L’angelo custode – Leo Giorda



Leo Giorda
L’angelo custode
Ponte alle Grazie
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La galleria italiana degli “investigatori per caso” si arricchisce di un personaggio originale e trascinante, Woodstock, che erompe con fresca irruenza dalle pagine de L’angelo custode (Ponte alle Grazie, 2022), romanzo di esordio del giovane Leo Giorda. Adriano Scala, vero nome del protagonista, è un maestro elementare fricchettone che, ai giorni nostri e nemmeno quarantenne, nutre gli ideali sociali e politici che furono il mantra della contestazione giovanile sessantottina. 

Una figlia e un legame fallito alle spalle, se n’è tornato a casa della madre e ora, alle soglie di un’estate che ancora non morde i marciapiedi di Roma, consuma i primi giorni di vacanza nella cameretta della sua adolescenza, eterno Peter Pan dalla canna facile e dalla crescita tormentata. 

Canna facile sì, ma non una vera dipendenza. Woodstock, infatti, ricorre alla droga soltanto per tenere a freno ansia e attacchi di panico che lo tormentano fin da ragazzino a seguito di traumi irrisolti, ma anche perché con il tempo ha scoperto che la marijuana affina le sue capacità cerebrali, regalandogli una lucidità e una capacità di concentrazione fuori del comune. Di queste avrà particolare bisogno per tirare fuori dai guai Claudio Gatto, un pianista cinquantenne sul quale ancora pende una falsa accusa di pedofilia, accusato del brutale omicidio di un orfano, ospite di una comunità educativa religiosa.

Ai casi umani Woodstock non sa resistere, «Poirot dei centri sociali” qual è nell’animo, idealista ed empatico, pronto sempre a mettersi al servizio degli ultimi, delle vittime di un mondo indifferente. Soprattutto quando a chiederglielo è Daniele Podavite, il Poda, «un Chapo tiburtino, un piccolo spacciatore di Portonaccio convinto di essere Al Pacino in Scarface», dal cuore d’oro a dispetto della mole impressionante e dell’intelligenza limitata.  Una leggenda urbana, il Poda, per alcuni ex sbirro in cerca di redenzione, per altri ingegnere divenuto clochard, ma per tutti l’anima stessa del quartiere romano di San Lorenzo. 

Per le vie, e specialmente nei bar, Woodstock si getta nell’indagine per scagionare Claudio Gatto e finisce per incrociare la spada con il vice questore Giacomo Chiesa, altrettanto deciso a incriminarlo, rampante e “giusto” almeno quanto Adriano è sopra le righe e sdrucito. 

Mentre al primo omicidio ne segue un altro, una ragazzina straniera anch’essa ospite di una comunità, è Woodstock a scoprire che altri due orfani sono scomparsi, tutti timidi e introversi, tutti ospiti di istituti religiosi, fornendo a Chiesa l’indizio chiave per catturare il colpevole.  La caccia sarà spietata e non risparmierà nessuno, potentati laici e religiosi, una sfida senza esclusione di colpi, non solo contro le ombre angoscianti di una mente deviata ma anche contro gli stessi fantasmi del passato di Woodstock. 

Con tocco fresco e originale Leo Giorda firma un giallo classico, dove non mancano le sorprese e nemmeno i processi deduttivi che hanno fatto grande il genere. Sono evidenti, del resto, gli omaggi agli storici campioni della detection: Woodstock come Poirot fa affidamento sulle sue cellule grigie, anche se a metterle in moto non è una riflessione consapevole come nel caso del celebre belga, ma piuttosto uno stato alterato dalla marijuana, in ciò calcando orme di holmesiana memoria anche se per Sherlock si trattava di morfina e cocaina.

Il suo protagonista, credibile e umanissimo, è una ventata di spontaneità in un panorama letterario che sembra aver già detto tutto. Goffo a tratti, accattivante sempre, tormentato e insospettabilmente profondo, si aggira per Roma come un novello Don Chisciotte, sempre sensibile ai casi umani, alle fragilità, alle vite spezzate. Nemico dei soprusi, dell’autorità, dei poteri che sopraffanno. Curioso ed efficace il suo incontro con il vice questore Chiesa, rigido e ortodosso, che finirà per riconoscerne le intuizioni. Un incontro che diverrà uno scontro venato di sorprendente rispetto.

E Roma altrettanto protagonista nei suoi quartieri, San Lorenzo e San Giovanni soprattutto, una città lontana dai fasti della capitale, nella quale basta girare l’angolo delle vie del lusso per ritrovarsi nei suoi rioni, vicoli e piazze di gente normale e di poveracci, dove piccoli locali sordidi si alternano ad altri di tendenza. Su tutto, si allungano le ombre proiettate dal colonnato di San Pietro e l’eleganza inquietante dell’Appia Antica. 

La scrittura è piana ma attenta, colorita ma non gergale, densa di notazioni umoristiche, briosa e catturante. Si coglie qualche refuso, non molti in verità, che comunque lascia intatto il gusto di una storia e di un personaggio azzeccati e la percezione di una voce giovane e convincente.  

L’autore

Leo Giorda (1994) è nato e cresciuto a Roma. A venticinque anni, dopo la laurea in Beni culturali e la specializzazione in Storia dell’arte, comincia a viaggiare per l’Italia e l’Europa mantenendosi con lavori vari e sempre coltivando il sogno della scrittura. L’angelo custode (Ponte alle Grazie, 2022) è il suo primo romanzo.

Giusy Giulianini

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