L’avversario – Emmanuel Carrere



Emmanuel Carrere
L’avversario

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Da restare sconcertati! Una storia vera che non vedi l’ora che finisca. Un vero capolavoro. L’autore Emanuel Carrère nel 2000 ha pubblicato in Francia questo libro verità sulla storia del pluriassassino Jean Claude Romand, che nel 1993 uccise sua moglie, i due figli, i suoi genitori e la sua amante Corinne. Un uomo vissuto sin da giovane nella bugia, avendo vissuto tutta una vita di disperazione e vigliaccheria, che sapeva essere solo una bomba ad orologeria. Prima o poi il conto da pagare sarebbe arrivato. E persino in carcere, dove deve scontare l’ergastolo, continua ad ingannare sé stesso e il movimento cattolico degli Intercessori, raccontando di come la preghiera avesse fatto irruzione nella sua vita durante una notte in cui si sentiva colpevole di essere rimasto ancora vivo. 

Più che un romanzo, diventa una cronaca dei fatti, ma scritta così bene da sembrare reale. La cosa che più terrorizza è che senti la storia così verosimile da sembrare vera e che potrebbe capitare anche a te. La pazzia è la cosa più terribile che ci sia al mondo.

Jean Claude Romand era figlio unico di una famiglia di amministratori forestali del Giura. Suo padre Aimè, rinchiuso per cinque anni in uno stalag, un uomo alto, penetrante con due occhi spigolosi, aveva sposato sua madre, una donnina schiva e depressa, che si angosciava per qualsiasi cosa. Erano abitudinari e chiusi, al contrario delle famiglie dei suoi amici che erano piene di vita. Lui cercava sempre di dissimulare la sua tristezza, tranne che col cane che era il suo vero amico.  Il cane poi è scomparso. Jean Claude era un ragazzo alto, robusto con il corpo liscio e flaccido, un corpo da adulto dall’aspetto di un bambino impaurito. A scuola all’inizio era bravissimo, ma poi al liceo sentiva la differenza tra lui, figlio di un forestale, e i suoi compagni di classe appartenenti alla borghesia benestante. Così sentiva di tradire i suoi e non ammirava più suo padre. Poi all’università scelse Medicina, dice lui come un ripiego, perché il corpo del malato gli cagionava ripugnanza, ma invece uno psichiatra sostenne che lui, inconsciamente, avrebbe voluto guarire sua madre, non tanto dalla sofferenza psichica, che nella sua famiglia era un tabù, quanto dalla sofferenza fisica, di cui se ne faceva ampio sfoggio. Non andò oltre il secondo anno di Medicina. Da lì cominciarono l’abitubine e l’attitudine a un fitto e intricato sciorinare bugie, simulando laurea, posto di lavoro all’OMS, vita altolocata e piena di impegni assolutamente inesistenti che non andavano oltre l’acquisto di un fascio di giornali, che leggeva in un bar di un autogrill.

Queste le incredibili premesse ad una delle storie più nere che abbia mai letto, ambientata in Francia, nella quale vengono descritte le dinamiche di ogni singolo omicidio con dettagli raccapriccianti anche per la giuria e dove i vecchi Romand nell’ora della morte non vedono Dio, ma vedono Satana, il figlio, L’avversario.

Valeria Arancio

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