L’anatomista



Diana Lama
L’anatomista
Newton Compton
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Un encomio e un applauso a Diana Lama per aver reso logicamente plausibile l’efferata presenza di un serial killer a Napoli. E aver ambientato la storia nel periodo delle festività natalizie. Gioioso di solito ma… non in questa storia. Certo la città rammenta ancora la leggenda di Raimondo di Sangro principe di Sansevero, scienziato stregone. Barbare imprese e il passato nasconde molte più nefandezze dell’immaginabile. Ma chissà perché ai nostri giorni quando si pensa a Napoli la nostra mente vola più facilmente a Posillipo, al mare, al decadente splendore della sua gloria, ai mirabolanti presepi, ai botti assassini di Capodanno e magari all’uggioso traffico impazzito… Ma no! Da oggi bisogna stare sul chi vive. Anche i turisti impareranno che bisogna cambiare registro. Il pericolo vero non è solo lo scippo, il furto dell’orologio o il decantato e temuto tanfo dell’immondizia, no! No e no! Per le strade della bella e fascinosa città partenopea si rischia la pelle. Eccome! Io vi ho avvertiti. Contegno e attenti a voi! A parte gli scherzi, tanto di cappello a Diana per la verosimiglianza dei suoi personaggi con in testa, Artemisia “Mitzi” Gentile, la sua eroina, una psicologa esperta ma con un tremendo segreto nel suo passato, chiamata ad affiancare nella caccia al serial killer Tito Jacopo d’Urso lo psichiatra, un profiler collaudato e i componenti della sua squadra. Plaudo alla bravura dell’autrice nello scandagliare l’animo delle vittime e del loro tremendo carnefice mostrandoci i lati più oscuri della mente umana. Nel rendere con lucida abilità l’operato di un mostro disumano, afflitto da una psiche disturbata, ribattezzato dalla stampa: l’Anatomista. Solo la intelligenza di una donna, medico e chirurgo poteva dare alle torbide descrizioni di tanta efferatezza una qual certa asetticità professionale che le rende leggibili e spaventosamente coinvolgenti. Pochi cenni sulla trama. Dire di più mi parrebbe un delitto e nel romanzo ce ne sono abbastanza. L’aletta di copertina recita: Su uno scoglio del lungomare di Napoli viene ritrovato il corpo nudo e mutilato di una giovane donna. Un macabro rituale che ha già fatto più di una vittima… Come si può catturare questo orrendo assassino che sottopone le sue vittime, donne finora, a un macabro rituale? L’ingresso di Artemisia Mitzi nella Squadra di D’Urso sarà un elemento catalizzatore. Grazie a lei, si scoprirà un inquietante particolare, un legame che collega le vittime. Ma il serial killer è scatenato. La sua fame di morte è insaziabile. Il pubblico e i media invocano l’intervento del FBI. D’Urso decide di usare la ragazza come esca per provocare il mostro… Un Natale da paura in una città illuminata a festa, ma battuta da un vento gelido. Ma chi segue Mitzi? Il serial killer, l’ irrealtà del suo incubo o qualcosa di tangibile tornato dal passato? Il gioco perverso e sottile di Diana Lama è di tenere sulla corda il lettore fino all’ultimo. Geniale la soluzione noir o, se preferite, la parziale soluzione noir del caso che mi fa chiedere qual è l’etica in questa storia e cos’è il male? E cosa mai porterà il domani?

patrizia debicke

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