quella mefitica aria. Ma a Colle San Martino i sogni muoiono ancora prima dell’alba e Samantha sarà costretta a fare i conti con regole non scritte ma implacabili e anche la sua vendetta, quella che potrebbe sembrare una rivalsa,  è a conti fatti una resa incondizionata. L’ennesima dimostrazione del ripetersi ciclico degli eventi. La mala erba è un noir pieno di delitti perché a essere uccisi sono la speranza, il futuro, i sogni e la compassione e a farne le spese sono soprattutto i più giovani. Una fiaba acida, una rappresentazione corale di debolezze e bassezze, di fatto unico legame tra i singoli e la collettività del borgo. Una sorta di memento, intriso di spietato realismo, perché tanti piccoli paesi formano una realtà molto più grande, in cui tutti viviamo.

Cristina Aicardi

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