Anno Domini 1307. La tragedia sta per bussare alle porte dell’Ordine del Tempio. In Francia si trama segretamente e le voci contro di loro hanno cominciato a serpeggiare insidiosamente .
Con le casse della Francia che piangono, stremate dalle rovinose compagne condotte contro Inghilterra e Paesi Fiamminghi, il sovrano Filippo IV, più noto come Filippo il Bello, ha disperatamente bisogno di oro per rimpinguarle e quale facile e migliore preda a portata di mano sarebbero le immense ricchezze dei Templari? Quei Templari divenuti verso la fine del sec. XIII un poderoso organismo bancario che esegue le più diverse e importanti operazioni finanziarie nei principali paesi europei, da sempre suoi costanti finanziatori e oggi suoi maggiori creditori.
Dopo il vittorioso scontro con Bonifacio VIII, istigato dal suo guardasigilli e anima nera, Guillaume de Nogaret, per il dictat di percepire imposte anche dal clero che si è concluso solo dopo la prigionia e la successiva morte del pontefice, Filippo IV ha vinto ed è addirittura riuscito a convincere, dopo il brevissimo pontificato di Benedetto XI, il suo successore il cardinale francese Bertrande de Got, asceso al Soglio nel 1305 come Clemente V, a mantenere la sua residenza in Francia, in Guascogna. Ma dietro la montatura delle false accuse di un ex Templare: Esquieu di Floyran che ha confessato la pratica di riti osceni per poter entrare nell’Ordine, ha già scritto al nuovo Papa chiedendo l’incriminazione dei Templari.
Il Gran Maestro dell’ordine, Jacques de Molay, informato di queste voci, ha sollecitato il Pontefice affinché disponesse l’apertura di un’inchiesta in merito. (Che sappiamo gli verrà concessa solo il 24 Agosto 1307). Ma l’atmosfera è pericolosamente tesa.
Nel prologo che vede protagonista il cardinale Pietro Colonna, proprio nell’aprile del 1307, mentre Papa Clemente V non ha ancora deciso di fissare la curia apostolica ad Avignone, saremo testimoni della consegna di un’importante missiva, scritta in francese a firma di un misterioso signor X che paventa un’insidiosa calamità misteriosamente chiamata l’Octagonum. E chiede il suo aiuto per trovare e abbattere quel pericoloso mostro.
E il cardinale Colonna darà istruzioni al messaggero di far sapere di disporre dell’uomo adatto a cui affidare l’incarico…
E meno di due mesi dopo, il primo giugno 1307, la nostra storia cambia completamente orizzonte con Basilio Cacciaconti che, su ordine del cardinale Colonna, arriverà nella Napoli dell’inizio del XIV secolo, città densa di etnie, ribollente crogiolo di cervelli illuminati, governata da Carlo II d’Angiò, detto lo Zoppo che ha sposato Maria d’Ungheria. Ill Regno di Napoli è un nuovo stato nato, dopo la scissione dalla Sicilia
Cacciaconti ha dietro le spalle un importante ma anche oscuro passato. Era un templare, però qualcosa tanti anni prima gli ha fatto dimenticare il suo giuramento e da tempo la sua vita ha preso un’altra strada, tanto da essere definito con disprezzo dagli ex confratelli “il rinnegato” .
Il suo compito sarà rintracciare Malachia Vinelles, il sapiente mago ebreo, l’uomo che secondo il suo mandante sarebbe il creatore del maufé, una sorta di antico idolo che Cacciaconti deve ricuperare. Impresa che si rivelerà tutt’altro che facile visto che chi deve contattare è in realtà un temuto cabalista a conoscenza dei torbidi segreti della qabbālāh, tenuto prigioniero dai frati nella torre del convento di San Domenico, sito nel Largo della Morfisa, sede dell’inquisizione.
Molti sono gli intrighi, le prove e le traversie che Cacciaconti dovrà affrontare nella sua missione per recuperare il talismano.
