L’archivista



Loriano Macchiavelli
L’archivista
Einaudi
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Correva l’anno 2016.

Il 31 maggio 2016 Einaudi ha riproposto L’archivista di Loriano Macchiavelli, romanzo già uscito il 27 dicembre del 1981 per la collana Giallo Mondadori. Sono felice di questa riedizione perché, nonostante abbia battuto diverse bancarelle di libri usati, non sono mai riuscito a incrociare il passo di Poli Ugo, altrimenti noto come Lo Zoppo.
Ambientato a Bologna, durante le riprese di un film diretto dal maestro Bruno Orsi accadono due eventi che sembrano essere scollegati tra loro; la morte accidentale di Romolo Lucito a causa di un incidente sul lavoro e lo scippo della studentessa Norma Vallini. Casi che sembrano non avere nessun punto di contatto e rendono superflue le indagini, tanto da essere archiviati prima del funerale dell’operatore cinematografico e del risveglio dal coma della ragazza.
Con l’arrivo dei fascicoli sulla scrivania di Ugo Poli, Vice Ispettore Aggiunto e archivista, ufficialmente le pratiche vengono destinate all’oblio burocratico ma ufficiosamente, grazie all’iniziativa personale del passacarte invalido, i casi non vengono dimenticati tra la polvere degli scaffali.
È sempre la stessa storia, in Italia nulla funziona se qualcuno non ci mette del proprio, vero? Bene, allora la giustizia trionferà perché l’archivista si impegnerà affinché i colpevoli vengano processati e rinchiusi?
Diciamo che Lo zoppo non se ne sta con le mani in mano, ma la sua è una scelta discutibile.
Cosa fa e, soprattutto, perché lo fa?
Se volete ve lo spiego per filo e per segno, ma vi priverei del piacere della lettura.
Posso solo dirvi che si vendica, dimostrando a sé stesso che è una persona e un funzionario di polizia migliore dei suoi colleghi, anche del più famoso Sarti Antonio Brigadiere che ha qualche breve apparizione in questa indagine.
Non è dato sapere se tutto il suo astio per il mondo intero sia dovuto alla perdita dell’uso di una gamba durante una scorta a un politico o se il suo fosse un temperamento rancoroso sin dal giorno della nascita. Il fatto che sia pignolo, incline al ricatto e alla riverenza quando opportuni, simpatizzante fascista e pronto a disprezzare chiunque, sia esso uomo o donna poco importa, lo rendono di fatto uno dei personaggi più odiosi del panorama letterario, uno di quelli che una volta conosciuto… non se ne potrà più fare a meno.
Dare vita a un carattere che anticipa di venti anni il Dr. House, medico scorbutico e odioso quanto geniale, non è l’unica anticipazione di Loriano Macchiavelli. Con una precisione millimetrica ha denudato i vizi privati dell’italiano schizofrenico che oscilla tra la mansuetudine pubblica e l’aggressività privata; quante volte vi è capitato di sentire un pensionato in coda che uccide – ma solo a parole – chi gli fa un torto e dopo pochi minuti lo vedete a capo chino che inghiotte enormi cucchiai di melma con l’espressione contrita, per non parlare del lavoratore che denigra il capo un attimo prima di fargli un pigiama di saliva pur di strappare un trattamento di favore o il leone da social network, il predatore perfetto alla tastiera, che quasi sviene quando ve lo ritrovate davanti?
Se non ve ne siete accorti, chi più chi meno, siamo tutti un po’ Poli Ugo. Con un po’ di fortuna potreste ritrovare il film che ne fu fatto dalla Rai, ma non ve ne posso parlare perché, purtroppo, non sono ancora riuscito a vederlo.

L’archivista di Loriano Macchiavelli. Einaudi, collana Stile Libero Big. 214 pagine, 2016.

Mirko Giacchetti

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