L’altro Ulisse

In un bello spettacolo di letture dantesche, Vergine Madre (appena andato in onda su Rai2 e con frequenti date in giro per l’Italia) Lucilla Giagnoni lascia sempre un po’ tutti di stucco quando, al momento di recitare i versi dedicati a Ulisse, si prende uno spazio per raccontare la verità: ovvero che il mito fondante della nostra civiltà, l’uomo a cui Dante affida il manifesto del mondo occidentale (“Fatti non foste a viver come bruti”), è in realtà un imbroglione, un ladro, un furbo. Uno che assomiglia fin troppo alla genìa di maschi e politici che ancora oggi ci tocca in sorte.
Monica Centanni, che insegna archeologia e tradizione classica all’Università Iuav di Venezia, ci mette il carico da dodici e pubblica ora un prezioso volumetto che si intitola Nemica a Ulisse (Bollati Boringhieri, 7 euro), nel quale, ispirandosi rigorosamente ai testi classici, suo pane quotidiano, fa parlare le donne del mito che hanno ottime ragioni per odiare Ulisse.
Ora, sia dalla lettura della Giagnoni, sia da quella della Centanni non si esce arrabbiate con Ulisse (anche perché nessuna di noi avrebbe voluto essere Penelope e tutte noi ci sentiamo piuttosto “Telemache”, figlie di Odisseo, nella sua irrequieta intelligenza). Ma si riemerge consapevoli. Il che fa onore alle due “aede”, capaci prima di trascinarci nel fiume oscuro e misterico della poesia, e poi di riprenderci per i capelli e chiederci: “Allora, hai capito?”

Monica Centanni, di solito, è autrice di saggi serissimi e traduzioni: per esempio è sua la prima versione, in italiano, del Romanzo di Alessandro. Ma questa volta scrive come farebbe la Pizia: diventa la voce di Teti, Calipso, Medea, Dioniso (“femminamaschio”), Clitemnestra e soprattutto Ecuba, colei che ha più ragioni di tutte per detestare Ulisse. “Ettore, Achille e gli altri eroi amavano la vita, come il bene più caro, ma stavano lealmente alle regole di questo gioco crudele Ulisse no: in mille modi, con mille trucchi cercava di risparmiarsi, di evitare gli scontri, di accelerare i tempi dell’assedio, per poter tornare a casa..”, scrive. Ulisse non è soltanto un furbo: è anche un assassino, per esempio della povera Polissena, la figlia di Ecuba, sacrificata sulla tomba di Achille perché il vento riprenda a spirare e riconduca gli Achei a casa. Eppure, ancora una volta, -e qui è la grandezza dell’eredità greca-, ci appare evidente che non è così facile condannare. Che Ettore (chi di noi non l’avrebbe amato?), con la sua gentilezza, e Ulisse, anti-eroe per eccellenza, che Clitemnestra e Medea, vendicatrici e assassine, ma anche donne irrimediabilmente offese e ferite, che Dioniso, nella sua sessualità ambigua, già rappresentano tutta la complessità del nostro mondo. Ulisse, straordinaria canaglia, è di nuovo salvo.

Il prossimo appuntamento con WW è per giovedì 14 giugno e, come sempre, saranno veri DiRottamenti, percorsi inaspettati su territori già battuti.

valeria palumbo

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