La mossa giusta – Enrico Franceschini



Enrico Franceschini
La mossa giusta
Baldini + Castoldi
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Che il segreto di Franceschini sia nella sua curiosità e volontà di esplorare che gli hanno garantito una vita movimentata e una meritata carriera come inviato speciale? Sarà stato il dover continuamente cambiare orizzonte, adattandosi e arrivando a comprendere mondi e situazioni tanto diverse tra loro? Situazioni e diversi orizzonti che gli hanno indubbiamente regalato ampiezza di vedute corredata da una continua spinta e capacità di sapere approfondire ogni avvenimento.? Insomma un’ apertura mentale a tutto tondo, a 360 gradi.
Una grande apertura che gli offre il dono di saper raccontare quasi fosse una fiction, a metà tra biografia romanzata e romanzo biografico, una storia ispirata a una vita vera. Una straordinaria trasposizione inquadrata in un reale contesto storico politico che ci consente di entrare e sprofondarci nella narrazione come se di quei drammatici fatti fossimo stati testimoni o meglio addirittura dei protagonisti.
Odessa, Ucraina, 1918. Mentre ovunque nel paese infuria la guerra civile fra rossi e bianchi, sette uomini sono schierati in fila contro un muro di un cortile. Davanti a loro il plotone di esecuzione. Piove senza sosta. Ma poco prima che i soldati bolscevichi aprano il fuoco, un ufficiale esce dalla garitta di comando sventolando un foglio bagnato con sopra i nomi del condannati a morte e chiede chi sia Ossip Bernestein. Uno degli condannati risponde: «Sono io» E allora l’ufficiale dopo averlo scrutato, interroga dubbioso se sia veramente lui Ossip Bernstein il famoso giocatore di scacchi. Alla conferma del suo interlocutore, ancora poco convinto, l’ufficiale ordina di farlo uscire dalla fila e portarlo dentro l’edificio, trasformato in caserma. Poi, dopo la tragica esecuzione degli altri condannati: «Faremo una partita», propone. «Se perdi significa che menti, non sei il vero Ossip Bernstein e torni subito davanti al plotone di esecuzione … Se vinci vuol dire che hai detto la verità e allora vivrai e sarai libero .»
Il condannato, ebreo ucraino, fino all’anno prima era un ricco e brillante avvocato d’affari a Mosca ed è davvero uno tra i più forti scacchisti del mondo. La doppia rivoluzione di Lenin del 1917 (febbraio e ottobre) seguita dalla condanna a morte di tutta la famiglia imperiale a marzo del 1918, lo ha espropriato di tutti i suoi averi e costretto a lasciare la capitale con la moglie e i due figli e rifugiarsi dopo tre settimane di viaggio a Odessa, rintanandosi in un cantina di un cugino mentre infuriava il sanguinoso scontro controrivoluzionario tra russi bianchi (fedeli al vecchio regime) e russi rossi (bolscevici) Ma l’Ucraina non offre loro protezione, anzi gli ebrei dopo il feroce massacro, un pogrom vero e proprio operato dai bianchi che imputavano loro tutti i mali della Russia, paiono ormai solo le vittime designate delle due fazioni. Quando è stato arrestato per strada Bernstein stava cercando nottetempo qualcosa da mangiare per la famiglia. Passerà dal 1918 al 1920 da una cantina all’altra della città solo in attesa di una via sicura di fuga mentre sopra di loro infuria la guerra, e il suo sfidante carceriere Anastas Mikoyan ,che dopo essere stato battuto agli scacchi ha rispettato la parola data restituendolo alla vita, sta combattendo agli ordini di Sergeevich Krusciov, comandante delle truppe bolsceviche nell’Ucraina nord- Orientale… Ambita fuga che per Ossip Bernstein si realizzerà tuttavia solo due anni dopo quando, con Vilma sua moglie e i loro due figli, s’imbarcherà da Odessa su un mercantile britannico per raggiungere Istambul e di là attraversare lentamente quasi tutta l’ Europa fino a Parigi. Ma la partita a scacchi a cui deve la salvezza sta per cambiare di nuovo la vita di un uomo asceso la prima volta ad altari di successo e gloria nella fastosa capitale imperiale russa, poi costretto a scappare e diventare un povero ricercato ramingo in Ucraina ma di là, raggiunta Parigi a scalare caparbiamente tutti i gradini del successo economico e sociale negli anni ruggenti e diventare cittadino francese . Dove frequenterà oltre ai tanti emigrati russi di gran livello, l’ internazionale élite culturale dell’epoca fatta di pittori , scrittori