P. D. Baccalario, A. Gatti, A. Della Fontana
Dieci Piccoli inquilini
Piemme
Sempre lì si torna, ai “classici”, alla somma Agatha, di cui questo racconto, oltre a parafrasare il celeberrimo titolo, ne riprende anche l’andamento: come capita ai disgraziati indiani creati e poi ammazzati dalla Christie a uno a uno, qui tocca ai residenti del condominio Cenere, che la copertina del libro ci mostra attraverso le finestre intenti alle loro attività. Un condominio strano: “Nessuno entra e nessuno esce”, mai. Tutti si odiano: “È come entrare in una stanza che puzza di piedi” (pura metafora chandleriana), pensa il commissario Lucius Asgren, stereotipo del detective vecchio, stanco, depresso, afflitto da insonnia ed emicrania, sull’orlo della pensione. “Tutti giocano a rimpiattino, rispondono alle domande con altre domande”.
Nell’ordine ci lasciano le penne: un orologiaio massacrato con un cacciavite, una vecchietta avvelenata con il tè, due coniugi precipitati mentre cercano di fuggire con un marchingegno leonardesco costruito da un inventore (ma lei se la faceva con l’orologiaio), che è la vittima successiva spiaccicata sul fondo dall’ascensore, un’avvenente controfigura cinematografica folgorata nella vasca da bagno, sfracellati giù dal tetto l’esploratore che praticamente non è mai uscito di casa e l’antennista innamorato dell’attrice che ha registrato e filmato tutti, una pittrice affetta da disfosofobia (sindrome di accumulo) a cui esplode in mano la pistola, ultimo il selvaggio accordatore di pianoforti che parla una lingua barbarica. Un ruolo importante gioca la chiave della porta blindata in cantina. Altrettanto le striscette di carta numerate ciascuna con il nome di un inquilino. Il nome Flobus che compare sulla copertina è la sorpresa finale. I personaggi, qui ben caratterizzati nella loro ambiguità, sono sempre la chiave della trama, molto complicata in verità.
Da segnalare, infine, la forma mista del testo, parte scritta dai veterani Baccalario e Gatti e parte a fumetti in bianco e nero di Della Fontana. Pagine nere con scritte in bianco riportano il ruminio di pensieri di Asgren. “Questo è il primo e l’ultimo dei Casi del commissario Asgren” è l’avvertenza finale. Peccato.
Da 12 anni