La paura nell’anima



Valerio Varesi
La paura nell’anima
Frassinelli
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La paura nell’anima – L’ultima indagine del commissario Soneri
Arriva La paura dell’anima portando con sé un’altra avventura di Soneri, complice di indagini a sfumature giallo noir di Valerio Varesi e, come sempre, accorto paravento di precise denunce sociali. Un’avventura stavolta che si avvolge soprattutto con sfumature di ricordi e di parole che affondano radici nella suggestiva e malinconica tradizionale memoria parmigiana. Memoria  che comincia ad arrampicarsi sulle burbere pendici appenniniche e si cala nei profondi misteri del subconscio che fanno scattare la molla di paure ancestrali, le più di origine pagana. Con La paura nell’anima il commissario Soneri indaga l’attuale età della perenne incertezza, dell’insicurezza, della profonda angoscia, forse e soprattutto, provocata dal non saper riconoscere i propri nemici. Scava nella psicologia sociale, in quella scientifica indagine che ci spiega come pensieri, sentimenti e comportamenti degli individui siano influenzati dalla presenza oggettiva, immaginata o implicita degli altri. La vicenda reale alla quale Varesi si richiama e usa con consumata abilità è la lunga caccia  all’inafferrabile bandito Igor, il killer di Budrio, soprannominato Ezechiele, che diventa in questo romanzo uno spauracchio per le allodole, causa incidentale e occasione per sviscerare e approfondire un percorso tra le inquietudini che agitano disordinatamente l’Italia. Quell’Igor tanto bravo da farsi passare per un’altra persona, un ex militare dell’armata russa, che, quando le autorità serbe ne chiesero l’estradizione per reati di violenza e stupro, sollecitando a quelle italiane se avessero in custodia un tal Norbert Feher (che poi era il suo vero nome), l’Italia rispose no.     Ma torniamo al romanzo. a  La paura nell’anima, che prende il via da una fuga dalla bollente afa agostana di Parma del commissario Soneri e di Angela la sua intelligente compagna avvocato. E che c’è di meglio per una vacanza estiva di cercare rifugio in una casetta a Montepiano nel fresco montanino dell’Appennino? Con in programma una vacanza rilassante, fatta per ritrovarsi, stare insieme, mangiare buoni e sani cibi locali e rinnovare la reciproca affettuosa conoscenza carnale in paciosa tranquillità, ma ohimè forse un programma troppo bello per essere vero. Ovverosia troppo bello per durare. Infatti a pochi giorni dal loro arrivo, la notturna quiete del paesino, disturbata solo dal frinire dei grilli, viene spezzata da un primo grido angosciante proveniente dal bosco. Seguito minacciosamente da altri, lancinanti e lamentosi. Alla fine si scoprirà che chi gridava era un certo Brunetti, un cercatore di tartufi del paese, ferito a una gamba da un colpo di pistola, ricuperato al Passo dei Curiosi dal mulattiero Tilò che gli ha salvato la vita, bloccandogli la safena tranciata con un laccio. Un colpo sparato da bracconieri? Possibile ma Brunetti, anche quando viene rispedito a casa dall’ospedale, è fuori di testa, non ricorda nulla. Né chi gli ha sparato, né perché. Soneri prova a tenersi fuori dall’indagine per salvare la sua vacanza con Angela, ma sarà dura. Anche perché nei giorni seguenti il paese viene invaso dai carabinieri e da Parma  gli arriva una precisa telefonata del magistrato. È proprio in quei boschi, infatti, che Valerio Veresi ha nascosto il criminale più ricercato d’Italia, il falso russo, il serbo Vladimir (eccellente controfigura narrativa del vero Igor), macchiatosi di rapine e efferati omicidi e poi datosi alla macchia. Ma i carabinieri, al comando del capitano Morrone, bravo e predestinato scaricabarile degli errori altrui, questa volta, sono convinti di averlo accerchiato senza possibilità di fuga in una “ pseudo zona rossa”. E invece l’unica cosa che lo spiegamento di uomini e di forze destinato a catturarlo riesce a ottenere è il progressivo dilagare della paura nel paese, tra gli abitanti, nell’animo di Angela, che si sente in trappola, e dello stesso commissario Soneri. Un caccia all’uomo fatta di continui allarmi, che finisce con stravolgere la vita degli abitanti di Montepiano, i rapporti umani e le loro consolidate abitudini di caccia di frodo. Un continuo senso di incertezza che divide le persone e instilla in loro diffidenza, mettendole l’una contro l’altra. E le capacità di quel serbo, un trasformista in grado di rendersi sempre irriconoscibile, finiscono per renderlo agli occhi della gente una figura quasi leggendaria. E invece è solo un crudele assassino ma anche un mago dell’inganno, una specie di Houdini che pare divertirsi, prendendosi gioco della squadra dei carabinieri della polizia, con derisori messaggi sui social network durante le sue scappate a valle quando si collega, approfittando del Wi-Fi libero nei centri commerciali. Ha un profilo Facebook che aggiorna di tanto in tanto inserendo immagini di sé con paesaggi montani sullo sfondo. Insomma, un criminale perfetto. Un po’ troppo perfetto, comincia a pensare anche Soneri.  Ma con il finire dell’estate, peggiora anche la nebbia che gli investigatori dovrebbero bucare per metterlo in trappola. E se nel frattempo un ragazzo scapestrato è sparito, forse solo un cane e un mulo, anzi una mula, conoscono tutta la verità. Tanto che il commissario Soneri, per scoprire il colpevole, deve scavare nelle ancestrali paure legate a leggende pagane che riaffiorando servono solo a far esplodere gli inconsci malanni dell’anima che si nascondono nelle ombre del nostro quotidiano. In La paura nell’anima Varesi tratteggia con maestria un affresco profondo e molto acuto della nostra società, in cui Montepiano rappresenta una sorta di metafora dell’oggi e delle troppe contraddizioni di questa nostra epoca. Ma scrive anche una nuova puntata del percorso formativo di Soneri in cui poesia e denuncia sociale vanno tranquillamente a braccetto, rappresentando il quadro di quello che è o potrebbe diventare il “paese” Italia .

 

Patrizia Debicke

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