Le acque torbide di Javel



Leo Malet
Le acque torbide di Javel
Fazi
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Nestor Burma, investigatore privato, accetta di scoprire che fine abbia fatto Paul Demessy, ex barbone che lo stesso Burma salvò dall’indigenza anni addietro. Hortense Demessy, moglie dell’operaio scomparso, chiede all’investigatore di aiutarla a ritrovare suo marito. Forse, dice, l’uomo si è dato alla macchia a causa del bimbo che aspettano insieme. La povertà nella quale la coppia vive sembra una scusa sufficiente per giustificare quella ignobile fuga. Ma Demessy sarà fuggito per via del piccolo che Hortense ha in grembo e che non potrebbe mantenere, oppure gli è capitato qualcosa?
È proprio questo che Burma vuole comprendere. Certo, Demessy non è mai stato uno stinco di santo, ma abbandonare la moglie gravida senza lasciarle che pochi spicci sembra incredibile anche a Burma. “Insoddisfatto! Cosa significa? Lo siamo tutti più o meno, che si parli di donne, stipendio o questa vita da coglioni che facciamo”, conclude Burma al termine di una riflessione.
Quasi per caso, indagando sulla misteriosa sparizione, Burma ha il piacere di conoscere la giovane vicina della famiglia Demessy. La ragazza, una bellissima ragazza, si chiama Jeanne Marigny. La sparizione di Demessy sembra stranamente collegata con la giovane: che fosse la sua amante segreta? È colpa sua se Demessy ha abbandonato il tetto coniugale?
Eppure neanche Jeanne sa dove si nasconde Demessy. Burma dovrà usare tutta la sua astuzia e l’intelligenza di cui dispone per incastrare tutte le tessere del puzzle. Testimoni e amici dello scomparso sembrano privi di indizi interessanti, e Burma dovrà impegnarsi più del dovuto per scovare l’ex amico svanito nel nulla.
Ma c’è qualcosa di strano in Jeanne, qualcosa che fa rizzare le orecchie da investigatore di Burma, un indizio celato dietro l’apparente innocenza della ragazza. E poi c’è quel bistrot gestito da arabi che puzza tanto di cricca clandestina….
Riuscirà Burma a ritrovare Demessy? E quali sconvolgenti misfatti si celano dietro la sua misteriosa sparizione? E cosa c’entra la rapina al Banco di Credito effettuata qualche giorno prima della scomparsa di Demessy? E, soprattutto, che ruolo ha la veggente Joséphine, dalla quale è lo stesso Burma ad aver spedito Demessy qualche settimana prima?
Le acque torbide di Javel, romanzo edito da Fazi, è un giallo intrigante e divertente. L’autore, Léo Malet, mette in scena una storia stuzzicante e ricca di sorprese e colpi di scena. L’ironia di Burma, che è anche l’ironia di Malet, ravviva questo romanzo dai tratti foschi del giallo, evitando di rovinare l’atmosfera tesa ma riuscendo a distenderla durante la narrazione. Uno dei tratti salienti di questo personaggio e del suo autore è la splendida padronanza delle parole, che entrambe usano in maniera impeccabile, creando una dimensione fantastica tra l’intrigo e le risate. “«Semplice humor, come si dice. Una parola che va molto di moda. Da quando c’è stata la guerra. Non si parla d’altro ». «Forse perché, dopo la guerra, ne serve una
dose generosa per sopportare l’esistenza.»”
Tra una battuta di spirito e l’intreccio di piste seguite da Burma, Malet ha modo di spiegare la sua personale visione del mondo, le sue opinioni sull’uomo e sulla sua natura. “Ai nostri giorni di ideali non ce ne sono più, nessuno vuole più compromettersi per l’onore. Ormai c’è solo quella porcheria del dio denaro.” Ci regala l’atmosfera incantata del romanzo noir in cui possiamo cogliere pensieri e idee che ci portano inconsapevolmente a riflettere sul nostro mondo odierno, e sul nostro modo di viverlo. “Quei dementi parlano di liberarsi, parlano di libertà, e sono schiavi dei più stupidi pregiudizi.”

Federica Bruno

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