e artisti di ogni genere. Ma nel 1929 il nuovo il disastro. Il crack economico con la capitale francese investita dal crollo della Borsa di Wall Street e il fallimento della sua florida banca di affari che si è mangiata anche tutto il suo patrimonio privato. Segue una difficilissima ma caparbia risalita in virtù della sua straordinaria capacità di giocatore di scacchi, che nonostante l’impegno lavorativo non aveva mai smesso di praticare e di nuovo una vita serena e il benessere per la sua famiglia. Ma a 58 anni l’incredibile e avventurosa vita di Ossip Bernestein  sta per precipitare nel baratro per la terza volta. I tedeschi hanno raggiunto Parigi. Migliaia di militari nazisti sfilano vittoriosi a cavallo per gli Champs Elysées, seguiti dal trionfante rombo dei carri armati . Le vie di fuga verso nord sono tagliate. Gli alleati si stanno imbarcando frettolosamente sotto le bombe su ogni naviglio disponibile per raggiungere le coste britanniche. Ossip Bernstein e i suoi non possono più fuggire a nord verso Calais come hanno già fatto tanti ebrei come loro. La Francia è travolta dalla Seconda guerra mondiale, l’intera Europa diventerà testimone e prigioniera delle atrocità dell’Olocausto mentre verso est i consiglieri di Stalin, il feroce dittatore sovietico, tra i quali il suo rivale a scacchi di Odessa, cominciano a dubitare del loro sodalizio firmato con Hitler.
I Bernstein troveranno una difficilissima via di uscita verso il sud del paese, Marsiglia, scampando ancora una volta alla morte ma a prezzo stavolta della mostruosa perdita del figlio maggiore di Ossip e Wilma: Giacobbe, catturato per strada dai tedeschi. A Marsiglia poi ancora paura e infine la decisione di mandare via il secondogenito Isacco e farlo imbarcare su una nave in partenza per l’America . Mentre i genitori troveranno invece la strada per i Pirenei e la Spagna… Per raggiungere finalmente Barcellona, l’anonimato e la salvezza nella neutrale Spagna franchista…
Mentre la Russia dopo aver subito l’attacco tedesco nel 1941, ormai pronta a cambiare bandiera sta per attirare l’esercito nazista nella gelida trappola dell’inverno sovietico già fatale a Napoleone… Una lunga avventura destinata a concludersi per il figlio di Ossip, Isacco come interprete di alto livello negli Stati Uniti e alla fine della guerra, nel corso  della guerra fredda, con Stati Uniti e Unione Sovietica avversari in una azzardata sfida tra Kusciov e Kennedy pronta a scatenare un terribile conflitto nucleare. Solo la mossa giusta, come in una fatale partita di scacchi, che può salvare il futuro del mondo….
Un intrigante thriller costruito sulla incredibile ma vera storia di un ebreo errante attraverso il Novecento. E sul gioco più intelligente ma implacabilmente crudele del mondo : gli scacchi.
Come dichiara Enrico Franceschini nel suo capitolo di chiusura intitolato Zugzwang: termine internazionale degli scacchi usato per indicare il fatto di dover muovere benché ciò costituisca uno svantaggio per il giocatore, (in quanto ogni mossa di cui dispone altera la sua posizione in favore dell’avversario), La fiction su Ossip Bernstein in La mossa giusta finisce a pag. 292.
Ma visto che come quando si gioca a scacchi non si può stare fermi, ora bisogna scoprire le carte e spiegare quanto ci sia di vero e quanto di romanzato in questa storia che definisco, senza tema di smentita, bella e incredibilmente appassionante. A carte scoperte dunque. Quindi : come già detto, Ossip Bernstein è realmente esistito ed è stato uno dei più famosi campioni degli scacchi che la storia ricordi ed è vero che per tre volte ha fatto fortuna per poi perdere tutto. Come sono vere sia la sua rocambolesca partita di scacchi contro la morte giocata a Odessa che la sua ultima incredibile fuga in Spagna attraverso i Pirenei durante la Seconda guerra mondiale. Ed è anche vero, dopo il suo definitivo ritorno in Francia, che abbia fatto parte della squadra nazionale francese di scacchi fino alla sua morte nel 1962… Mentre è solo possibile che un ricco banchiere abbia conosciuto e frequentato la crema culturale e i protagonisti della Parigi ruggente degli anni ’30.
E che l’ufficiale che lo sfidò e lo graziò a Odessa, sia stato il grande politico russo, Anastas Mikoyan.

Patrizia Debicke

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