Insomma , il Cacciaconti si troverà impegolato in una affannosa ricerca che pare quasi al di là delle sue possibilità sulle tracce di questo Mauféé, o di quanto questo pauroso idolo rappresenti , che facendo proselitismo ha creato seguaci di un’abietta eresia in grado di mettere in pericolo le fondamenta dell’Ordine dei Templari. Incontrerà e chiederà l’appoggio di Oddone di Valdric, maestro dell’ordine dei Templari, di stanza a Napoli e capo della sua congregazione che proverà invano a metter in guardia sulle minacce che incombono sull’Ordine. Conoscerà il capo degli inquisitori di Napoli, Thomas De La Roche, meglio conosciuto come il Limosino, per la sua provenienza dall’omonima regione francese. E incrocerà persino Maria di Ungheria, moglie di Carlo II, la regina di Napoli, una donna decisa e preparata che non ha mai dimenticato il suo antico retaggio magiaro.
E dovrà persino arrivare a scoprire cosa si nasconde dietro la rappresentazione di un misterioso idolo contemporaneamente dotato di attributi maschili e femminili che interessa e coinvolge altri importanti e ambigui personaggi.
Ma Cacciaconti, non essendo la sola pedina costretta a muoversi su questa imprevedibile e rischiosa scacchiera e per salvare la pelle dovrà far fronte a un rischioso gioco d’intrighi e inseguimenti, destreggiandosi nelle vie sotterranee e tra gli agguati di un insidioso e apparentemente inafferrabile assassino chiamato Grimuche. Mentre aleggia in aria lo spettro di un attacco a l’Octagonum, il misterioso circolo segreto noto solo ai Templari.
Un tuffo nella Napoli medievale, una città fatta di vicoli, taverne, chiese, catacombe e millenari cunicoli, un’area vasta e intricata, con parti chiuse, murate, inesplorate: in pratica una seconda città sotterranea, che ben si rapporta a quel periodo forse più influenzato da esoterismi ben consolidati in grande parte della popolazione.
Un thriller quindi che approfondendo temi e tempi diversi collegati alla religione, avanza tesi di occulte dottrine, con un sottofondo pagano e fortemente simbolico. Un mondo magico, mistico, occulto e anche per questo fortemente suggestivo, arricchito come sempre dalla profonda cultura di Simoni, esaltata dalla sua grande conoscenza storica che si esprime al meglio nella meticolosità di ricerca e nella cura dei particolari. Una grandissima cultura piacevolmente temperata anche stavolta da un sottile velo di ironia che aleggia piacevolmente nella narrazione.
Note storiche esplicative.
Il trasferimento della sede pontificia ad Avignone, ovverosia il periodo di inizio della “cattività” avignonese. avvenne solo nel 1209, dopo l’acquisto del parte del papa di un’ampia proprietà che apparteneva a Carlo II d’Angiò re di Napoli.
Il 13 ottobre 1307 Filippo IV aveva ordinato l’arresto e il sequestro di tutti i beni dei Templari sul suolo francese.
Il manoscritto noto come pergamena di Chinon, scoperto nel 2001 nell’Archivio Segreto Vaticano, da Barbara Frale officiale dell’Archivio segreto, dimostra che il papa aveva concesso l’assoluzione agli alti dignitari dei Templari dalle accuse formulate dalla corona francese. Documento chiave, annegato da secoli negli archivi, e finalmente riportato alla luce venne pubblicato nel 2004 e poi più completamente dal Vaticano nel 2007 con le carte relative al processo. La pergamena dimostra che il papa Clemente V aveva prosciolto i capi dell’Ordine.
Con la Bolla Papale “Vox in excelso” del 22 marzo 1312 l’Ordine veniva sciolto per decisione apostolica ma senza specificare alcuna condanna, senza cioè che vi fosse un riconoscimento di colpevolezza. e con la successiva bolla “Ad providam Christi Vicarii” del 2 maggio dello stesso anno si trasferivano i beni rimasti all’Ordine agli Ospitalieri (Malta), (che per buona parte li incamerarono).
Ma ciò nonostante Filippo IV condannava a morte Jacques de Molay, gran Maestro dell’Ordine che il 18 marzo 1314 salì al rogo davanti alla cattedrale di Notre Dame a Parigi. Non senza però aver prima proclamato l’innocenza dell’Ordine e lanciato una maledizione sui responsabili della cospirazione.
L’enigma del cabalista – Marcello Simoni
Patrizia Debicke