La mia testimonianza davanti al mondo



Jan Karski
La mia testimonianza davanti al mondo
Adelphi
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Non è un thriller, né un noir né un giallo in senso stretto. Ma La mia testimonianza davanti al mondo di Jan Karski è un libro così nero che, senza sforzo, può raggruppare nell’insieme delle sue pagine i tre generi. Giovane ufficiale polacco, Karski nel 1939 si unì alla resistenza del suo paese con un compito ben specifico: tenere i collegamenti tra lo Stato segreto polacco e gli organi ufficiali del governo in esilio a Londra e riferire all’esterno tutto ciò che i nazisti stavano facendo nella sua terra. La sua doveva essere una testimonianza in prima persona, registrata coi suoi occhi e non con racconti altrui. Doveva cioè vivere in prima persona il terrore del Ghetto di Varsavia e del campo di concentramento di Belzec. Un compito disumano, che gli costò quasi un’abitudine alle torture e un numero infinito di momenti di paura pura. Un libro nero, nerissimo. Raccontato come un romanzo, con uno stile da autore vero, secco, preciso, abile a passare dal calore del tono alla gelida descrittività quando la testimonianza deve concedere l’intero spazio ai gesti, alle parole, alle abitudini, ai vizi che composero la realtà della bestia nazionalsocialista. Alla fine riuscì a salvare la pelle, col metodo della vittima che pianifica la fuga e la fortuna che la accompagna. E il suo carnefice che si credeva onnipotente (il serial killer storico per eccellenza?), incarnato nell’intera ideologia che aveva deciso chi spazzare via e chi porre sul trono del pianeta, sconfitto e processato dal tempo nuovo. Karski scrisse questo libro nel 1944, poi fu dimenticato per tanti anni, fino a che Claude Lanzmann lo riscoprì intervistandolo in Shoah. Questo testo oggi è tornato alla luce grazie all’opera meritoria dell’Adelphi. Preparatevi alla sua lettura come fareste come coi più grandi scrittori appunto di thriller e noir.

Corrado Ori Tanzi

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